
[31/01/2013] News
Il 29 gennaio a Roma si è svolta la conferenza di Federparchi propedeutica agli stati generali
delle aree protette e l'associazione delle aree protette italiane tira le somme dell'anno della crisi più
acuta ripartendo da nuove proposte e alleanze. Alla conferenza sono interventi aderenti e amici di
Federparchi, imprese, associazioni economiche e di categoria, politici, 5 ore di interventi e dibattito
durante i quali sono state tracciate le linee guida che animeranno la nuova 394 e le strategie per la
gestione futura delle aree protette, destinate a diventare aree a sviluppo sostenibile.
Il
vicepresidente di Federparchi Salvatore Sanna, che ha introdotto la giornata e presentato un
articolato documento di analisi e rilancio, ha insistito sulla necessità delle aree protette di aprirsi al
contesto sociale e territoriale, coinvolgendo i portatori d'interessi.
E' stata esaminato
l'attuale fase storica suggerendo, «Nuove alleanze e forme di partecipazione, auspicando parchi più
inclusivi e soprattutto una maggiore sensibilità alle istituzioni, alla politica, a partire dalla Regioni.
Pescatori, agricoltori, cacciatori, organizzatori di eventi culturali, politica, associazioni ambientaliste,
imprese (da Telecom al sistema bancario), hanno portato contributi interessanti e costruttivi».
Tirando le somme, il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri ha ringraziato gli intervenuti,
cercando una sintesi delle mille proposte avanzate ed ha toccato i temi di stretta attualità: dalla
possibile nomina di un amministratore-cacciatore al vertice del Parco dell'Appennino Tosco-Emiliano
al rilancio del progetto di salvaguardia dell'orso marsicano. E ancora la nuova 394 (con stoccate
all'ambientalismo del "No sempre"), i finanziamenti, l'esigenza di un rafforzamento della
partecipazione delle comunità locali. Alla fine la richiesta, molto esplicita, di convocare la 3°
Conferenza nazionale sulle aree naturali protette come momento di analisi delle varie proposte
programmatiche e per rilanciare la politica nazionale in questo campo.
In apertura anche il
contributo del direttore delle campagne Greenpeace-Italia Alessandro Giannini. «Sotto il profilo delle
alleanze i parchi hanno delle grandi occasioni per fare sistema, per influenzare la politica. Penso, per
esempio, ai pescatori siciliani con i quali esistono comuni interessi, la pesca sostenibile o la battaglia
contro le trivellazioni a mare».
Sonia Chellini, di Slow Food, ha insistito invece sul
recupero di razze ed essenze autoctone, altro aspetto che passa dal governo delle aree protette. «I
parchi già lo stanno facendo ma sempre di piùdebbono avere una prospettiva tesa alla
valorizzazione un'agricoltura nuova, compatibile con l'ambiente e il paesaggio, punto di riferimento
di economie locali a misura di territorio».
Antonio Bonfiglio, portavoce del consorzio
Unimar, ha definito le nuove alleanze dei parchi con le grandi organizzazioni «Asse portante per
condizionare Parlamento, Governo e istituzioni». La pensa così anche
Santino Cannavò, di
Uisp Ambiente, che ha invitato Federparchi ad «Essere generosa e mettersi a disposizione per
favorire alleanze lo sport concepito non come agonismo ma attività all'aria aperta è molto
compatibile con i parchi» .
Alberto Giombetti della Confederazione italiana agricoltori, ha
chiesto che «I Parchi siano meno autoreferenziali. Gli agricoltori sono disponibili a lavorare sulla
qualità ambientale e dei prodotti». Anna Lisa
Saccardo di Coldiretti è sta esplicita:
«Vogliamo almeno un rappresentante degli agricoltori in ogni direttivo di Parco. Provvedimenti che
escludano gli agricoltori non li condividiamo». Centrale anche la questione dei danni provocati dagli
ungulati.
Il senatore Antonio D'Alì, presidente della commissione Ambiente e Territorio, ha
parlato della nuova legge 394: «Dopo 20 anni aveva bisogno di un tagliando. Il disegno di legge che
abbiamo approvato a fil di sirena ripartirà con procedura accelerata all'inizio della nuova legislatura.
Nella nuova 394 riteniamo che enti locali e associazioni economiche debbano avere un ruolo nei
direttivi degli Enti Parco. Abbiamo anche disciplinato in modo più moderno e funzionale i parchi
terra-mare e le servitù. In commissione Federparchi ha sempre rappresentato un interlocutore
costruttivo e sereno».
Secondo Alessandro Triantafyllidis, dell'Aiab, «I parchi sono
importanti per la nostra associazione. La governance territoriale si deve allargare e gli agricoltori
hanno bisogno di sentire un ente vicino, tanto più adesso con Province e Comunità montane in
dismissione».
Per Roberto Grossi di Federculture «Porsi il problema delle alleanze, di nuove
relazioni, è essenziale per i parchi. E' necessario che le componenti di mondi diversi ma correlati
abbiano la forza di condizionare la politica».
Non sonmo mancate le critiche: Carlo Alberto
Graziani, del Gruppo San Rossore, ha detto: «Siamo contrari a rappresentanti del mondo agricolo
nei direttivi dei parchi. Tutt'altro che convinti dalle royalties ai parchi. Il problema dei parchi sono le
divisioni del mondo ambientalista».
Salvatore Braschi di FareAmbiente ha annunciato
l'ingresso in Federparchi definendo «Positive le modifiche alla 394 compiute in Senato».
Fabio Renzi di Symbola ha sottolineato: «Che i parchi sono belli, che fanno bene è un messaggio
ormai metabolizzato da chi ci ascolta. Dobbiamo cambiare passo, ci vuole il salto di qualità, a partire
da alleanze, comunicazione, obiettivi. La funzione generalista dei parchi è conclusa. I servizi
ecosistemici saranno il punto centrale dei parchi del futuro».
L'ex senatrice Loredana De
Petris, responsabile agricoltura di Sel, ha detto di condividere il documento di Federparchi: «Bisogna
ripartire dai punti di forza dei parchi: paesaggio, valori culturali e identitari, biodiversità".
Considerazioni riprese e approfondite daMonica Frassoni (Sel Lombardia).
Enzo Valbonesi,
(coordinatore del tavolo biodiversità del forum "Politiche ambientali" del Pd, ha detto che «I parchi
non devono deprimersi ma neppure compiacersi. Oggi bisogna fare autocritica e capire perché non
siamo cresciuti come speravamo. Nel frattempo rimodulare obiettivi, aprirsi, assegnare ruoli e
responsabilità alle comunità locali, ai territori. Il mondo agricolo deve stare nei direttivi, ma non
come offerta di carità».
Renato Grimaldi, direttore generale del dipartimento Protezione
della natura e del mare del ministero dell'ambiente ha sottolineato come «Le aree protette nazionali,
nel 2012, abbiano avuto 80 milioni di finanziamenti, in controtendenza rispetto al passato. Siamo il
paese europeo con la maggiore biodiversità». Goffredo Sottile vicepresidente nazionale del Cai ha
garantito ampia collaborazione con Federparchi, per esempio sulla sentieristica, ed ha condiviso il
documento-base della conferenza».
Prima delle conclusioni di Sammuri, in cui è stato
ribadito che il convegno aveva come scopo il coinvolgimento e l'ascolto dei potenziali alleati, la
parola è stata presa dal presidente di Arcicaccia Osvaldo Veneziano, quindi dal presidente di
Legambiente Vittorio Cogliati Dezza: «Il tema della bellezza deve essere centrale quando si parla di
organizzazione e gestione dei parchi. La bellezza è la chiave di lettura dell'Italia. Siamo d'accordo
che nei consigli dei parchi entrino agricoltori e operatori turistici».
Stella Bianchi,
responsabile nazionale Ambiente del Pd ha detto: «La modifica della 394 in Senato è un passo avanti
positivo nella tutela dell'ambiente, che diventa risorsa straordinaria quando viene condivisa».
Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente, ha detto: «Il nostro auspicio è che
gli Stati Generali segnino una nuova stagione per le aree protette e rappresentino la comune presa
d'atto, tra cittadini, forze politiche e sociali, che il sistema non può più attendere le riforme che
tanti a parole auspicano, ma che in pochi concretamente hanno cercato di avviare. La legge quadro
dopo venti anni di applicazione necessita di una manutenzione che traghetti la burocrazia delle aree
protette nell'alveo delle altre amministrazioni pubbliche, con le quali i parchi si confrontano
quotidianamente. Una burocrazia che deve tenere conto delle rinnovate esigenze che cittadini e
operatori economici reclamano da un sistema che interessa quasi l'11% del nostro territorio e che,
solo per i parchi nazionali, rappresenta il 3,2% di Pil in agricoltura».