
[04/02/2013] News
8 proposte per una "Green e Animal friendly economy"
I temi ambientali e animalisti si sono fatti spazio in ambiti sempre più vasti della società, ma non altrettanto si può dire dei partiti, delle forze politiche e delle coalizioni che si presentano alle elezioni del 24 e 25 febbraio, per questo Le Associazioni animaliste-ambientaliste aderenti alla Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente (Enpa, Lav, Leidaa, Lndc, Oipa, Lac, Chiliamacisegua, Noianimali SOS, Levrieri, Eolo a 4 zampe, Amici Animali) hanno presentato "Io voto con il cuore": l'agenda politica per il nuovo Parlamento e il nuovo Governo dalla parte degli animali, dell'ambiente e dei cittadini.. Secondo il cartello di associazioni animaliste, «Chiunque, anche solo intuitivamente, può cogliere la portata di certe sfide, strettamente connesse alla qualità della nostra vita, alla nostra salute, alla nostra sicurezza, al nostro benessere, alla nostra identità, al futuro nostro e della nostra civiltà. Ciononostante, la politica non tratta ancora l'ambiente quale valore primario di riferimento, nei modi e nei termini che sono stati più volte ribaditi anche dalla Corte Costituzionale. Contrapporre queste scelte programmatiche alla rassegnazione del "tanto io non ci posso fare nulla" vuol dire anche incentivare una "Green e Animal friendly economy" che richiede nuovi posti di lavoro legati alla protezione ambientale e alle esigenze degli animali (bioedilizia, impianti d'energia rinnovabile, ricerca scientifica libera da crudeltà, veterinari, biologi, etologi, guardiaparco, dog sitter,) e impegnare le giovani generazioni realizzando finalmente nelle scuole i programmi di educazione ambientale e di rispetto degli animali previsti dalla Legge 189 del 2004».
Ai candidati alle elezione, viene chiesto di esaminare gli 8 punti dell'agenda e di sottoscriverli: «Perché assumano fin d'ora un impegno di cui daremo immediatamente pubblico riscontro. Gli elettori, a cominciare dai nostri soci, avranno così uno strumento in più per valutare, per fare la propria scelta e soprattutto per confrontare le "promesse" e gli "impegni" con i comportamenti effettivi in Parlamento e al Governo. La tutela degli animali, la necessità di un rapporto fondato sul rispetto delle altre specie, il riconoscimento dei loro diritti sono istanze sempre più sentite dalla pubblica opinione come testimonia, tra le altre, la recente e straordinaria vicenda "Green Hill". Studi demoscopici e, soprattutto, le scelte operate dagli italiani nell'attribuzione della quota del 5 per mille evidenziano la costante crescita dell'associazionismo animalista e ambientalista in tutta la sua ricchezza e varietà di sigle».
Ecco le 8 proposte per votare con il cuore (e con la testa) delle associazioni animaliste:
1) Adeguarsi all'Europa: riconoscere i diritti degli animali e la tutela dell'ambiente. Non è più rinviabile l'applicazione concreta dell'articolo 13 del Trattato di Lisbona che ha riconosciuto gli animali come esseri senzienti, impegnando "l'Unione e gli Stati membri a tenere pienamente conto, nella formulazione ed attuazione delle proprie politiche, delle esigenze in materia di benessere degli animali". Una strada possibile, già tentata nelle scorse Legislature, è quella del pieno riconoscimento nella Costituzione del principio della tutela dell'ambiente e del valore del rispetto degli animali. Contestualmente a ciò, anche in coerenza ai Trattati internazionali già sottoscritti dal nostro Paese, è necessario modificare il Codice Civile che considera gli animali ancora come "cose" e rendere più efficaci e cogenti le previsioni del Codice penale sui delitti in loro danno. E' opportuno un Viceministro della Salute che sia il garante dei diritti degli animali per superare l'attuale frammentazione di attribuzioni e competenze, analogamente una Direzione Generale del Ministero della Salute dedicata ai diritti degli animali prevedendo un'area specifica d'intervento presso i Servizi Veterinari Asl. In questo quadro è poi fondamentale rafforzare il Corpo Forestale e i reparti delle forze dell'ordine specializzati nella repressione dei reati contro gli animali, la zoomafia e nella tutela dell'ambiente con particolare riguardo al CFS per rafforzare la sua vocazione di polizia specializzata su questi temi.
2) Stop alla vivisezione, sviluppare e utilizzare i metodi sostitutivi di ricerca. Oggi è sempre più impopolare e sempre più criticata in ambito scientifico ma è soprattutto inutile e dannosa per la salute umana. Governo e Parlamento devono impegnarsi, anche a livello comunitario e internazionale, per superarla con una nuova direttiva europea, con una efficace Legge Comunitaria e sostenendo concretamente i metodi di ricerca sostituivi che non prevedono l'utilizzo di animali. A vent'anni dalla legge 413/1993, bisogna rendere effettivo nelle Università il diritto all'obiezione di coscienza ed attivare i corsi di studio previsti come alternative alla sperimentazione sugli animali
3) Tutelare gli animali domestici. Tutti. Occorre contrastare la piaga del randagismo con una seria e concreta politica contro gli abbandoni: detrazioni fiscali su cibo e spese veterinarie per chi adotta un cane o un gatto, riconoscimento del farmaco equivalente in veterinaria, adeguamento dell'IVA a livelli europei per alimenti e farmaci destinati agli animali da compagnia non tenuti non a scopo di lucro, incentivi alla sterilizzazione di cani e gatti. Va esteso il riconoscimento dello status di "animali d'affezione" a equidi e conigli. E' urgente disincentivare gli allevamenti intensivi, anche per gli altissimi impatti ambientali che questi producono, e comunque rendere effettivo, senza eccezioni, l'obbligo di stordimento prima della macellazione. Un'economia improntata a criteri di sostenibilità, anche sulla base di chiarissime indicazioni di documenti scientifici delle Nazioni Unite, deve promuovere scelte alimentari che mirino alla diminuzione progressiva dei consumi animali e fondate su prodotti non di origine animale meno incidenti sulle problematiche ambientali e più idonee a prevenire e contenere l'aumento di patalogie strettamente correlate ad un errato regime alimentare che si sta sempre più globalizzando.
4) Rafforzare il ruolo di tutela e il sistema delle aree protette. Occorre rafforzare il sistema dei Parchi ricordando che la conservazione della natura è competenza e dovere primario dello Stato, occorre garantire la corretta applicazione delle direttive Habitat ed Uccelli e quindi adeguati ed efficaci piani di gestione alle migliaia di aree appartenenti a Rete Natura 2000 classificate come Siti d'Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale, occorre aumentare il controllo e garantire la corretta conservazione delle zone umide d'interesse internazionale rientranti nella Convenzione di Ramsar, occorre dare piena forza ed attuazione alla Strategia Nazionale sulla Biodiversità di cui anche il nostro Paese si è finalmente dotato e che ancora non riesce a sviluppare ed applicare non certo e non solo per motivi economici.
5) Stop alla caccia e agli allevamenti per pellicce. E' un'attività crudele e anacronistica da vietare che incide negativamente sugli equilibri ecologici e non ha giustificazione alcuna. Dev'essere invece rafforzata la tutela delle specie animali e vegetali in natura e va assicurato pieno sostegno al sistema delle aree protette. Primo atto giàoggi immediatamente attuabile dev'essere il divieto di reintroduzioni animali a fini venatori che tra l'altro creano ripercussioni negative sui sistemi agricoli, l'ingresso dei cacciatori nei fondi privati, le deroghe regionali e provinciali così come va rafforzata la lotta al bracconaggio. Coerentemente con questo quadro di tutela, occorre seguire la strada già tracciata da numerosi Paesi europei (da ultimo l'Olanda) e vietare anche nel nostro Paese l'allevamento e l'uccisione di animali per ricavarne pellicce.
6) Vietare lo sfruttamento degli animali negli spettacoli. Nei circhi, negli zoo, negli acquari e delfinari e in altre forme di spettacolo come le feste locali e i palii lo sfruttamento degli animali è retaggio di un dominio passato: altre, efficaci e affascinanti sono le forme oggi esistenti per promuovere la conoscenza della biodiversità del mondo. Le strutture dove gli animali oggi sono detenuti devono essere riconvertite in Centri di recupero della fauna illegalmente commerciata, ferita o maltrattata oltre che in Centri di informazione ed educazione ambientale e scientifica con attenzione anche ai temi della legalità e del rispetto degli animali. Devono essere sostenuti gli spettacoli davvero umani a partire dal Fondo Unico dello Spettacolo.
7) Azzerare il consumo di suolo e salvare il paesaggio. E' in atto l'ennesimo sacco edilizio del Paese, ovunque si continua a costruire preferendo intaccare aree libere che non intervenire per riqualificare. Il tutto avviene in deroga agli strumenti di pianificazione, in attesa di nuovi piani paesaggistici. Occorre predisporre strumenti che aumentino il livello di tutela su ambiti delicati come le coste e le fasce di pertinenza fluviale, occorre agire sulla fiscalità perché sia vantaggioso costruire in ambito urbano consolidato e sia fortemente penalizzante costruire negli ambiti agricoli, occorre facilitare e promuovere ogni forma sostenibile di utilizzo, recupero e restauro del patrimonio edilizio esistente prima di consentire la realizzazione di nuove cubature.
La cementificazione selvaggia e i fenomeni atmosferici estremi, diretta conseguenza dei cambiamenti climatici in atto, accrescono a ritmo esponenziale i rischi cui è esposto il nostro fragile territorio. La risposta sta in un programma pluriennale che trovi le risorse necessarie per la realizzazione dei progetti già individuati nell'ambito dei Piani di Assetto Idrogeologico, e restituisca "flessibilità" al territorio con interventi di rimozione quanto meno di tutti i fabbricati abusivi nelle aree a rischio e di rinaturalizzazione e recupero di ambiti territoriali che consentano esondazioni programmate in caso di piena.
8) Far ripartire le bonifiche, rendere sostenibili le città contro inquinamento e rifiuti. Il nostro Paese è caratterizzato da decine di migliaia di ettari di aree da bonificare a seguito di pesantissime attività industriali. Ben 57 di queste aree sono state dichiarate Siti d'Interesse Nazionale per le bonifiche e dovrebbero essere sottoposti ad interventi di riqualificazione e recupero anche per aumentare la sicurezza delle popolazioni residenti e dei lavoratori che ancora vi operano. Raramente si è riusciti ad imporre ai responsabili le azioni di risanamento obbligatorie per legge, raramente si è riusciti ad affermare nella sua concretezza il principio comunitario "chi inquina paga". Occorre che il nuovo Parlamento e il nuovo Governo siano garanti di un vasto processo di bonifica che recuperi oggi aree pericolose e degradate, e le restituisca ai cittadini, così come città sostenibili con lotta all' inquinamento con mobilità sostenibile, riduzione e raccolta differenziata dei rifiuti.