
[26/03/2013] News toscana
Il problema dei cosiddetti acquedotti rurali che riguarda in particolare una parte del territorio toscano (la Maremma), non è cosi marginale dato che ad essere coinvolti sono 12 comuni in provincia di Grosseto (su 15 totali), 6500 utenze e 20mila cittadini.
Dal 2002 gli acquedotti rurali consortili e le reti idriche dell'ex Bonifica realizzata dall'Ente di Riforma negli anni '50 e '60 furono escluse dal Servizio idrico integrato (Sii) e quindi non furono comprese nella gestione dell'Acquedotto del Fiora. Ciò significa che i consorzi e i cittadini interessati, devono rimettere a posto la loro rete, farla collaudare, certificare e poi consegnarla alle amministrazioni comunali, che a loro volta la passano all'Acquedotto del Fiora, che non avrebbe comunque i fondi per gestirla (si tratta di circa 430 km di rete idrica per cui sarebbero necessari 5-6 milioni di euro di interventi per riqualificarla).
Attualmente, spiega l'amministrazione comunale di Grosseto, questi cittadini pagano la normale tariffa per il rifornimento idrico (le reti consortili sono infatti collegate a quella pubblica) ma l'Acquedotto del Fiora non ha la possibilità giuridica ed economica di intervenire nella manutenzione di servizi in gran parte obsoleti e quindi bisognosi di interventi costosi. «Oggi siamo qui perché abbiamo il dovere di dare una risposta a migliaia di persone e dire basta a questa disparità di trattamento- ha sottolineato il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi -. Noi abbiamo già chiesto che il servizio idrico sia un diritto garantito allo stesso modo a tutti gli utenti perché quella che vivono in tanti è semplicemente un'ingiustizia».
L'Amministrazione comunale ha deciso di intervenire e proporre pubblicamente all'Autorità idrica toscana (Ait) di rendere omogenea l'offerta del servizio sull'intero territorio. «Sono in tanti ormai a sollecitare una soluzione - ha spiegato il presidente dell'Acquedotto del Fiora, Claudio Ceroni - che noi per primi vogliamo ottenere, come i cittadini interessati e le associazioni dei coltivatori ma a noi servono però gli strumenti e i fondi per intervenire. Al momento, invece, questi acquedotti rurali sono considerati come le tubature dei condomini». L'amministrazione comunale confidando nella sensibilità sempre più diffusa rispetto a questa situazione, auspica che la Regione Toscana intervenga.
«L'Autorità idrica toscana deve necessariamente rivedere il Piano di Ambito, variare il perimetro gestito, acquisire quelle reti e mettere a disposizione dell'Acquedotto del Fiora le risorse», ha concluso Bonifazi.