[30/01/2013] News

La Bp patteggia 4,5 miliardi di dollari di multa per il disastro del Golfo del Messico

Altri guai legali in arrivo per i danni ambientali. Scontro sulle responsabilità tra Bp, Trasocen ed Halliburton

Ieri la Bp si è definitivamente accordata con la giustizia statunitense, davanti al giudice Carl
Barbier, per  un risarcimento da  4,5 miliardi dollari e si è dichiarata colpevole per il disastro
petrolifero del Golfo del Messico del 2010. Ma i guai giudiziari della multinazionale britannica non
sono ancora finiti: la Bp dovrà ripresentarsi davanti alla giustizia della Louisiana il 25 febbraio per
affrontare decine di azioni legali successive all'incendio ed al naufragio della piattaforma petrolifera
Deepwater Horizon, che il 20 aprile 2010 causò 11 morti e il peggior disastro ambientale della storia
Usa.

Il gigante petrolifero britannico deve anche risolvere una causa civile con ammende
ambientali che potrebbero ammontare alla stratosferica cifra di 18 miliardi di dollari e restano
ancora da quantificare danni economici per miliardi, compresi quelli dei costi dei ripristini ambientali
 dei danni provocati dallo sversamento di circa 4,9 milioni di barili di petrolio nel Golfo del Messico 
con una marea nera che ha investito spiagge, coste e paludi in 5 Stati Usa, paralizzando la pesca e il
turismo.

Il vice presidente di Bp America,  Luca Keller, aveva  chiesto scusa alle famiglie
delle vittime in altre udienze tenutesi a New Orleans: «La nostra dichiarazione di colpevolezza è
chiara, Bp comprende e riconosce il suo ruolo in quella tragedia e ci scusiamo. Bp chiede scusa a
tutti i feriti e in particolare alle famiglie di chi ha perso i suoi cari. Bp è anche dispiaciuta per i danni
all'ambiente provocati dallo sversamento e ci scusiamo con gli individui e le comunità che sono stati
feriti».

La Bp nel novembre 2012 si era dichiarata colpevole per 11 capi di accusa che
vanno all'omicidio colposo, al reato di ostruzione del Congresso a due violazioni ambientali.
La dichiarazione di colpevolezza della multinazionale ha portato la Environmental protection agency
(Epa) a bloccare temporaneamente i contratti tra Bp e governo Usa, che riguardano anche le lucrose
forniture di petrolio ai militari statunitensi e le concessioni per le esplorazioni petrolifere a terra ed
offshore. La multinazionale britannica spiega che «Mentre si svolgevano le discussioni tra Bp ed Epa,
in parallelo ha avuto luogo il procedimento giudiziario penale, il lavoro della società per il
raggiungimento di un accordo amministrativo con l'Epa è un procedimento separato e risolvere i
problemi relativi a tale un accordo può richiedere un certo tempo».

La BP ha speso più di
14 miliardi di dollari per la bonifica della marea nera ed ha costituito un fondo fiduciario da  20
miliardi di dollari per coprire le richieste di risarcimento dei danni e impegnato un miliardo di dollari
per i primi progetti di ripristino. Inoltre ha già versato risarcimenti per oltre 9 miliardi a persone,
imprese ed enti pubblici colpiti dalla marea nera. Il giudice Barbier nel 2012 aveva già approvato
uno stanziamento da 7,8 miliardi di dollari, che copre la maggior parte dei diritti non pagati ai privati
per perdite economiche, danni alla proprietà e problemi di salute.

Gli interessi in campo e i
risarcimenti da pagare sono colossali e la Bp annuncia battaglia contro altri due giganti del mondo
del petrolio: la Transocean, la proprietaria della piattaforma Deepwater Horizon, e Halliburton,
subappaltatore delle operazioni che Bp accusa di essere i veri responsabili delle trivellazioni in mare
profonde che hanno provocato la tragedia del Golfo del Messico.

Barbier, un esperto di
 diritto marittimo incaricato di seguire la maggior arte dei casi riguardanti la marea nera del Golfo
del Messico, a lasciato la porta aperta alla responsabilità condivisa di tutte queste grandi imprese. Le
agenzie governative che si occupano della vicenda hanno numerose prove del coinvolgimento di Bp,
Transocean e Halliburton nell'aver utilizzato cemento inadatto per il pozzo di Macondo che poi è
esploso e per aver ignorato norme di sicurezza e segnali di pericolo cruciali.

Nel dicembre
2012  Transocean ha accettato di pagare una multa 1,4 miliardi dollari e si è dichiarata colpevole di
aver violato il Clean Water Act, ma si sostiene che, in quanto operatore del pozzo, la responsabilità
del disastro è tutta della Bp.

Ma la Bp e il giudice hanno da risolvere una grana ancora più
grossa: gli azioni delle altre compagnie petrolifere che operano ed altri soggetti hanno intentato
cause per chiedere il risarcimento dei mancati guadagni provocati dalla moratoria delle trivellazioni
imposta dopo il disastro della Deepwater Horizon.

Intanto tre ex dipendenti della Bp sono
stati dichiarati non colpevoli per il  disastro. Due supervisori che erano sulla piattaforma al momento
dell'incidente hanno respinto le accuse di omicidio colposo, dicendo che sono stati trattati come capri
espiatori e un alto dirigente Bp ha negato di aver ostacolato la giustizia mentendo sul volume di
petrolio fuoriuscito dal  pozzo di Macondo dopo l'esplosione.

Torna all'archivio