[10/04/2013] News

La Corte Costituzionale salva la legge sull'Ilva, ma ora c'è da salvare Taranto

Ieri c'è stato il via libera dalla Corte Costituzionale alla legge salva-Ilva che ha giudicato in parte inammissibili, in parte non fondati i dubbi di legittimità costituzionale sollevati da Gip e Tribunale di Taranto. La Consulta conferma che l'impianto del decreto messo a punto dal governo e convertito in legge a fine 2012, è aderente alla costituzione e respinge nella sostanza le tesi dei magistrati secondo cui ben 17 articoli della Carta erano stati violati, dando ragione al governo.

Di tenore diverso ovviamente i vari commenti. «Le sentenze della Corte si rispettano e non si commentano», ha sottolineato il procuratore di Taranto Franco Sebastio. «Sono addolorato e angosciato per il futuro dei cittadini di Taranto», ha dichiarato sinteticamente il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli che si è speso molto sulla vicenda.  Il Gruppo Ilva ha annunciato che domani farà una conferenza stampa dedicata alla questione mentre pacatamente soddisfatto è apparso il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini. «Adesso non ci sono più scuse per nessuno. L'azienda deve correre, le amministrazioni locali devono essere impegnate sul pezzo, così come il ministero dell'Ambiente. Non credo che siano più ammissibili quei tentativi di balletto di responsabilità e di competenze che è un classico della nostra esperienza amministrativa- ha aggiunto il ministro- La strada è segnata. La Consulta ha detto che lo è dal punto di vista costituzionale, io posso aggiungere che lo è dal punto di vista ambientale e industriale».

Solo in parte sulla stessa linea del ministro anche Legambiente: «Ora che la Consulta si è pronunciata sulla costituzionalità della legge Salva Ilva - commenta il vice presidente di Legambiente Stefano Ciafani - la si rispetti con rigore non solo nella parte che garantisce la produzione d'acciaio, mai bloccata in tutti questi mesi, ma anche in quella che chiede il risanamento degli impianti e la revisione dell'Aia per tenere conto del danno sanitario». Legambiente ha annunciato che non rinuncerà, comunque, a far modificare la legge che estende a tutti gli stabilimenti industriali inquinanti che abbiano almeno 200 lavoratori la possibilità di adottare una normativa d'emergenza dichiarandoli di interesse strategico nazionale, perché di fatto va a stravolgere la normativa ambientale nel nostro paese.

In sintesi, la Consulta chiarisce che il decreto non influisce sull'accertamento delle responsabilità derivanti dall'inosservanza dell'Aia, l'Autorizzazione integrata ambientale  e non incide ''sull'accertamento delle responsabilità nell'ambito del procedimento penale'' in corso a Taranto, facendo cadere  le posizioni dei magistrati, che invece avevano insistito sul fatto che il legislatore avesse calpestato i poteri dei giudici, annullando i provvedimenti di sequestro preventivo, prima dell'area a caldo e poi dell'acciaio prodotto. Per il ministro Clini ora il lavoro deve continuare. «Abbiamo un impegno, lo abbiamo preso con una legge, lo avevamo con l'Aia. Avevo detto, quando si erano aperte le contestazioni al decreto da parte della magistratura di Taranto, che c'era il rischio che si fermasse il risanamento, anche perché c'era la possibilità che l'impresa rinunciasse dopo che aveva accettato tutte le condizioni dell'Aia. Ora dobbiamo recuperare il tempo che avrebbe potuto essere utilmente speso per avviare il programma di risanamento che comunque è partito». In prima istanza sarebbe opportuno che il ministro desse risposta ai rilievi critici che il gruppo di lavoro dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha fatto durante i controlli eseguiti all'Ilva di Taranto sul rispetto delle prescrizioni Aia, eseguiti dal 5 al 7 marzo scorso. Rilievi che sono stati fatti propri dal Garante per l'attuazione dell'Aia, Vitaliano Esposito, in una lettera inviata il 26 marzo scorso alla presidenza del Consiglio dei ministri, ai ministri dell'Ambiente e della Salute e al Prefetto di Taranto, Claudio Sammartino.

Il Garante fa propria anche la richiesta dei tecnici Ispra di "procedere a diffida nei confronti del gestore ad operare". Le carenze riguardano la mancata copertura dei nastri trasportatori, area di carico-scarico dei materiali, i parchi di deposito dei materiali e il contenimento delle emissioni in vari reparti dello stabilimento. Intanto forte della sentenza della Consulta  i legali dell'Ilva hanno depositato alla cancelleria della procura di Taranto un'istanza per la restituzione dei prodotti finiti e semilavorati sequestrati il 26 novembre scorso sollecitando l'immediata applicazione della legge 231.  «Se non si vuole che i cittadini tarantini perdano completamente la speranza nelle istituzioni - ha dichiarato Lunetta Franco, presidente del circolo Legambiente Taranto - si dimostri seriamente che si vuole salvaguardare lavoro, salute e ambiente e non solo gli interessi dell'azienda. Si sappia che a Taranto i cittadini insieme alle  tante organizzazioni della società civile che si sono mobilitate terranno alta l'attenzione e contrasteranno ogni tentativo di annacquare il risanamento».  

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