
[27/02/2013] News
E per Findus il peggio con i consumatori potrebbe venire ora
Ikea aveva smentito la contaminazione di carne di cavallo nelle polpette vendute nei suoi store e riscontrata a Brno, nella Repubblica Ceca, dicendo che comunque non riguardava i magazzini italiani del gigante del mobile svedese. In un comunicato Ikea Italia si legge: «Sono stati analizzate 15 buste di polpette provenienti da diversi lotti di fornitura. 3 di queste buste provenivano dallo stesso lotto analizzato nella Repubblica Ceca. In seguito ai risultati delle analisi compiute dalle Autorità Sanitarie dalla Repubblica Ceca sulle polpette in vendita nei ristoranti dei nostri punti vendita, Ikea ha immediatamente disposto esami approfonditi sulle polpette servite nei suoi ristoranti anche in Italia, in particolare sui lotti provenienti dallo stesso fornitore di quelle analizzate a Praga. I risultati delle analisi effettuate evidenziano che non è stata usata carne di cavallo nelle polpette e che quindi quanto dichiarato nella descrizione del prodotto, ossia che l'impasto delle polpette è costituito solo da carne di manzo e di maiale, corrisponde a quanto i clienti hanno acquistato e consumato. A tutela del rapporto fiduciario con i propri clienti Ikea ha comunque disposto che tutti i clienti che vorranno riportare le polpette acquistate in negozio riceveranno il rimborso». Ma oggi Ikea viene smentita a sua volta dall'Agenzia svedese della sicurezza alimentare: i test fatti dal fornitore, Dafgaard, hanno confermato la presenza di tracce di carne equina nei prodotti, con percentuali che vanno dall'1 al 10%. Non si sa però se i risultati della contaminazione della carne di manzo provengano dagli stessi campioni delle 320 polpette che secondo Ikea avrebbero dato risultati negativi, o da altri campioni
Ikea ha annunciato di aver ritirato le sue polpette anche dalla rete dei suoi negozi in Asia e nei Caraibi. «Si tratta di 26 punti vendita in 24 Paesi approvvigionati dal nostro fornitore svedese», ha detto il portavoce del gruppo svedese, Ylva Magnusson. Ad essere interessati dal ritiro sono principalmente i paesi europei, ma anche Thailandia, Hong Kong e Repubblica Domenicana.
Intanto un altro gigante, Findus, sembra essere uscito abbastanza bene dallo scandalo delle lasagne alla carne di manzo che invece era di cavallo, addossando tutta la colpa ai suoi fornitori, ma la botta economica è forte: solo in Francia ha già perso più di un milione di euro di vendite, e il peggio potrebbe ancora venire. Ora il colosso dei piatti pronti congelati deve recuperare al più presto la fiducia dei consumatori e fare in modo che il suo nome (ancor iù di quello della Nestlè, che è coinvolta con marchi sussidiari come Buitoni) resti legato allo scandalo.
Se Ikea sembra aver reagito subito con trasparenza, Findus ci ha messo un po' di più (comprensibilmente, visto la diversa natura delle due multinazionali e il diverso impatto dell'affaire carne di cavallo) a reagire e a costruire una linea di difesa, anche perché le opache risposte dei fornitori (che non devono rendere direttamente conto ai consumatori) hanno messo in difficoltà Findus.
Inoltre, come dice su Liberation Emmanuelle Tran, presidente dell'agenzia di comunicazione di crisi Acyan, c'è un nuovo problema: quello della rapidità della comunicazione con i consumatori in caso di un "incidente" simile a quello che sta avvenendo con l'Horsegate. «Prima, era sufficiente rivolgersi alle agenzie di stampa, alle grandi televisioni e radio: i protagonisti si contavano sulle dita di una mano - spiega l'esperta - Oggi, tutto è più atomizzato, e pertanto bisogna occuparsi di tutti. Il controllo dei social network, formidabile cassa di risonanza, è essenziale. E' da là che vengono più facilmente segnali e voci importanti. Ma una presa di posizione non si decreta dall'oggi al domani. La voce dell'impresa sarebbe meno forte se non venisse stabilita a monte».