[07/03/2013] News

Plastica e rifiuti: descrizione di un problema in costante crescita

Dal Libro Verde "Una strategia europea sui rifiuti di plastica nell'ambiente"

La plastica è un materiale relativamente nuovo che è entrato nella produzione industriale solo nel 1907 (2). Ora è ampiamente diffusa tra i beni di consumo e industriali, tanto che la vita moderna è impensabile senza questo materiale.

Allo stesso tempo le caratteristiche che rendono la plastica così utile come la durata , il peso leggero e il basso costo, rendono anche il suo smaltimento problematico.

La produzione globale di plastica è cresciuta da 1,5 tonnellate (Mt) annuali nel 1950 a 254 Mt nel 2008, 60 MT nella sola Europa.

La produzione negli ultimi 10 anni ha eguagliato la produzione durante tutto il 20° secolo. Si stima (nel tradizionale scenario commerciale) che 66,5 Mt di plastica saranno immessi sul mercato europeo nel 20020 e la produzione globale di plastica potrebbe triplicare entro il 2050.

Rifiuti di plastica

Nell'Unione Europea (UE 27) è stato calcolato che nel 2008 sono stati generati circa 25 Mt di rifiuti plastici.

Di questi, 12,1 Mt (48,7%) finiva in discarica mentre 12,8  Mt (51,3%) venivano valorizzate e solo 5,.3 Mt (21,3%) venivano riciclate.

Nonostante una previsione di crescita complessiva del 30% nel volume di riciclaggio meccanico (da 5.3 Mt a 6.9 Mt) nel 2015, si prevede che lo stoccaggio  in discarica e l'incenerimento con il recupero di energia (10) rimangano le modalità predominanti di gestione dei rifiuti.

La produzione di plastica cresce con il PIL (12), inoltre si stima una crescita complessiva associata della generazione dei rifiuti plastici tra il 2008 e il 2015 di 5,7 Mt (23%).

Questo è dovuto in buona parte a una crescita del 24% nel settore degli imballaggi e in parte anche a una incremento costante di rifiuti di plasticai in Europa. In assenza di migliorie per quanto concerne la progettazione dei prodotti e la gestione dei rifiuti in Europa i rifiuti plastici sono destinati ad aumentare di pari passo con l'incremento della produzione,

Le tendenze osservate nell'Unione Europea sono probabilmente più marcate in economie in rapida crescita come India, Cina, Brasile, ma si notano anche nei Paesi in via di sviluppo.

Si prevede che la popolazione mondiale crescerà con un ritmo di 790 milioni di persone per ogni decade e possa raggiungere i 9 miliardi entro il 2050 con una nuova classe media di circa 2 miliardi.

Questo probabilmente aumenterà la domanda di plastica e la quantità di rifiuti di plastica nel mondo.

Industria della plastica

L'industria della plastica detiene un importante ruolo economico in Europa, impiegando in totale circa 1,45 milioni di persone in più oltre 59000 aziende e generando un fatturato di circa 300 miliardi di euro all'anno. Il settore produttivo offre 167.000 posti di lavoro, mentre per i trasformatori la quota sale a 1,23 milioni, soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese (EU 27, 2005-2011, ESTAT)

Sul lato della gestione dei rifiuti, la raccolta e lo smistamento dei rifiuti di dispositivi elettrici e elettronici (WEEE) e plastica forniscono le maggiori opportunità di lavoro con un totale di 40 e 15,6 posti di lavoro creati rispettivamente per 1000 tonnellate di materiale processato.

Il solo riciclaggio della plastica ha il potenziale di creare 162018 posti di lavoro nella UE 27, se il tasso di riciclaggio aumenterà fino a un livello del 70% entro il 2020.

La plastica viene per lo più utilizzata nel packaging come prodotto unidirezionale a basso costo che molto spesso non è riutilizzabile o non progettato per essere riusato. Il mercato di conversione della plastica è dominato dal packaging in plastica (40,1%), seguito dal settore delle costruzioni (20,4%) 

Si prevede che l'industria della plastica registrerà una crescita di circa il 4% a livello globale, ben oltre la crescita prevista per il PIL globale.

L'Europa è ancora un esportatore di prodotti di plastica con un valore di 13 miliardi nel 2009, ma la produzione cinese ha raggiunto livelli simili fin dal 2008.

Destino nell'ambiente

Una volta dispersi nell'ambiente, in particolare nell'ambiente marino, i rifiuti di plastica possono persistere per centinaia di anni. I danni all'ambiente marino e costiero e alla vita acquatica sono provocati da 10 milioni di tonnellate di rifiuti, per lo più plastica, che finiscono ogni anno negli oceani nei mari, trasformandoli nella discarica di plastica più grande del mondo.

I residui di rifiuti nell'Oceano Atlantico e Pacifico sono stimati nell'ordine di 100 Mt e circa l'80% è rappresentato dalla plastica. Le specie marine possono ingerire o rimanere impigliate nei detriti plastici.

Il Ghost Fishing (pesca fantasma) attraverso vecchie attrezzature per la pesca in plastica si traduce in costi economici elevati, oltre a un danno significativo per l'ambiente. Le specie invasive sfruttano i rifiuti di plastica per percorrere lunghe distanze negli oceani. La maggior parte di questi alla fine si deposita sul fondo del mare.

La plastica non è inerte. La plastica convenzionale contiene molti additivi chimici che possono causare degli scompensi endocrini, essere cancerogeni o provocare altre reazioni tossiche, disperdendosi nell'ambiente, anche se in piccole quantità.

Gli inquinanti organici persistenti (POP), come ad esempio pesticidi e DDT, e il bifenile policlorinato (PCB) presenti nell'acqua possono attaccarsi ai frammenti plastici con gravi conseguenze, poiché entrano nella catena alimentare attraverso la fauna marina che ingerisce la plastica (effetto cavallo di Troia). Questi POP non si decompongono facilmente, bensì tendono ad accumularsi nel tessuto corporeo, con effetti cancerogeni, mutagenici e in generale dannosi per la salute.

Particelle piccole e sottili (chiamate microplastiche) sono il risultato di decenni di fotodegradazione e abrasione meccanica e rappresentano un grave problema. Esse infatti sono onnipresenti e raggiungono pesino le aree più remote con una concentrazione in acqua a volte maggiore di quella del plancton.

Queste microplastiche e i relativi additivi chimici, se ingeriti in grandi quantità dalla fauna marina, possono contaminare la catena alimentare attraverso l'interazione predatore-preda.

Traduzione a cura di *Legnani Traduzioni (Valentina Legnani)

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