
[20/03/2013] News toscana
La Richard Ginori, la storica manifattura di porcellane dichiarata fallita il 7 gennaio scorso dal Tribunale di Firenze, oltre ad essere stata un'azienda di prestigio all'interno di un plurisecolare panorama internazionale, ha rappresentato un'opportunità di lavoro qualificato nel "cuore" della Toscana: adesso, questa stessa realtà rischia di non riprendersi.
Nonostante le sette manifestazioni d'interesse avanzate nelle settimane scorse, l'asta per rilevarla è andata deserta. Pare che le motivazioni addotte per la rinuncia dei vari pretendenti (Sambonet, Lenox-Apulum...) siano tutte di natura economica, diretta o indiretta, perché l'interesse per il marchio ci sarebbe ancora.
La base d'asta fissata per questo bando, che comprende marchio, macchinari, resti di magazzino e quote societarie, è di 14,2 milioni di euro: non pochi ma nemmeno così lontani da quanto proposto in passato da uno dei pretendenti. Il fatto è che poi va aggiunto al pacchetto d'acquisto il contratto d'affitto dell'immobile (ubicato a Sesto Fiorentino), che costa 900mila euro l'anno e scade nel 2016. Almeno da questo punto di vista ci vorrebbero certezze per investire, perché per rifare ex novo un impianto produttivo probabilmente ci vogliono diverse decine di milioni di euro.
Intanto, gli oltre trecento dipendenti in cassa integrazione straordinaria fino al 7 gennaio 2014 hanno dovuto ingoiare un altro boccone amaro. Certo le speranze non sono tutte svanite, dato che la procedura di vendita dovrebbe andare avanti e il curatore fallimentare presentare un nuovo bando per l'asta, ma con il rischio (temuto dai lavoratori) che si frazioni il pacchetto.
Se c'è interesse per la tutela di posti di lavoro diretti e riguardanti l'indotto, in un frangente tra l'altro molto delicato per l'occupazione e per il mantenimento di un marchio espressione del made in Italy, ecco che sarebbe opportuno che facesse sentire la sua voce una "cordata" politica formata da istituzioni centrali (ora purtroppo e non si sa fino a quando piuttosto deboli), regionali e locali insieme a sindacati, associazioni e tutta la società civile in modo da rappresentare una coesione di intenti del tessuto socio-istituzionale, che possa servire da "incoraggiamento" anche per chi deve tirare fuori i soldi.