[11/02/2013] News

La miniera di Phulbari in Bangladesh, un gigantesco errore da non commettere né ora né mai

«Qui non siete i benvenuti, andate via!». In estrema sintesi, è questo il messaggio indirizzato dalla comunità di Phulbari, nella nord-ovest del Bangladesh, ai vertici della compagnia mineraria britannica GCM, la cui visita programmata la scorsa settimana è stata cancellata. La protesta è legata all'intenzione della GCM di realizzare una miniera di carbone a cielo aperto proprio nei pressi di Phulbari.

Un progetto mastodontico e dagli impatti sociali devastanti, visto che si calcola che, qualora fosse realizzato, gli sfollati dovrebbero raggiungere addirittura le 220mila unità - si dà per certo che almeno 50mila persone dovrebbero abbandonare le loro abitazioni già nei primi giorni di vita della miniera. Non c'è quindi da stupirsi che l'amministratore delegato dell'azienda, Gary Lye, e i suoi colleghi non fossero ben accetti.

Secondo la stampa locale, Lye avrebbe dovuto distribuire coperte e altri generi di conforto ai poveri dell'area, ma quando migliaia di persone sono scese per strada al fine di contestare la sua presenza, le autorità di polizia si sono viste costrette a "consigliare" una rapida ritirata.

Quanto accaduto in Bangladesh sta già avendo delle forti ripercussioni sugli assetti interni della compagnia. Uno dei membri del consiglio d'amministrazione, Graham Taggart, ha dato le dimissioni, mentre l'azionista di maggioranza relativa, la Polo Resources, starebbe valutando l'ipotesi di vendere le sue quote (intorno al 30 per cento).

Anche il Parlamento del Bangladesh ha ufficialmente preso posizione contro la GCM, affermando che la società non è in possesso di alcun valido accordo con il governo di Dacca per poter iniziare i lavori a Phulbari.

La storia di questo immenso sito minerario, da dove si prevede di estrarre un totale di 572 milioni di tonnellate di carbone nell'arco di 35 anni, è costellata di episodi a tinte fosche.

Già nel 2006 - del progetto se ne parla infatti da anni - tre persone furono uccise e oltre 200 rimasero ferite quando una protesta fu repressa in maniera violenta da forze paramilitari. Vale la pena rammentare che, oltre ai problemi relativi al reinsediamento, la miniera di Phulbari metterebbe in pericolo centinaia di ettari di terreni tra i più fertili e produttivi del Paese e inquinerebbe la Sundarban Reserve Forest, una delle ultime foreste di mangrovie del pianeta, peraltro protetta dall'agenzia dell'Onu Unesco.

Lo scorso anno, proprio gli esperti delle Nazioni Unite avevano lanciato un grido d'allarme,  evidenziando in particolare il pericolo di serie violazioni dei diritti umani qualora si fosse andati avanti con il progetto, chiedendo nei fatti una sua cancellazione.

Forse questa volta le mobilitazioni di piazza e i dubbi del mondo istituzionale stanno sortendo gli effetti sperati e la miniera di Phulbari rimarrà solamente sulla carta.

Foto della protesta del 2010 tratta da http://www.minesandcommunities.org/article.php?a=10477

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