[15/03/2013] News

Strategia energetica nazionale, si infiammano le critiche. «Così non si raggiungono obiettivi ambientali»

Greenpeace, Legambiente e Wwf: «Carbone in aumento». Via libera alle trivellazioni di petrolio e gas

Il nuovo documento di Strategia energetica nazionale di 139 pagine che i ministri Corrado Passera e Corrado Clini hanno approvato con un Decreto interministeriale ha immediatamente sollevato forti critiche. Secondo Kyoto Club sono stati «Accolti alcuni contributi rispetto alla bozza di ottobre, ma resta un documento che non punta alla decarbonizzazione del sistema energetico italiano».

Diverso il parere di Claudio Andrea Gemme, presidente dell'Associazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche (Anie) di Confindustria: «Auspichiamo che il decreto interministeriale sulla Sen presentato oggi dai Ministri Clini e Passera sia messo in cima all'agenda delle priorità del nuovo governo, che ci auguriamo sia operativo prima possibile. Dalle scelte energetiche dipende, oggi più che mai, il futuro industriale e manifatturiero del Paese. Dopo la consultazione pubblica a cui Anie ha partecipato dando il suo contributo,  questo decreto rappresenta la seconda tappa del percorso verso quella articolata e coordinata politica energetica che tutti noi imprenditori chiediamo a gran voce per ridare vigore alla nostra già sofferente economia. Sappiamo che la Strategia, come dice il nome stesso, è solo un disegno programmatico che necessita quindi urgentemente di un piano che lo renda operativo nei tempi e nei contenuti. Ci auguriamo che questo piano vada nella direzione condivisa dalle aziende Anie di maggiore efficienza energetica e maggiore sviluppo delle rinnovabili»

Invece, nei giorni scorsi le associazioni ambientaliste e di categoria degli operatori delle rinnovabili avevano detto di ritenere  questo atto illegale, perché emanato da ministri di un Governo in esercizio solo per l'ordinaria amministrazione. Giudizio ribadito in una nota congiunta da Greenpeace, Legambiente e Wwf che dicono che la Sen «Sarebbe un atto inutile, se si prendessero per buone le dichiarazioni dei ministri firmatari, che affermano che il prossimo Governo ha facoltà di modificarla. La realtà è che un governo dimissionario, e in carica solo per l'ordinaria amministrazione, si è arrogato il diritto di completare un atto strategico, travalicando le proprie competenze e senza coinvolgere il Parlamento (ormai sciolto) né nessuno degli interlocutori per dare trasparenza sulle modalità di recepimento degli esiti della consultazione».

Secondo le tre grandi associazioni ambientaliste, ad un primo esame la Sen «Non è sostanzialmente modificata rispetto al documento originario, ma rende palese un vero e proprio abominio: quello di togliere il sostegno pubblico (dei consumatori) alle rinnovabili per darlo alla costruzione dei rigassificatori. Pur avendo apparentemente accolto elementi suggeriti da molti nelle consultazioni (riferimenti all'obiettivo di decarbonizzazione al 2050), li pone a mo' di corollario e non in un vero e proprio percorso a tappe, rendendoli del tutto ininfluenti». 

Gli ambientalisti sottolineano che «Nel documento si paventa la volontà di togliere dalla bolletta ulteriori forme di sostegno alla crescita delle rinnovabili, mentre invece si vorrebbe porre a carico dei consumatori le spese per i rigassificatori e per il cosiddetto hub europeo del gas, un hub che l'Europa non ha mai detto di volere e certo non giustificato dalla domanda interna (in decrescita). Questi sussidi si andrebbero ad aggiungere alle centinaia di milioni che vengono reperite in bolletta e distribuite ogni anno alle cosiddette "fonti energetiche assimilate" Cip 6, alle centrali a olio combustibile dell'Enel, per la dismissione ormai trentennale del nucleare ecc. Insomma, un'ulteriore regalia alle lobby fossili. Per di più  si mantiene stabile la quota di carbone (oggi in aumento) invece di essere conseguenti rispetto agli obiettivi ambientali proclamati e dichiarare la volontà di dismissione delle centrali, a cominciare da quelle più inquinanti. Inoltre la strategia riconferma la volontà di dare l'avvio alle trivellazioni per petrolio e gas in tutta la penisola e in mare, pur sottolineando che non si sostiene lo shale gas. Ma la realtà è che le accortezze ambientali non valgono per concessioni già date, che sono un'infinità, quindi il danno potenziale per un Paese come l'Italia, che fonda la sua ricchezza sul turismo, sarebbe un danno incalcolabile».

Quindi le tre associazioni concludono: «Il problema rimane quello di non aver operato una vera scelta a favore di un modello basato su rinnovabili ed efficienza, e quindi di non individuare una vera e propria strategia di transizione, come sta invece avvenendo in Germania. Per questo la Strategia finisce per essere solo un modo per sostenere i soliti noti e non intaccare, anzi favorire gli interessi delle grandi lobby dei combustibili fossili». 

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