
[27/03/2013] News
Il Sud ribatte: «Risponderemo 10mila volte più forte»
Ieri il regime nazional-stalinista della Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc) ha ordinato a tutte le unità di prendere la "posizione dovere di combattimento numero uno" e di prendere di mira tutte le basi degli Usa continentali, le Hawaii e Guam, e gli obiettivi nemici in Corea del Sud e dintorni. Secondo quanto hanno detto esperti dei misteriosi affari interni della dittatura dinastico-comunista nordcoreana all'agenzia giapponese Radiopress, «La posizione dovere di combattimento No.1 può significare il massimo livello di dispiegamento militare». Radiopress, che monitora da tempo i media nordcoreani, dice che il termine "posizione dovere di combattimento No.1" viene utilizzato dai militari nordcoreani fin dal 1989, durante le crisi più acute. In una dichiarazione il regime di Pyongyan ha anche detto che questo dispiegamento militare «Manifesta la nostra potente volontà alla Corea del Sud attraverso le azioni fisiche. La Corea del Sud dovrebbe essere consapevole che tutto sarà ridotto in cenere e fiamme al momento in cui si scatenerà il primo attacco».
In Corea del Sud la preoccupazione per un colpo di testa del regime del Nord cresce. Il colonnello dell'esercito sudcoreano Wi Yong-sup ha detto ai giornalisti che «L'esercito e la marina del nord, ma non la forza aerea, hanno preso parte ad esercitazioni» Wi ha avvertito che «Il Nord sembra si stia preparando a tenere esercitazioni militari più combinate. Sono molto preoccupato per la situazione. La Corea del Sud dovrebbe stare in allerta per eventuali nuove provocazioni militari causate da tali esercitazioni militari». Poi, temendo nuovi episodi come quello dell'affondamento di una corvetta sudcoreana 3 anni fa nel Mar Giallo, ha avvertito Pyongyang: «Il Sud risponderebbe mille o diecimila volte più forte ad ogni futura azione provocatoria del Nord».
Per quanto riguarda un possibile attacco missilistico ai territori statunitensi si tratta certamente di minacce esagerante ma che Washington non sottovaluta. Il portavoce del dipartimento di Stato americano, Patrick Ventrell, ha detto che le minacce di Pyongyang sono solo provocazioni che servono soltanto a isolare ulteriormente la Rpdc: «Gli Stati Uniti sono pienamente in grado di difendere se stessi ed i loro alleati contro gli attacchi da parte del Nord» e che gli Usa «Sono fermamente impegnati per la difesa della Corea del Sud e del Giappone». Ma gli Usa, dopo che la Rpdc ha lanciato un missile balistico nel dicembre 2012 ed eseguito un test nucleare a febbraio, stanno intensificando i dispositivi di difesa ed attacco contro un altro lancio di missili, per impedire altri test nucleari ed attacchi contro obiettivi sudcoreani.
Intanto, il regime nordcoreano ha annunciato che, per la prima volta in 2 anni e mezzo, entro questa settimana convocherà il summit del Partito dei lavoratori per discutere di «Questioni importanti». Il Rodong Sinmun, il quotidiano del partito unico della Rpdc, oggi scrive che «La riunione plenaria del Comitato centrale del partito si terrà a fine marzo». In teoria si tratta della convocazione del terzo più alto livello decisionale della dittatura, dopo il congresso e la conferenza del Partito dei Lavoratori, ma in realtà il Comitato centrale è quello che da la linea al regime e al Paese.
L'ultima riunione del Comitato centrale comunista si era tenuta nel settembre 2010 per scegliere l'attuale leader Kim Jong Un come successore di suo padre, Kim Jong Il. E' chiaro che all'ordine del giorno c'è la situazione di un Paese che sta pericolosamente precipitandosi verso uno scontro finale, con il suo esercito già mobilitato per il combattimento e l'intera Rpdc in addestramento militare. Così come è chiaro che l'Assemblea suprema del popolo - il Parlamento di Pyongyang - il primo aprile sarà chiamato a ratificare semplicemente la politica avventuristica e militarista delle cariatidi del Partito dei Lavoratori e del giovane leader supremo della dinastia dei Kim. Proprio Kim Jong Un dovrebbe annunciare una posizione ancora più intransigente, dopo aver completato l'occupazione di tutti e tre i livelli decisionali della struttura di potere del Paese: Stato, esercito e partito unico.