
[19/02/2013] News
Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, interviene sulla vicenda della carne di cavallo trovata in alcuni prodotti Nestlè a base di carne di manzo, come i ravioli e tortellini di manzo Buitoni, ritirati dagli scaffali dei supermercati italiani e spagnoli, definendola «Un'intollerabile frode alimentare. Chiediamo controlli severi e maggiore sicurezza nella tracciabilità. E' necessario che le aziende si impegnino a fare verifiche rigorose sui fornitori e che i controlli proseguano severi. Non esiste solo la questione della sicurezza alimentare, legata in questo caso alla qualità della carne di cavallo scoperta dato che non tutti i cavalli possono essere destinati al macello, ma anche quella della trasparenza e tracciabilità. Etichette che riportino con esattezza la composizione dei prodotti sono un diritto che deve essere garantito ai cittadini consumatori, compito che in Europa dovrebbe essere assicurato dall'Efsa proprio per non incorrere in situazioni come quella che si sta invece verificando con la carne di cavallo».
Legambiente ricorda che l'Unione europea alla fine della settimana scorsa ha approvato una serie di test su prodotti contenenti carne di manzo per verificarne la composizione, ma «Solo l'Italia tra i 27 paesi interessati si è opposta a tale decisione. Un fatto grave che va contro la forte esigenza di trasparenza e conoscenza manifestata da tutta l'Europa in merito a questa truffa agroalimentare internazionale».
Secondo Antonino Morabito, responsabile fauna e benessere animale di Legambiente, «Questa esperienza ripropone la necessità di una corretta cultura alimentare, che riduca il consumo di carne, a partire da quella prodotta negli allevamenti intesivi dove è praticamente assente l'attenzione al benessere animale che, invece, deve essere sempre garantito».
La Confederazione italiana agricoltori sottolinea invece che il fatto che la Nestlé abbia ritirato dagli scaffali italiani e spagnoli ravioli e tortellini di manzo a marchio Buitoni, dopo aver rinvenuto nei lotti tracce di Dna equino, «E' il segno del dilagare dell'allarme in tutta Europa e mette in luce, se ancora ce ne fosse bisogno, le gravi carenze della legislazione comunitaria sulla tracciabilità dei prodotti alimentari. Ma la trasparenza della filiera della "materia prima" non si fa soltanto con i test del Dna. I controlli decisi dall'Ue a partire da marzo possono rappresentare una prima risposta allo scandalo, una misura "tampone" per ridare fiducia ai consumatori ed evitare psicosi collettive ma certo non risolvono il problema alla radice. Per evitare il ripetersi in futuro di casi del genere, l'unica soluzione strutturale è l'etichettatura d'origine obbligatoria su tutti gli alimenti freschi e trasformati, cominciando proprio dall'estensione dell'obbligo di provenienza per ogni tipo di carne e non più solo quella bovina. Solo in questo modo si possono tutelare tutti i soggetti coinvolti nella vicenda: prima di tutto i consumatori, per i quali la garanzia di sicurezza alimentare è il criterio al primo posto nelle scelte di consumo; poi l'industria agroalimentare, in particolare quella "made in Italy", visto che tutti i prodotti finora coinvolti nello scandalo, dalle lasagne ai tortelli rievocano l'immagine della cucina italiana, anche se il contenuto ha poco a che fare con gli allevatori e le aziende nazionali».
Per Coldiretti l'unica cosa davvero certa al momento nell'"Horsegate" sembra essere «L'evidente difficoltà della legislazione europea di garantire trasparenza negli scambi commerciali e nell'informazione ai consumatori. Ma occorre considerare anche il grave danno economico e di immagine provocato all'Italia che fonda nell'agroalimentare uno dei sui punti di forza all'estero. Pur non avendo alcune legame con il sistema produttivo nazionale, gli alimenti sotto accusa richiamano esplicitamente all'Italia con le lasagne, i cannelloni e gli spaghetti alla bolognese (questi ultimi peraltro del tutto sconosciuti nel capoluogo emiliano). In Italia lo scambio di carni all'insaputa dei consumatori è vietato dal decreto legislativo 109 del 1962 che obbliga ad indicare in etichetta la specie animale da cui proviene la carne utilizzata come ingrediente ma lo scandalo, ripropone l'esigenza di una accelerazione nell'entrata in vigore di una legislazione più trasparente sulla etichettatura della carne e degli altri alimenti a livello comunitario. Il Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori approvato nel novembre 2011 dopo 46 mesi entrerà in vigore il 13 dicembre 2014 per l'obbligo di indicare in etichetta l'origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili mentre per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. Si tratta di un arco di tempo intollerabile rispetto alle esigenze delle imprese agricole e dei consumatori che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare gravi emergenze alimentari che hanno pesato enormemente con pesanti conseguenze in termini economici e soprattutto di vite umane».