
[05/02/2013] News
Uno studio conferma l’anticipo della gemmazione. Previsti grandi mutamenti nella composizione delle foreste americane
Il 2 febbraio il sindaco di Woodstock, Brian Sager, dopo aver ascoltato quello che aveva da dirgli la "marmotta" Woodstock Willie ha detto che il cane della prateria non aveva visto la propria ombra, il che significa che negli Usa l'inverno finirà presto e la primavera sarà precoce.
In realtà la tradizione tutta americana dei Groundhog Days ha le sue origini nella Candelora cristiana e dei precedenti riti pagani che celebravano un giorno a metà strada tra il solstizio d'inverno e l'equinozio di primavera. Come dice un proverbio inglese: «If Candlemas be fair and bright, Winter has another flight. If Candlemas brings clouds and rain, Winter will not come again». Sono delle convinzioni superstiziose, del tutto simili ai nostri proverbi: «Per la santa candelora se piove o gragnola dell'inverno siamo fòra, se c'è i'ssole o tira vento, nell'inverno siamo drento», «Candelora al solicello, siamo solo a mezzo inverno», «Se nevica per la Candelora, sette volte la neve svola», eccetera eccetera.
Il Groundhog Day di Woodstock è diventato famoso grazie al film "Ricomincio da capo" che quest'anno festeggiava il ventesimo anniversario dall'uscita nelle sale. Ma Woodstock Willie ha altre "marmotte" concorrenti altrettanto famose, come Punxsutawney Phil dello Staten Island Zoo, Octorara Orphie di Quarryville in Pennsylvania, Unadilla nel from Nebraska, Buckeye in Ohio, French Creek nella West Virginia e Cajun Groundhog in uisiana, mentre Ridge Lea Larry e lo "stuffed groundhog" di Western New York e Tennessee Groundhog di Silver Point, Tennessee, è addirittura una "marmotta" motociclista... quest'anno sembrano tutte emettere lo stesso verdetto: la primavera arriverà prima.
Le previsioni della Candelora e dei cani della prateria trovano però una conferma scientifica molto seria e documentata in uno studio (Predicting changes in temperate forest budburst using continental-scale observations and models) pubblicata su Geophysical Research Letters da un team di ricercatori del Program in Atmospheric and Oceanic Sciences, Department of Geosciences e del Department of Ecology and Evolutionary Biology, della Princeton University
Secondo Catherine Zandonella, dell'Office of the Dean for Research della Princeton, «Per gli alberi negli Stati Uniti continentali la primavera potrebbe arrivare in anticipo fino a 17 giorni di quanto non fosse prima che la temperatura globale cominciasse ad aumentare». I ricercatori guidati da David Medvigy, del Department of Geosciences, sottolineano che «Questi climate-driven changes potrebbero portare a cambiamenti nella composizione delle foreste del nord-est e dare un colpo alla loro capacità di assorbimento di anidride carbonica».
Il team della Princeton ha quindi valutato le previsioni di germogliamento primaverile, quando cioè gli alberi escono dal loro "letargo" invernale e avviano una nuova stagione di crescita, estrapolandole dai i modelli che predicono quali impatti avranno le temperature globali avranno sulle emissioni di CO2. «La data di germogliamento influisce sulla quantità di anidride carbonica che viene assorbita ogni anno - evidenziano i ricercatori - ma la maggior parte dei modelli climatici hanno utilizzato schemi troppo semplicistici per rappresentare il germogliamento primaverile, la modellazione ad esempio una singola specie di albero per rappresentare tutti gli alberi in una regione geografica».
Per prevedere il germogliamento, nel 2012, il team della Princeton ha pubblicato un nuovo modello che si basa sull'aumento delle temperature e sulla diminuzione del numero di giornate fredde per prevedere il germogliamento primaverile. La ricerca, pubblicata sul Journal of Geophysical Research (Uncertainties in terrestrial carbon budgets related to spring phenology), si è rivelata accurata rispetto ai dati effettivi del germogliamento nel nordest degli Stati Uniti.
Il nuovo studio di Medvigy e del suo team testa quel modello con una più ampia serie di osservazioni raccolte dal National phenology network Usa, una rete nazionale di monitoraggio ecologico degli alberi costituita da agenzie federali, istituzioni educative e "citizen scientists". Il team della Princeton ha utilizzato il modello del 2012 per prevedere i germogliamenti futuri basati sui quattro possibili scenari climatici utilizzati dall'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), ne è venuto fuori che, rispetto alla fine del XX secolo, entro il 2100 il germogliamento dell'acero rosso si verificherà da 8 a 40 giorni prima, a seconda dell'area degli Usa presa in considerazione. Il Nord degli Stati Uniti subirà cambiamenti più pronunciati rispetto al Sud, in particolare grandi mutazioni nella flora si verificano nel Maine, New York, Michigan e Wisconsin.
I ricercatori hanno anche valutato come il global warming potrà influenzare la data di germogliamento delle diverse specie di alberi ed hanno scoperto che germogliamento si sta spostando già ora verso l'inizio dell'anno in alberi come il pioppo (Populus tremuloides ) e l'acero rosso ( Acer rubrum) e che nel tempo la differenza di inizio del germogliamento tra le varie specie andrà riducendosi.
I ricercatori hanno anche notato che germogliamento precoce può dare agli alberi caducifogli, come le querce e aceri, un vantaggio competitivo rispetto agli alberi sempreverdi, come pini e abeti. I caducifogli, che così cresceranno per periodi più lunghi periodi dell'anno, possono cominciare a superare lo sviluppo dei sempreverdi, portando a cambiamenti duraturi nella composizione delle foreste.
Secondo il team della Princeton, «Il riscaldamento attiverà una veloce "greenwave" della primavera, cioè un germogliamento che si muoverà da sud a nord in tutto il continente durante la primavera». Medvigy conclude: «La scoperta è interessante anche dal punto di vista delle future variazioni nel tempo primaverile, perché il germogliamento provoca un brusco cambiamento nel modo in cui energia, acqua e sostanze inquinanti vengono rapidamente scambiati tra la terra e l'atmosfera. Una volta che le foglie utilizzano sempre più l'energia dal sole per far evaporare l'acqua dalle foglie piuttosto che per riscaldarne la superficie, questo può portare a cambiamenti nelle escursioni termiche giornaliere, nell'umidità superficiale, nel deflusso e nella perdita di nutrienti anche dagli ecosistemi».