[08/02/2013] News

Mali, la strana alleanza tra i soldati francesi e i ribelli tuareg indipendentisti del Mnla

Le truppe francesi e del Ciad stanotte hanno conquistato Aguel'Hoc, ad un centinaio di chilometri da Kidal, all'estremo nord-est del Mali, vicino alla frontiera algerina, che sarebbe l'ultimo rifugio degli integralisti islamici che si erano impadroniti di oltre la metà del Paese e che stavano marciando sulla capitale Bamako. Il 17 gennaio ad Aguel'Hoc gli estremisti vicini ad Al Qaeda avevano sgozzato più di 90 militari maliani e la settimana scorsa il presidente dell'Union interafricaine des droits de l'homme, l'avvocato maliano Bréhima Koné, aveva «Fustigato il silenzio delle organizzazioni di difesa dei diritti umani come Amnesty international e Fidh per le esecuzioni sommarie commesse sui militari maliani ad Aguel'Hoc». A sua volta Amnesty international aveva denunciato «Abusi commessi dall'esercito maliano sui tuareg e gli arabi».

Ma i militari (golpisti) del Mali sono probabilmente nervosi per la piega inaspettata che sta prendendo l'operazione "Serval".  Ieri il ministro degli esteri francese, Laurent Fabius, ha ribadito la necessità di un dialogo politico in Mali in vista delle elezioni: «Insisto sul fatto che c'è bisogno di un dialogo, perché per lungo tempo il Nord (del Mali) è stato messo da parte. Quindi, là ci sono  tutta una serie di popolazioni con le quali bisogna che i maliani intraprendano un dialogo e dopo andremo ad elezioni. Ma il dialogo avrà luogo con dei gruppi a condizione che questi gruppi rispettino l'integrità del Mali e che abbandonino i loro armamenti». Il rifermento ai ribelli tuareg che avevano dichiarato l'indipendenza dell'Azawad prima di essere a loro volta scacciati dalle milizie islamiste, non potrebbe essere più chiaro.

E' evidente che Fabius sa che la stabilità della fascia sahelo/sahariana non sarà possibile fino a che non verrà disinnescata, soprattutto in Mali e Niger, la bomba dell'autonomismo/indipendentismo tuareg che chiede di partecipare alla spartizione della torta delle entrate di uranio, petrolio e gas che si trovano nel loro territorio ancestrale.  Per questo il ministro degli esteri francese ha fatto sapere che «La Francia è disposta ad aiutare questo dialogo, anche se appartiene alle autorità di Bamako la decisione di intraprendere questo compito. Sta alle autorità maliane farlo, hanno adottando una road map ed all'interno di un dialogo politico. Noi possiamo aiutarle, noi le aiuteremo». Già il 1 dicembre il ministro della difesa francese, Jean-Yves Le Drian, diventato uno degli uomini più conosciuti in Mali, aveva avvertito la leadership di Bamako dagli schermi di France Inter: «Il  Mali deve rientrare in una fase di riconciliazione nazionale».

Insomma, la Francia di Hollande, scottata dalle conseguenze della guerra libica di Sarkozy, non vuole consegnare i tuareg reduci di Gheddafi ad Al-Qaida au Maghreb islamique (Amqi) e trasformare la fascia di confine tra Sahel e Sahara in un santuario del terrorismo resa ancora più instabile dalle milizie indipendentiste tuareg. Anzi i tuareg "laici" sembrano essere diventati uno dei migliori alleati dell'inarrestabile avanzata francese in Mali.

Ieri il Mnla ha detto, non smentito, di aver aiutato da solo i francesi ad prendere Kidal. Il 12 febbraio il Mouvement national de libération de l'Azawad (Mnla ) ha affermato che sta coordinandosi nel  nord del Mali con le forze francesi «Contro i "terroristi" islamisti messi in fuga in queste settimane». Il portavoce dei  tuareg indipendentisti, Mossa Ag Attaher, ha detto dalla capitale del Burkina Faso  Ouagadougou: «Nel quadro del coordinamento antiterrorista messo in atto con le forze francesi dell'operazione "Serval", il Mnla trasmetterà a quest'ultime tutte le informazioni raccolte nel corso dell'interrogatorio dei due alti responsabili terroristi» catturati dalle milizie del Mnla.

Il flirt tra Parigi e il Mnla sta facendo innervosire i militari golpisti del mali. Ieri, in una conferenza stampa appositamente convocata, il direttore aggiunto della direzione informazione e relazioni pubbliche dell'esercito del Mali, il luogotenente Souleymane Dembélé, ha avvertito i francesi che «Il Mouvement national de libération de l'Azawad (Mnla), gruppo tuareg indipendentista, è un gruppo terrorista e deve essere combattuto come tale. Il Mnla ha commesso degli atti terroristici, preso le armi contro i militari maliani e patteggiato con Ansar Dine e l'Qmqi. Spetta alle autorità maliane ed ai tribunali prendere le misure che occorrono. Se l'esercito maliano trova a Kidal gli elementi armati del Mnla, li combatterà». Peccato che la crisi in Mali sia precipitata proprio dopo che i tuareg hanno inflitto una rovinosa lezione all'esercito regolare golpista.  E peccato che i francesi e la forza di intervento africana presente in Mali non si fidino per niente dell'esercito di Bamako

I tuareg sono sempre più preziosi per i francesi anche per contrastare la nuova strategia messa in atto dal Mouvement pour l'unicité et le jihad en Afrique de l'Ouest (Mujao) che ha rivendicato la posa di mine, l'attacco contro convogli e l'utilizzo di kamikazes, facendo intravedere quello che Parigi teme di più: essere impantanata  in uno scenario di tipo afgano e le auto-bomba fatte saltare a Gao e Hombori spono un bruttissimo segnale subito rivendicato dal portavoce del Mujao Abu Walid Sahraoui.

Per questo i francesi hanno preso molto bene l'annuncio dato dal Mnla che il 2 febbraio le sue unità antiterrorismo hanno arrestato due capi islamisti nell'area di Khalil, vicino alla frontiera algerina. Si tratta di Mohamed Moussa Ag Mohamed, uno dei tre capi più importanti di Ansar Edine e con forti legami con l'Amqi e di un alto responsabile del Mujao, Oumeïni Ould Baba Akhmed. I due, dopo essere stati interrogati dai miliziani del Mnla sono stati consegnati dai tuareg ai francesi «Nel quadro del coordinamento antiterrorismo messo in campo con le forze francesi dell'operazione "Serval"». Gli indipendentisti tuareg dicono di aver arrestato altri due terroristi il primo febbraio e di  star effettuando controlli e pattugliamenti a supporto dei francesi. Il movimento indipendentista dell'Azawad in un comunicato sottolinea: «Dando prova sul terreno, il Mnla porta davanti a tutto il mondo ogni garanzia del suo reale impegno nella lotta contro il terrorismo. Il Mnla porta la porova di essere la sola forza politica e militare vera nell'Azawad e smentisce concretamente le menzogne di qualcuno che farebbe meglio a risparmiarsi accuse quando il Mnla agisce concretamente sul territorio».

Ai francesi la cosa sembra piacere molto, così come sanno che è in gran parte vero quello che dicono i ri belli tuareg: «Prima dell'arrivo delle truppe  francesi a Kidal, Il Mnla ha affrontato da solo la coalizione terroristica Mujao, Amqi e Ansar Eddine. Il Mnla ha dato ampiamente prova della sua totale distanza dai terroristi combattendoli concretamente sul terreno. Però, come da sempre, alcuni circoli oscuri, attraverso certi media, tentano ad ogni riprese di incollare al Mnla l'etichetta di movimento islamista con l'obiettivo evidente di screditarlo e di creare confusione per giustificare la loro ostilità verso il Mnla».

Insomma i tuareg scaricano gli islamisti e guardano alla Francia per ottenere, se non l'indipendenza, una forte autonomia. E forse a Parigi e anche ai Paesi del Sahel un accordo con i tuareg per la realizzare un califfato dalle coste atlantiche della Mauritania fino al Ciad.  

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