[06/02/2013] News
Si sente spesso parlare del bestiame come una delle principali fonti di emissioni di gas serra e ci immaginiamo grandi mandrie di quadrupedi ruminanti flatulenti che sgranocchiano milioni di ettari di foresta pluviale, ma uno dei potenziali grandi colpevoli delle emissioni di CO2 di origine animale potrebbe essere molto più piccolo e vivere sotto la superficie: si tratta degli insospettabili lombrichi.
Uno nuovo studio internazionale - "Global worming": Earthworms contribute to climate change -pubblicato su Nature Climate Change getta un'ombra sui lombrichi, che sono molto apprezzati per il loro ruolo benefico della fertilità del suolo, ma che proprio con il loro benefico lavoro provocherebbero anche un danno, aumentando le emissioni di gas serra dai suoli.
Lo studio, realizzato da ricercatori delll'University of California - Davis, dell'università olandese di Wageningeg, del Trinity College di Dublino e del Centro Ineternacional de Agricultura Tropical (Ciat) di Cali, in Colombia, rivela che i lombrichi, diversamente da quanto ci si aspettava «Non stimolano il sequestro del carbonio nel suolo, che contribuisce a ridurre le emissioni di gas serra. Invece, in realtà, aumentano le emissioni di gas serra attraverso una varietà di modi».
E non è tutto: lo studio mette in discussione anche le sempre più popolari pratiche agricole "no-till" che evitano l'aratura per di proteggere la struttura del suolo, ma che contribuiscono a preservare gli habitat di lombrichi, consentendo loro di prosperare. Cosa che, con il crescente utilizzo di fertilizzanti organici, un vero e proprio banchetto per i lombrichi, potrebbe far crescere le emissioni di gas serra prodotte dall'agricoltura.
Uno degli autori, Johan Six, che all'epoca della realizzazione dello studio insegnava scienze delle piante all'Uc Davis e che ora insegna all'Eth di Zurigo, sottolinea. «L'ipotesi era quella che i lombrichi avessero un effetto positivo nel bilanciare l'effetto serra, ma non lo fanno. Non direi mai si devono togliere i lombrichi a causa dei gas serra. E' solo che non si può credere che riducano i gas serra
Il team scientifico guidato da Jan van Willen Groenigen dell'università di Wageningen, ha messo insieme tutte le ricerche più significative pubblicate fino ad oggi: 57 diversi esperimenti, poi ha impiegato una tecnica statistica chiamata meta-analisi per discernere modelli generali nei dati. I ricercatori hanno così scoperto che la presenza di lombrichi aumenta del 42% le emissioni di protossido di azoto dal suolo e del 33% quelle di biossido di carbonio. Ma hanno anche trovato indicazioni che i lombrichi influenzano gli stock di carbonio organico del suolo, cioè la CO2 immagazzinato nella terra.
Secondo lo studio, «I lombrichi possono aumentare le emissioni di gas serra in diversi modi: mescolando residui vegetali organici nel terreno, il che può aumentare le emissioni di anidride carbonica e la decomposizione; l'intestino lombrico funge da incubatore microbico, aumentando l'attività dell'ossido di azoto che producono i microbi ed i lombrichi stessi; l'escavazione nel suolo, inoltre, rende più facile per i gas serra nel terreno per sfuggire nell'atmosfera. Piccoli cambiamenti nella dinamica dei gas serra del suolo possono avere ripercussioni importanti per il global warming».
Ma secondo lo scienziato del Ciat Steven Fonte, il ruolo dei lombrichi in agricoltura e la loro azione di trattamento dei residui e dei nutrienti resta importantissimo: «Si tratta di risultati molto importanti che mettono in discussione una consenso di lunga data sul ruolo preciso di vermi nella mitigazione del cambiamento climatico. Ma i lombrichi non devono assolutamente essere visto come parassiti: sono ancora di vitale importanza per la produttività agricola e la sicurezza alimentare. Contribuiscono a muovere i nutrienti attraverso il suolo, forniscono cibo alle e piante e migliorando la fertilità del suolo, possono anche ridurre la necessità di fertilizzanti chimici. Possono contribuire a ripristinare rapidamente un terreno fortemente degradato per renderlo produttivo di nuovo, il che, per un piccolo contadino può significare la differenza tra un raccolto fallito e uno generoso. Il verdetto è ancora sospeso: mentre i nostri risultati sono provocatori, sono per lo più basati su studi di laboratorio e in gran parte ignorano il potenziale dei benefici dei lombrichi per la crescita delle piante e l'utilizzo dell'azoto, che potrebbe contrastare le tendenze negative qui osservate qui».
Anche un'altra delle autrici, l'olandese Ingrid Lubbers, invita alla prudenza: «Non è ancora chiaro in che misura gli effetti di lombrichi sulla crescita delle piante possano annullare l'aumento delle emissioni di gas serra indotte dagli stessi lombrichi. La nostra literature search ha anche sottolineato un ampio gap negli studi pubblicati. Abbiamo bisogno di ulteriori esperimenti che includano la crescita delle piante, così come di studi a più lungo termine e di settore prima di poter decidere in che misura i lombrichi contribuiscano al global warming». Insomma, ulteriori ricerche potrebbero aiutare l'umile lombrico a ristabilire la sua buona reputazione.