
[22/02/2013] News
Wwf: il governo italiano invii una protesta formale a quello svizzero
Dopo l'abbattimento dell'orso italiano M13 in Val Poschiavo, in Svizzera, oggi Legambiente ha inoltrato alle autorità competenti italiane e svizzere, al Consiglio d'Europa e al segretariato della Convenzione delle Alpi la richiesta di «Una immediata attivazione dei segretariati internazionali dei Trattati per la conservazione della natura alpina, affinché il comportamento delle autorità svizzere venga adeguatamente censurato e sanzionato nelle sedi internazionali, e affinché la sfida continentale per la conservazione delle specie e degli habitat possa dispiegarsi senza incontrare ostacoli insormontabili all'interno dei confini della Confederazione Elvetica».
Il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, e il presidente di Legambiente Lombardia, Damiano Di Simine Legambiente, denunciano «Il forte contrasto tra le politiche di conservazione e protezione internazionale dell'orso nelle Alpi e l'abbattimento dell'unico esemplare di questa specie presente in Val Poschiavo» e nella lettera sottolineano che questo abbattimento autorizzato «Riapre una ferita alle politiche e agli sforzi internazionali per la conservazione dei grandi carnivori» che sono protetti sia dalla Convenzione di Berna, esecutiva dal 1982, che inserisce l'orso bruno tra le specie di fauna strettamente protetta, sia dalla Convenzione Internazionale per la Protezione delle Alpi, ratificata tanto dall'Italia quanto dalla Svizzera e dall'Unione Europea.
«In questo contesto - scrivono Cogliati Dezza e Di Simine - riteniamo gravissimo e inaccettabile, e pertanto meritevole di una severa censura nelle sedi internazionali, che le Autorità di un Paese che ha ratificato le citate convenzioni abbiano potuto autorizzare l'abbattimento dell'orso denominato M13, che aveva scelto di stabilirsi in territorio svizzero in Val Poschiavo, Canton Grigioni, pur continuando a vagare a cavallo dei confini di stato. Il cantone è il medesimo in cui cinque anni fa è stato abbattuto un altro orso in dispersione e proveniente dall'Italia, l'esemplare JJ3. Appare francamente inverosimile che sussistessero ragioni di sicurezza tali da giustificare una decisione grave come quella di abbattere un grande predatore, che di certo non ha messo in atto comportamenti aggressivi nei confronti di esseri umani. I protocolli di gestione dei grandi predatori per come sono stabiliti dalle istituzioni svizzere rappresentano una severa minaccia per la conservazione della biodiversità alpina". Riteniamo, in accordo con la comunità scientifica internazionale, altresì prioritario incrementare gli sforzi per una diffusa applicazione integrata delle opere e delle tecniche di prevenzione, per consentire la convivenza delle attività zootecniche e della sopravvivenza dell'orso nelle Alpi».
Sulla questione interviene anche il Wwf che evidenzia:«Dal 2006 già otto orsi hanno fatto la loro apparizione in Svizzera, provenendo dall'Italia e non è ammissibile che simili episodi accadano ancora. Numerosi progetti europei tra cui il Life+ Arctos ancora in corso, hanno dato chiare indicazioni scientifiche sulle azioni da intraprendere per poter convivere con gli orsi e le altre specie presenti nel territorio alpino ma spesso le indicazioni sono disattese dalle autorità che agiscono invece in base a criteri politici e non scientifici, vanificando così gli sforzi di conservazione..
Massimiliano Rocco, responsabile specie, Traffic e foreste del Wwf Italia, ricorda che «M13 non era un orso problematico, nei mesi scorsi ha solamente mostrato un atteggiamento confidente che non giustifica minimamente l'applicazione della norma, prevista dal Piano di azione svizzero, dietro cui si nascondono le autorità elvetiche. Così si rischia di spazzare via in pochi anni gli sforzi di conservazione messi in piedi dall'Unione Europea e dagli enti italiani per mantenere nelle nostre Alpi un gioiello prezioso come l'orso. Chiediamo al Governo italiano, che al momento ha la Presidenza della Convenzione delle Alpi, di inviare una protesta formale al Governo Svizzero e di adoperarsi affinché si esca dalle logiche dei singoli Stati e ci si impegni a gestire la popolazione alpina di orso come una popolazione che appartiene a tutti i Paesi che condividono il territorio alpino. Simili decisioni non possono più essere assunte unilateralmente».