
[19/02/2013] News toscana
Sono molte le motivazioni che hanno indotto la Provincia di Grosseto a ricorrere al Tar della Toscana contro il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), in merito alla delibera pubblicata in gazzetta lo scorso dicembre, con la quale è stato adottato il progetto definitivo del Corridoio tirrenico.
Il vicepresidente della provincia Marco Sabatini ha sintetizzato così le principali: «L'Autostrada Tirrenica deve nascere rispettando le istanze del territorio. Con il ricorso al Tar intendiamo contestare dei vizi di legittimità da cui dipendono questioni di sostanza, per la tutela dei diritti e degli interessi della popolazione locale. Uno degli elementi per noi determinante che viene a mancare è l'unicità del progetto: solo con un tracciato che riguarda l'intero tratto provinciale potrà essere valutato realmente l'impatto economico, sociale e ambientale dell'infrastruttura sul territorio. Per questo abbiamo deciso di intraprendere questa azione giudiziaria».
Nel dettaglio, la Provincia di Grosseto ritiene che il progetto definitivo approvato non può essere considerato tale perché, prescrizioni e raccomandazioni inserite in delibera dal Cipe, ne comportano una vera e propria riformulazione di sostanza, con modifiche al tracciato e alle opere d'arte, rimandate alla fase esecutiva che, al contrario, secondo il codice degli appalti, deve riguardare solo la definizione delle opere sotto il profilo impiantistico, tecnologico e dei calcoli strutturali. Altra motivazione riguarda la variazione del tracciato, da aperto a chiuso con il pagamento del pedaggio, introdotta nel progetto definitivo sui lotti 2 e 3, relativi al tratto tra Grosseto sud e Follonica nord, che non è stata sottoposta a verifica di impatto ambientale come prevede la legge.
«Questo preclude studi e analisi per una valutazione omnicomprensiva (sociale, ambientale, economica) degli effetti che un corposo trasferimento di traffico dall'autostrada all'Aurelia, può determinare sulla popolazione residente nei centri abitati di Grosseto, Braccagni, Grilli, Potassa, Gavorrano Scalo, Scarlino Scalo e Follonica e non rende possibile formulare eventuali interventi di mitigazione», hanno osservato dalla Provincia.
Dai problemi del tratto più a Nord del territorio provinciale a quelli relativi al tratto a Sud. Per il tratto compreso tra Fonteblanda e Ansedonia, e in particolare a Orbetello Scalo, la delibera Cipe - spiega la Provincia - fa riferimento ad un ipotetico tracciato compreso tra la ferrovia e la strada Aurelia, che non è previsto né dal progetto preliminare approvato nel 2008 dal Cipe e neppure dal progetto definitivo sottoposto al parere della Conferenza dei servizi del 3 agosto 2011.
Quindi per l'amministrazione provinciale è del tutto illegittimo il benestare all'ipotesi progettuale. Inoltre, le numerose prescrizioni e raccomandazioni della delibera Cipe e il rinvio alla fase esecutiva delle conseguenti modifiche al tracciato, in particolare per il tratto di Capalbio, producono sostanziali cambiamenti del Piano Particellare di Esproprio, rendendolo illegittimo sin dalla sua approvazione. «I nuovi soggetti interessati al futuro tracciato non avranno più la possibilità di partecipare alla fase pubblicistica dell'opera prevista dalla procedura di Via e non potranno opporre osservazioni e contributi come previsto dalla normativa vigente».
L'impugnazione della delibera Cipe infine riguarda anche l'approvazione per stralci del progetto definitivo (lotti da Rosignano a Grosseto sud e quello di Capalbio) che non rispetta le indicazioni del codice degli appalti sulla non frazionabilità del progetto.