
[08/02/2013] News
''L'anno zero del capitalismo italiano'' e gli affari con Sonatrach
Ha ragione il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini, lo scandalo Eni-Saipem è la conferma dell'anno zero del capitalismo italiano. «Il gas algerino costa caro all'Eni. Con l'indagine sui vertici Eni e su Scaroni è colpita la più grande industria italiana. E' solo l'ennesimo scandalo e disegna uno scenario inquietante. Per troppi anni non si è fatta una politica industriale e questo sarà il compito urgente di un nuovo governo». E che questa crisi economica, politica e morale di un sistema sia senza colpevoli tra la classe dirigente italiana è un altro mistero di una campagna elettorale assurda, dove chi ha ridotto l'Italia a questo, con una politica prona al potere economico/industriale, ci indica la solita strada delle promesse e delle bugie per uscire da una crisi nella quale ci ha allegramente portato una classe dirigente economica che seguiva Berlusconi in Libia e in Russia dagli amici Gheddafi e Putin per fare affari petroliferi e gasieri.
E' da quelle opache complicità in quelle strette di mano troppo spesso insanguinate, è nell'equilibrismo politico (contro il nucleare con Prodi e poi a favore con Berlusconi) di aziende partecipate dallo Stato, che hanno utilizzato governi e partiti come piazzisti tra i dittatori e gli uomini forti, che nasce quello che vediamo emergere oggi e che tutti già sapevano: perché la corruzione è "normale" a certe latitudini, soprattutto se le multinazionali dell'altra sponda del Mediterraneo la usano come normale mezzo di contrattazione. Ecco la faccia, quella quotidiana, del capitalismo italico, liberista e liberale solo quando si tratta degli altri.
Come scrive il giornale algerino Maghreb Emergent, «Lo Le scandalo italo-algerino di corruzione che implica Saipem, Eni e Sonatrach conosce nuovi sviluppi, Paolo Scaroni, l'amministratore delegato di Eni, è oggetto di un'inchiesta legata ad inchieste basate su contratti vinti dal gruppo para-petrolifero Saipem in Algeria. Secondo la stampa italiana, una perquisizione nella sede della potentissima Eni ha permesso ai magistrati di portare alla luce dei documenti che provano che l'holding italiana avrebbe pagato circa 200 milioni di euro di bustarelle a dei responsabili algerini». Maghreb Emergent (uno dei pochi giornali algerini che parla dell'affaire Eni/Saipem) spiega così l'inchiesta avviata dalla Procura di Milano per corruzione internazionale che coinvolge politici di Algeri: «L'affare si basa su un progetto da 11 miliardi di dollari e una tangente da 197 milioni di euro».
La multinazionale petro-gasiera italiana ieri ha emesso un comunicato nel quale dichiara che «Eni e il suo Amministratore Delegato si dichiarano totalmente estranei alle vicende oggetto di indagine. Già a fine novembre 2012, alla notizia dell'indagine per asserita corruzione internazionale in relazione a progetti di Saipem in Algeria, Eni si è immediatamente attivata raccomandando alla propria controllata Saipem, nel rispetto della sua autonomia in quanto società quotata, di mettere in atto tutte le più opportune azioni di verifica interna, di cooperazione con la magistratura e di discontinuità organizzative e gestionali, che hanno portato alle dimissioni e licenziamento di diversi ruoli apicali di Saipem coinvolti nelle attività oggetto di indagine. Eni ha inoltre direttamente fornito, e continuerà a fornire la massima cooperazione alla magistratura».
Ma il giornale algerino scrive che «L'affaire implica la Saipem, la holding Eni ed il suo amministratore delegato, Paolo Scaroni. Per aggiudicarsi i lavori del progetto Medgaz e del progetto Mle (Menzel Lejmet Est) in joint venture con l'impresa statale algerina Sonatrach, le due società italiane avrebbero versato ad una società di Hong Kong, Pearl Partners Limited dell'intermediario Farid Noureddine Bedjaoui, circa 200 milioni di euro. Questi sarebbero delle tangenti da distribuire a dei responsabili all'interno del governo e nell'impresa Sonatrach. L'affaire è nei titoli di testa dei giornali italiani che stimano che non potrà essere soffocato come quello delle commissioni e provvigioni intascate da diversi protagonisti politici algerino-italiani (ed anche libici) nel corso dell'affare del raddoppio del gasdotto tra i due Paesi all'inizio degli anni ‘90. Secondo gli esperti italiani, Bedjaoui era un "amico necessario" per fare business en Algeria».
Fonti bancarie algerine hanno spiegato a Maghreb Emergent che questi nuovi sviluppi sono dovuti ad una "gola profonda" a livello di direzione dell'Eni: «Questo informatore ha messo i poliziotti italiani sulla pista di Bedjaoui che avrebbe legami familiari con lex ministro dell'energia Chakib Khelil. Nei messaggi in codice scambiati tra i dirigenti dell'Eni, i due algerini vengono designati con lo pèseudonomi di "vecchio" e "giovane"». Quali siano gli affari in ballo lo si capisce seguendo le tracce, sempre sui prudentissimi giornali algerini, degli spostamenti di Eni e Scaroni in Algeria negli anni passati.
Il 25 Marzo 2006 il quotidiano la Liberté titolava: "L'Algeria sarà il primo fornitore di gas dell'Italia" e dando conto di un incontro tra l'amministratore delegato dell'Eni e l'ambaciatore algerino a Roma (Rachid Marif), riportava le parole di Scaroni: «L'Algeria è un partner strategico di primo piano dell'Italia» e «Nei prossimi anni sarà il primo fornitore di gas del Paese». Poi, qusi fosse il ministro degli esteri o il presidente del Consiglio, si felicitava con Marif per «L'eccellenza» delle relazioni tra Eni ed Algeria e si impegnava a «Promuovere e diversificare questa cooperazione». Allora Scaroni disse di voler
«Aumentare l'attuale volume di gas che raggiunge i 25 miliardi di m3 per portarlo nei 4 prossimi anni a 31 miliardi di m3, facendo così dell'Algeria il primo fornitore dell'Italia». Poi annunciò una sua prossima visita in Algeria per «Concretizzare la volontà e la determinazione del gruppo italiano di dare impulso ad una più grande dimensione della cooperazione tra le nostre due parti».
Il 4 gennaio 2008 l'Eni annunciò investimenti per 281 milioni di euro entro il 2011 in Tunisia (allora governata dal corrotto dittatore Ben Ali, molto amico di Eni e dell'imprenditoria italiana di assalto e del potere politico craxiano/berlusconiano) e colloqui sul prolungamento del contratto del gasdotto Transmed che collega l'Algeria all'Italia attraverso il territorio tunisino. Secondo l'agenzia tunisina Tap, «Scaroni ha anche indicato che il suo gruppo sta discutendo con il governo tunisino delle "possibilità" di prolungamento del contratto relativo al gasdotto (...) questo contratto termina nel 2019. La Tunisia e l'Italia hanno firmato nel 2006 due convenzioni basate sull'aumento della portata del gasdotto Transmed a 33 miliardi di m3/anno a partire dal 2008 contro i 27,4 miliardi precedenti. Più recentemente, i due Paesi hanno concluso degli accordi per la costruzione di una centrale elettrica da 1.200 megawatt sul litorale est tunisino e la realizzazione di una interconnessione attraverso il Mediterraneo per un costo stimato di circa 2,5 miliardi di euro».
Il primo marzo 2009, Scaroni ha rilasciato un intervista al quotidiano algerino Liberté.
Liberté: Come valutate le relazioni di cooperazione tra l'Eni e Sonatrach ?
Paolo Scaroni: E' una storia molto positiva. Noi abbiamo costruito il primo gasdotto che collega l'Algeria all'Europa, precisamente all'Italia, attraverso la Tunisia. Abbiamo molto sviluppato la nostra presenza sul mercato algerino. Produciamo circa 100.000 barili/giorno di petrolio in associazione con Sonatrach (attraverso il giacimento di Bir Rebaa ed i campi di Rod situati nel bacino di Berkine a Sud-Est). Svilupperemo i campi di First Calgary (insieme a Sonatrach), che qui aveva degli interessi, che abbiamo acquisito per 700 milioni di dollari. Produrremo 60.000 barili/giorno di liquidi a partire dai campi di MLE 5 (situati nel bacino di Berkine che dovrebbe essere sviluppato da First Calgary). Siamo parte interessata nel progetto del gasdotto Galsi (che sembra fermo, ndr) che collegherà direttamente l'Algeria all'Italia attraverso la Sardegna. Siamo soci di Sonatrach in un progetto di esplorazione in Mali, sperando di trovare accumuli di idrocarburi. Abbiamo anche un progetto di pipeline che collega la Nigeria all'Europa attraverso il Niger e l'Algeria, il Tsgp, destinato all'esportazione di gas verso l'Europa. Stiamo discutendo con la parte nigeriana in vista di prendere parte a questo progetto. Abbiamo appena vinto un perimetro di esplorazione in Algeria di 16.000 km2 (il perimetro di Kerzaz ottenuto durante l'ultimo round di esplorazione organizzato da Alnaft). Le relazioni con Sonatrach sono importanti per noi. L'Algeria è un mercato strategico per l'Eni. Nel 2008 abbiamo acquistato idrocarburi algerini per 8 miliardi di dollari. Siamo anche la prima compagnia internazionale in Algeria.
Come vedete l'evoluzione dei prezzi del gas?
I prezzi del gas sono aumentati in Europa durante gli ultimi 4 o 5 anni. I pressi del gas trasportato con i gasdotti hanno una formula legata ai prezzi del petrolio. I prezzi del Gnl, che sono in parte negoziati sul mercato libero sono molto più cari. Il prezzo di un milione di Btu di Gnl è di 4 o 5 dollari negli Usa (sono calati negli Usa) 5,5 - 6 dollari in Europa e 10 - 20 dollari in Asia. Penso che il calo dei prezzi del petrolio favorirà la ripresa (e pertanto spingerà al rialzo prezzi del petrolio e del gas). I consumatori, che possono risparmiare dei soldi con questi prezzi e quindi saranno incitati a consumare. Penso che il 2010 sarà l'anno della ripresa economica».
Scaroni non aveva azzeccato una sola profezia economica, e dovevano ancora arrivare la guerra in Libia e il boom dello shale gas a terremotare ancora di più il mercato. La cosa è molto preoccupante, perché le previsioni sbagliate sull'uscita dalla crisi e sui mercati vengono da uno dei più potenti uomini dell'economia italiana, che ha dimostrato addirittura di poter condizionare la nostra politica interna ed estera. Ma forse la spiegazione del suo ottimismo con gli amici algerini lo spiega bene la sua risposta all'ultima domanda di Liberté: Quali sono stati i risultati dell'Eni nel 2008? Abbiamo realizzato 120 miliardi di euro di giro di affari e 10 miliardi di euro di utili nel 2008.