[21/03/2013] News

L'ambiente dopo la crisi politica, quale futuro?

Il risultato elettorale ci pone di fronte ad una domanda: come riusciamo nel prossimo futuro a tenere in campo le questioni ambientali, come volano fondamentale della risposta alla crisi economica? O se preferite: nei prossimi mesi sarà più facile o più complicato fare il nostro mestiere di ambientalisti?

Non sono domande retoriche. La risposta non è scontata. Dobbiamo capire qual è il contesto in cui agiremo e a quali condizioni possiamo riuscire a ottenere qualche vittoria importante.

Al di là dei dati evidenti (vittoria del M5S, sconfitta del centro sinistra, del premier Monti e delle sue politiche sociali, perdita di 6 mln di voti del Pdl e calo del 50% della Lega Nord, assenza della sinistra radicale dal Parlamento) quello che a noi interessa è capire come si è espressa la società italiana e quali dinamiche si sono messe in movimento.

Quello che è certo è che si è messo in movimento un processo, di cui è difficile prevedere l'esito, ma che sicuramente segna l'apertura di una fase nuova.

E' stato un voto di rottura, con molte sfaccettature, che può provocare numerosi cambiamenti nel Paese, che probabilmente chiude una fase politica. Un voto che fa emergere un'Italia rabbiosa ed esasperata, stanca della sua classe politica, ma anche meno assuefatta di 5 anni fa e che esprime voglia di cambiamento. Nel voto al M5S inoltre si è riversata la carica della contestazione generazionale e la spinta alla partecipazione dei referendum di due anni fa. Ma soprattutto si è espressa quella parte del paese che è stanca della logica dei due tempi, fino a ieri un tabù della politica nazionale ed europea: prima il risanamento finanziario poi le politiche di sviluppo, prima l'emergenza dei conti pubblici poi le politiche ambientali, la cultura, l'istruzione. Che non ne può più di sacrifici a senso unico, imposti dal governo Monti e dall'Unione Europea, e che obbliga chiunque voglia governare a porre al centro la crisi economica e le grandi questioni del lavoro, del precariato, dei giovani. Un voto che esprime protesta ma anche speranza che qualcosa possa ancora cambiare. L'elezione dei Presidenti delle camere è un segnale in questa direzione.

Di fronte a questo scenario, di grande precarietà, che si traduce anche in ingovernabilità e che essenzialmente determina per l'Italia una condizione di campagna elettorale permanente, l'atteggiamento giusto da assumere è quello di essere curiosi e aperti di fronte alle novità.

La novità principale è senza dubbio costituita dal successo del Movimento Cinque Stelle, che è un movimento politico, che aspira a rappresentare un movimento sociale, e che al momento si presenta come un'onda che al suo interno ha raccolto i bisogni e le domande più diverse (perfino il pronunciamento a favore degli abusivi in Campania), che è molto disordinato e molto differenziato da territorio a territorio, ma ha un leader indiscutibile (capace di inventare una nuova forma di comunicazione politica che nella rottura espressiva dà voce alla rottura politica e valoriale) e ha molto chiaro quale sia il nemico. Il successo elettorale non è dovuto solo ai toni populisti e demagogici, ma anche alla voglia di spazzar via un'intera classe politica che ha gestito il potere in questi anni (dalla Puglia al Veneto) e alla capacità del M5S di raccogliere valori e sensibilità, per noi irrinunciabili, come quelle per le emergenze ambientali, per la partecipazione dei cittadini, per l'onestà.

Di fronte ad un'onda così esasperata e dirompente il centrosinistra si è presentato senza un'idea originale e autentica che desse speranza al Paese di rilanciarsi per uscire dalla crisi, insieme alla convinzione che non fosse necessario dire cosa si sarebbe voluto fare una volta al governo, quale profilo avrebbe dovuto avere il paese tra 5 anni e come concretamente ci si sarebbe arrivati, rispondendo ai bisogni della gente.

La vittoria del M5S e la sconfitta del PD e del centrosinistra, non devono nascondere l'altro grande sconfitto di queste elezioni, il premier Monti, nel cui insuccesso va letto anche il rifiuto della politica recessiva europea. Come non va dimenticato che il PDL, grazie ad una spettacolare campagna elettorale di Berlusconi, continua a godere di un vasto consenso nel paese.

In questo quadro, se una parte importante della domanda sociale di ambiente ha probabilmente trovato una sua risposta nel voto al M5S, rimane oggi molto indeterminato come si configuri la rappresentanza politica dell'ambientalismo. Quello che sappiamo è che nel nuovo Parlamento ci sarà il più alto numero della storia repubblicana non solo di giovani e di donne, ma anche di sensibilità ambientali con il massimo grado di diverse culture ambientali, oltre alla presenza di comitati e nuovi movimenti fuori dai confini della sinistra storica. Un Parlamento in cui forse le difficoltà della governabilità determineranno l'impossibilità di procedere per decreti legge e voti di fiducia, restituendo ai lavori parlamentari quel peso e quella dignità che negli ultimi anni si era persa.

 

E' in un quadro così liquido ed in veloce evoluzione che si pone il problema di come tenere in campo le principali questioni ambientali e di come dobbiamo operare nella società che è emersa in queste settimane.

Nella società a fronte di paure, rabbie, corporativismi, ammiccamenti all'illegalità, emerge una quota maggioritaria di persone oneste che vogliono che si cambi rotta, disponibili al bene generale, che sta trovando forme di espressione diverse dal passato. E' con costoro che dobbiamo accendere una discussione pubblica che in Italia manca da troppo tempo su quale debba essere il bene generale per il paese e per l'Europa. Rivendicando così anche il ruolo dei corpi intermedi, che al momento sembrano essere esclusi dalla visione politica di Grillo, utili al paese perché danno voce e organizzazione a bisogni diffusi e ad interessi collettivi.

Ed è in questa logica che dobbiamo mettere al primo posto dell'azione ambientalista due parole chiave: lavoro e legalità. Per invertire la rotta e far uscire l'Italia dalla recessione è indispensabile affrontare oggi le grandi questioni ambientali come volano di sviluppo e lavoro, dal cambiamento climatico al dissesto idrogeologico, dalla rigenerazione delle città ai trasporti dei pendolari, dalla valorizzazione dell'agricoltura all'innovazione della chimica verde e al ciclo dei rifiuti, senza dimenticare la riduzione del precariato e delle disuguaglianze, il rilancio delle attività culturali e della pubblica istruzione, la lotta alla criminalità organizzata e alle illegalità diffuse, la riduzione dei costi della politica, la valorizzazione delle aree interne e dei piccoli comuni.

Dobbiamo porre all'attenzione delle forze politiche e di tutto il Paese un'agenda ambientale capace di sanare le ferite più gravi, di marciare nei territori aggregando alleanze incisive di cittadini, imprese e amministrazioni locali, e, contemporaneamente, di tracciare le strade per l'uscita dalla crisi, dando risposte a quel mondo economico che è tuttora alla ricerca di una rappresentanza adeguata. Dobbiamo lavorare per dare gambe a quella che abbiamo chiamato "la forza dei territori", imparando ad interpretare la speranza delle comunità e delle persone, cominciando a raccontare come dovrebbe e potrebbe essere il paese. 

Con il M5S dobbiamo aprire un confronto costruttivo e franco, sapendo che qualcuno nel Movimento ci vede come parte del vecchio sistema. Ma il M5S si dichiara anche pragmatico e intenzionato a misurarsi con le proposte concrete, senza pregiudizi di schieramento, premiando chi fa le cose giuste e le fa bene. Apriamo un confronto serrato, tenendo insieme pragmatismo e idealità, competenza scientifica e visione d'insieme, dobbiamo andare al merito delle questioni senza timore del confronto aspro con grande attenzione alla coerenza delle nostre vertenze e delle nostre proposte. Le vertenze ed i conflitti locali che suscitiamo o a cui partecipiamo devono sempre essere attenti alla soluzione reale dei problemi nel contesto di obiettivi e priorità nazionali, senza farsi trascinare da semplificazioni e superficialità. La coerenza e la serietà delle nostre proposte è la garanzia migliore per perseguire in modo radicale gli obiettivi ambientalisti. Ma non basterà dire che abbiamo ragione, dobbiamo raccontare quali scenari si andrebbero a delineare se passassero posizioni sbagliate sulle trivelle come sul carbone, sui rifiuti come sulle biomasse ....

Come Legambiente sappiamo anche cosa ci differenzia dal M5S, oltre ad alcune scelte concrete sul territorio e ad alcune politiche generali: il linguaggio e lo stile comunicativo (noi continuiamo a pensare che sia controproducente apostrofare gli avversari con termini offensivi), e soprattutto il modello organizzativo, perché continuiamo ad essere convinti che il nostro modello sia profondamente democratico, consente il confronto e l'agire con la massima condivisione.

Nella Legislatura che si apre vogliamo segnalare la nostra "agenda", che si può sintetizzare in 6 grandi questioni.

PRODUCIAMO NUOVA BELLEZZA. Puntare sulla bellezza è una chiave fondamentale per capire come il nostro Paese possa ritrovare le idee e la forza per guardare con ottimismo al futuro. Abbiamo elaborato una proposta di legge sulla bellezza con l'intento di tutelare il patrimonio culturale, produttivo e paesaggistico dell'Italia attivando nei territori processi di trasformazione che puntino a rendere più belle, moderne e vivibili le città italiane, a migliorare la qualità della convivenza, del benessere individuale e collettivo e a muovere la creatività. Bellezza del paesaggio, dei luoghi, ma anche bellezza dei gesti, dei comportamenti, delle idee.

ROTTAMIAMO LE FONTI FOSSILI. Fermiamo subito le nuove centrali a carbone e i progetti di nuove trivellazioni. Rilanciamo con forza lo sviluppo delle fonti rinnovabili tramortite dal V conto energia del governo Monti. Lavoriamo per una Strategia Energetica Nazionale  che ci porti con tappe certe e definite fuori dal fossile.

TRASPORTI PULITI. NO/TAV - NO/PONTE. Basta con i generosi aiuti di Stato che da anni vengono elargiti agli autotrasportatori a carico della collettività. Sì a investimenti  per il trasporto pubblico locale, per i treni regionali, per le metropolitane e il trasporto collettivo. Subito un milione di auto/pendolari in meno: sui 14 milioni di pendolari quotidiani, solo 2 milioni 903 mila usano il treno. Portiamo il numero dei pendolari su ferro a 4 milioni così da liberare le strade dal traffico e le città dallo smog. Estendiamo il limite dei 30 kmh in tutte le zone residenziali. Abbandoniamo definitivamente il progetto di Alta Velocità in Val Susa. Archiviamo per sempre il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina chiudendo la Società Ponte sullo Stretto e destinando fondi al trasporto ferroviario locale. Chiudiamo l'esperienza fallimentare della legge obiettivo e spostiamo le risorse dalle infrastrutture stradali a quelle ferroviarie, marittime ed urbane.

STOP CONSUMO DI SUOLO E DISSESTO IDROGEOLOGICO. Blocchiamo il consumo di suolo ripartendo dal Disegno di Legge presentato nella passata legislatura e avviamo una grande opera di recupero dal dissesto idrogeologico, con progetti tecnicamente e scientificamente adeguati alla nuova tipologia di emergenze e finanziati anche con la deroga al patto di stabilità. Lanciamo un Piano Città che abbia al centro la rigenerazione urbana, la trasformazione di quartieri a zero emissioni, la riqualificazione edilizia (energetica, idrica ed antisismica) a cominciare da quella scolastica, con incentivi e detrazioni fiscali stabili.

RIFIUTI, PREVENZIONE E RICICLAGGIO PRIMA DI TUTTO. L'Italia continua a smaltire la metà dei suoi rifiuti urbani in discarica e un terzo dei suoi abitanti vive ancora in aree in emergenza. Per superare questa crisi occorre rivedere il sistema di premialità e penalità del ciclo dei rifiuti, facendo diventare le politiche di prevenzione e riciclaggio le opzioni economiche più convenienti.

LOTTA  ALLE ECOMAFIE  E  ALLA CORRUZIONE. Introduciamo i reati ambientali nel codice penale come chiediamo dal 1994. Approviamo una legge ad hoc contro l'abusivismo edilizio e norme più incisive contro la corruzione e il voto di scambio. Ogni anno nel nostro paese si consumano 33mila reati contro l'ambiente, che restano sostanzialmente impuniti, crescono i fatturati dell'ecomafia, che hanno superato nel 2011 i 16,6 miliardi di euro, dilaga l'abusivismo edilizio, con 253.000 le case illegali costruite negli ultimi dieci anni. Un'illegalità che va quasi sempre a braccetto con la corruzione, che costa al paese 60 miliardi di euro l'anno.

*Direttore generale Legambiente, **Presidente nazionale Legambiente

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