
[29/01/2013] News toscana
L'associazione dei direttori dei parchi, unitamente ad altri soggetti impegnati e interessati alla attività dei parchi e delle aree protette, sta discutendo attraverso diverse iniziative e appuntamenti nazionali del ruolo della figura del direttore, le sue modalità di assunzione e di rinnovo.
Tra le diverse ragioni che stimolano - ma si dovrebbe probabilmente e più correttamente dire costringono - a questa riflessione vi è una evidente confusione dovuta in particolare ai confusi e spesso improvvisi interventi che creano difficoltà oltre che alla categoria ai parchi stessi.
Qui però devo premettere che non capisco perché la questione dovrebbe riguardare soltanto i parchi nazionali e non anche quelli regionali. Ho fatto il vice presidente di un parco regionale importante come quello di San Rossore sia quando l'ente era consortile sia quando divenne ente regionale sul modello della legge 394. Il direttore, come del resto avveniva nella maggior parte dei parchi regionali, era assunto con concorso pubblico. Un direttore inoltre assolve e deve assolvere agli stessi ruoli e compiti sia in parco nazionale che in quello regionale, sia nei rapporti con l'ente che con il personale. Ecco, quindi, la prima questione che non mi pare presente nell'attuale dibattito per ragioni che mi sfuggono.
Di sicuro tuttavia questo è un segno allarmante di come specialmente negli ultimi anni (vuoi per responsabilità ministeriali ma anche delle regioni), ai parchi si sia guardato e si continui più che mai adesso a guardare come comparti separati e distinti e non come soggetti che insieme devono costituire e funzionare come un sistema; quel sistema a cui accenna l'ultima direttiva del ministro Clini.
Detto questo la prima osservazione che mi viene da fare - avendo peraltro fatto anche l'assessore al personale di un comune ed essermi interessato delle questioni del personale per conto dell'Unione delle Province - è perché i direttori debbano essere scelti sulla base di una terna ministeriale e anche senza per fare prima e con più comodo. Persino i vecchi segretari generali dei comuni e delle province ai tempi della prefetture imperanti venivano scelti sulla base di concorsi nazionali. E' chiaro che scelti sulla base di un concorso il loro ruolo e durata non può e non deve dipendere da eventi che riguardano gli assetti o i cambiamenti politici. Io ho fatto il vice a tre presidenti di parco politicamente diversi, ma in nessun caso ha riguardato il direttore e il suo ruolo. Perché invece in un parco nazionale, che oltretutto non è neppure un ente elettivo, dagli assetti politici dovrebbe dipendere il posto del direttore? Tutto questo non ha nulla a che fare - come mi pare sia stato giustamente detto - con certe figure governative-ministeriali dove questo invece avviene.
Altra questione di cui è evidente l'assurdità è quella relativa alla quantità di personale dei parchi - anche qui solo nazionali. Da che mondo è mondo le piante organiche hanno questo preciso scopo: quello di decidere sulla base delle esigenze sotto il profilo quantitativo e qualitativo del parco il numero e la qualifica dei dipendenti necessari. Le modalità e i tempi di assunzione saranno regolati a loro volta sulla base oltre che delle necessità delle possibilità concrete.
Anche qui non mi pare ci sia bisogno di inventare chissaché. Non possono esserci altri criteri, se non la pretesa scriteriata di decidere al ministero quello che può e deve decidere solo il parco nazionale o regionale che sia. E' così per tutti i soggetti istituzionali.
Non posso concludere tuttavia senza scusarmi per avere attribuito ai direttori e alla loro associazione le posizioni contro il presidente cacciatore che invece sono sostenute e alimentate, da quanto mi hanno detto gli stessi amici dell'AIDAP, da un sito anonimo con chiari intenti provocatori.
*Gruppo San Rossore