[14/03/2013] News

Perù: il piccolo popolo degli indios Matsés contro il gigante petrolifero canadese

Secondo Survival International «Centinaia di indiani amazzonici Matsés si sono uniti per impedire a una compagnia petrolifera canadese, la Pacific Rubiales, di distruggere la loro terra e minacciare le vite delle tribù incontattate. Sabato scorso, i Matsés si sono radunati sul confine tra Perù e Brasile per chiedere ai loro governi di fermare le prospezioni e metterli in guardia su un progetto che potrebbe avere un effetto devastante sulle loro foreste natali».

I Matsés sono un piccolo popolo di circa 2.200 persone che vive  al confine tra Perù e Brasile. Insieme alla tribù dei Matis, con la quale  sono imparentati, vengono chiamati il "Popolo del Giaguaro" per i tatuaggi e le decorazioni del viso che ricordano i baffi e i denti dell'animale. Sono entrati in contatto con "l'uomo bianco"  per la prima volta negli anni '60  e da allora soffrono delle malattie introdotte dai coloni. «Il contatto con l'esterno rappresenta un grave pericolo anche per le tribù incontattate - sottolinea Survival - che rischiano di essere esposte a malattie contro cui non hanno difese immunitarie».

La Pacific Rubiales è una multinazionale che o ha già avviato prospezioni petrolifere in Perù nel "Lotto 135", in un'area che è stata proposta come riserva per le tribù incontattate. Survival denuncia per l'ennesima volta l'atteggiamento del governo centrale di Lima: «Nonostante abbia promesso di proteggere i diritti dei suoi cittadini indigeni, il governo peruviano ha consentito al progetto da 36 milioni di dollari di proseguire. I licenziatari tracceranno centinaia di linee sismiche nella foresta ancestrale delle tribù incontattate e scaveranno pozzi alla ricerca di petrolio. Il governo ha anche rilasciato una licenza per proseguire la prospezione petrolifera all'interno del "Lotto 137", che si estende a nord del "Lotto 135", proprio nella terra appartenente alla tribù».. 

Nonostante le forti pressioni esercitate dalla Pacific Rubiales,, i Matsés continuano ad opporsi fermamente alle sue attività petrolifere nella loro foresta fin dal 2008, quando il governo peruviano creò  5 lotti di esplorazione che si sovrappongono ai loro territori e firmò accordi con due compagnie petrolifere. Già allora il presidente del Consiglio dei Matsés disse che «Durante l'individuazione di questi lotti, non sono stati effettuati adeguati processi di consultazione, né quando gli appezzamenti di terra sono stati messi in appalto né al momento della firma degli accordi tra le compagnie petrolifere e il governo. Questo contravviene chiaramente ai dettami della Convenzione 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) e della Dichiarazione dei diritti dei Popoli indigeni dell'Onu».

L'Asociación interétnica de desarrollo de la Selva Peruana (Aidesp), l'organizzazione degli indios  amazzonici peruviani, appoggia la lotta dei Matsés «Perché, nelle comunità che hanno acconsentito allo sfruttamento, non c'è traccia di sviluppo, ci sono solo inquinamento ambientale e ulteriore povertà».

I Matsés 5 snni fa avevano scritto all'allora presidente del Perù Alan Garcia per fargli sapere che non avrebbero abbandonato le loro terre per «Fittizie promesse che, durante tutti gli anni di sfruttamento petrolifero in altre aree dell'Amazzonia peruviana, non hanno portato alcun miglioramento nelle vite dei popoli indigeni».

Con la vittoria del nuovo preside nazional-populista Ollanta Moisés Humala la situazione per gli indios non è cambiata. Survival pubblica oggi una rara intervista ad una  donna Matsés che dice: «Il petrolio distruggerà il luogo dove nascono i nostri fiumi. Cosa accadrà ai pesci? Cosa berranno gli animali?».

Secondo l'organizzazione internazionale che difende i diritti dei popoli tribali, «È molto probabile che gli effetti dell'attività petrolifera si estendano anche oltre il confine, nella valle Javari del Brasile, dove vivono diverse tribù incontattate. I test sismici e le trivellazioni, infatti, rischiano di inquinare le sorgenti di diversi fiumi da cui questi popoli dipendono».

Il direttore generale di Survival International, Stephen Corry, conclude sollevando una questione storica ancora più ampia: «Lo stato canadese è nato dal furto delle terre indigene. Quando gli Europei hanno invaso il Canada, hanno introdotto malattie sconosciute e hanno preso il controllo delle risorse naturali, causando l'estinzione di interi popoli. Oggi, una compagnia canadese si appresta a commettere gli stessi crimini contro le tribù del Perù. Perché il governo peruviano non mantiene il suo impegno a rispettare i diritti indigeni? Come ci insegna la storia, all'invasione delle terre dei popoli incontattati seguono sempre morte, malattie e distruzione».

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