[13/03/2013] News

C’era una volta la proverbiale affidabilità giapponese: irregolari la metà dei liquidatori di Fukushima

Al via 4 cause con richieste di risarcimenti da 55,2 milioni dollari al governo centrale

Dopo che un sondaggio ha rivelato che circa la metà dei "liquidatori" della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono irregolari o addirittura potrebbero lavorare illegalmente, il governo giapponese è corso ai ripari e sta  rivedendo le sue politiche sul personale della Tokyo electric power company (Tepco) e delle ditte in subappalto.

A quanto pare tra i "liquidatori" di Fukushima Daiichi ci sono persone inviate da agenzie di ricerca di personale che le hanno fatte passare per lavoratori con esperienze in imprese specializzate.

Secondo la legge giapponese solo la Tepco o i  subappaltatori di "primo livello" avrebbero potuto assumere direttamente i lavoratori, ma ora il governo si trova davanti un bel dilemma: se rafforza i controlli molti lavoratori di Fukushima risulteranno inidonei e la Tepco si troverebbe ad avere una carenza di manodopera che potrebbe provocare ritardi significativi nel già incertissimo programma di smantellamento dei reattori nucleari.

E pensare che tutto nasce da un sondaggio condotto dalla stessa Tepco tra settembre ed ottobre 2012 e che ha coinvolto  4.000 lavoratori, il 47% dei quali ha detto che la società che dà loro gli ordini di lavoro non è quella che paga i loro salari. Risultati inquietanti che  suggeriscono che le agenzie di personale stanno fornendo operai mentre li sta camuffando da "independent contractors", una modalità vietata perché crea incertezza su quale entità sia responsabile della sicurezza dei lavoratori.

La road map presentata nel luglio 2012 da Tepco e dal governo giapponese prevedeva che per la bonifica, la dismissione e le altre attività necessarie ci vorranno probabilmente 12.000 lavoratori all'anno, e questo almeno fino al 2017. Ma i "liquidatori" disponibili a lavorare nel cadavere nucleare di Fukushima Daiichi scarseggiano. La road map invece stima che a lungo termine ci vorranno almeno  23.300 persone. A partire da maggio, 24.300 persone sono state registrate come" radiation workers", ma 1.000 tra questi "liquidatori" erano già stati esposti a grandi quantità di radiazioni,  un fattore che rende impossibile utilizzarli a lavori legati al nucleare per un lungo periodo.

Alla luce delle rivelazioni sulle pratiche illegali di reclutamento dei "liquidatori", il ministero dell'industria giapponese ha detto che intende rivedere la road map Tepco entro giugno e che il gruppo di lavoratori ammissibili potrebbe essere molto più ridotto di quelli che stanno lavorando alla centrale disastrata.

Il numero di 23.300 "liquidatori"  è stato ulteriormente messo in discussione da altre rivelazioni molto preoccupanti: emergono sempre più prove che molti lavoratori sono stati esposti a livelli di radiazioni superiori a quelle registrate nei loro documenti di lavoro ufficiali.

La Tepco è  riluttante a rivedere la road map ed ha detto che è difficile giudicare la legittimità delle assunzioni solo sulla base di un sondaggio (ma allora perché lo ha fatto?) ed anche i principali appaltatori ed i loro subappaltatori hanno annunciato che si opporranno ad un giro di vite governativo sulla professionalità dei "liquidatori" di Fikushima Daiichi  e sulle assunzioni di manodopera attraverso le agenzie. Secondo la Tepco ed i subappaltatori così il costo del personale salirebbe alle stelle e se i regolamenti verranno rafforzati in modo significativo, le imprese non  sarebbero probabilmente in grado di assumere lavoratori sufficienti e lo smantellamento dei reattori nucleari subirebbe forti ritardi.

Quindi al nuovo governo di centrodestra giapponese viene chiesto di chiudere gli occhi su pratiche di lavoro illegittime e discutibili, se vuole davvero smantellare la centrale nucleare. A Fukushima Daiichi come a Chernobyl la vita e la salute dei "liquidatori" sembrano essere solo una variabile economica in mano alla lobby nucleare.

Che la situazione sia ormai pericolosa anche per il governo lo dimostra chiaramente quanto annunciato oggi da Allison Macfarlane, la presidente della Nuclear regulatory commission Usa (Nrc), che si è offerta di aiutare il Giappone, tenendo regolari meeting bilaterali, a smantellare i reattori nucleari di Fukushima Daiichi.

La Macfarlane ha detto oggi in una conferenza stampa a Washington che «La Tokyo electric power company dovrà superare numerosi ostacoli prima di bonificare il disastro nucleare della centrale di Fukushima Daiichi».  Poi ha espresso il suo rispetto per gli oltre 2.000 "liquidatori" che hanno rimosso i detriti e il combustibile esaurito. La presidente della Nrc Usa ha visitato il sito di Fukushima Daiichi nel dicembre 2011 e ha spiegato che «4 reattori sono stati distrutti e resta ancora molto da fare nel sito devastato dallo tsunami», quindi si è offerta di «Lavorare a stretto contatto con le autorità di regolamentazione nucleare del Giappone» ed ha proposto di «Tenere meeting due volte l'anno per uno scambio di informazioni». 

Secondo la Nrc, «I meeting costituiranno un forum per lo scambio di informazioni tecniche e per condurre una ricerca congiunta volta a garantire la sicurezza degli impianti nucleari. I 2 paesi sarà anche in grado di discutere una vasta gamma di potenziali aree in cui cooperare. Potrebbero essere istituiti anche  gruppi di lavoro per le questioni ad alta priorità»

Intanto, l'11 marzo, nel secondo anniversario del terremoto/tsunami che ha dato il via alla catastrofe nucleare, 1.650 residenti e sfollati di Fukushima intentato cause contro il governo centrale e la Tepco. E' la prima volta che il governo di Tokyo viene chiamato a rispondere delle conseguenze di una tragedia figlia delle sue politiche  nucleariste ed i ricorrenti chiedono risarcimenti per tornare al livello di vita che avevano prima dell'11 marzo 2011. Secondo gli avvocati che hanno depositato le cause in 4  tribunali distrettuali le richieste di risarcimento arrivano a 5,3 miliardi di yen (55,2 milioni dollari).

«Non abbiamo visto alcun sforzo sincero da parte del governo centrale e della Tepco per aiutarci - ha detto a The Asahi Shimbun  Takashi Nakajima, che aveva supermercato a Soma  - La ricostruzione delle zone colpite dalla calamità potrà iniziare solo dopo che il giudice avrà determinato le responsabilità degli imputati».

Gli avvocati sostengono che «Il governo centrale dovrebbe essere ritenuto responsabile in quanto ha promosso l'energia nucleare come politica nazionale e perché non era in grado di controllare la gestione della Tepco dell'impianto di Fukushima 1».

La causa depositata alla Corte distrettuale di Fukushima riguarda  800 soggetti, residenti delle prefetture di Fukushima, Miyagi, Yamagata, Tochigi e Ibaraki al momento del disastro nucleare e che chiedono un'indennità mensile di 50.000 yen a testa fino a quando i livelli di radiazione nelle aree in cui un tempo risiedevano non torneranno ad essere quelli precedenti all'11 marzo 2011.

Ma la causa più grande è quella intentata alla sede di Iwaki del Tribunale distrettuale di Fukushima: 822 denuncianti, tutti abitanti di Iwaki, che chiedono 80.000 yen di indennità mensile a testa per i bambini e 30.000 yen per gli adulti. 8 sfollati residenti a Tokyo ha presentato la loro causa con la Corte distrettuale di Tokyo, mentre i 20 sfollati che vivono nella Prefettura di Chiba hanno fatto altrettanto alla Corte distrettuale di Chiba. Gli avvocati dei ricorrenti hanno detto che «C'è una forte possibilità che ulteriori azioni legali collegate saranno depositate  in futuro».

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