[23/04/2013] News

Investimenti nelle energie rinnovabili, spiegato il boom. Entro il 2030 triplicheranno

Costo delle rinnovabili in forte calo. E’ di crescita la crisi delle industrie del fotovoltaico e dell’eolico

Nonostante la recente crisi di alcuni colossi del fotovoltaico e dell'eolico, entro il 2030 gli investimenti annui in energie rinnovabili sarebbero destinati a triplicare. A dirlo è il rapporto "Renewables Investment Seen Tripling Amid Supply Glut" di Bloomberg New Energy Finance (Bnef), che analizza diversi fattori che modelleranno il futuro energetico mondiale, comprese le condizioni economiche, le richieste del mercato e l'evoluzione delle tecnologie.

Secondo il rapporto Bnef, la spesa annuale in energie rinnovabili potrebbe aumentare dai 190 miliardi all'anno del 2012 ai 630 miliardi di dollari entro il 2030. Un fattore essenziale per la crescita è proprio quello che sta producendo l'attuale crisi del settore: il calo repentino del costo dell'energia eolica e solare, che nel breve periodo ha mandato in bancarotta molti produttori. 

Il rapporto di Bloomberg prevede anche una crescita significativa dell'energia idroelettrica e geotermica, da biomasse e da altre fonti alternative. Nello scenario "New Normal", il  più probabile tracciato da Bnef , il 70 % della nuova capacità produttiva di energia elettrica tra il 2012 e il 2030 verrà proprio dalle fonti rinnovabili, con l'eolico che ne fornirà il 30% e il fotovoltaico il 24%, mentre il contributo dei combustibili fossili scenderà al  25%. Il restante 5% dovrebbe essere fornito dal nucleare.

Oltre alle previsioni "New Normal" del rapporto Bnef  c'è anche uno scenario "barrier busting": in questo caso, più denaro viene indirizzato in iniziative come i contatori intelligenti che consentono ai clienti di monitorare il consumo di energia, e in strutture in grado di stoccare  l'energia. Secondo i ricercatori, con questo tipo di investimenti si potrebbero raggiungere gli 880 miliardi dollari entro il 2030.

Il rapporto prevede che anche il  prezzo del carbonio aumenterà rispetto ai livelli minimi di oggi che stanno provocando tanti guai al sistema di scambio quote Ets dell'Unione europea, e che ci sarà un forte aumento della domanda di  energie rinnovabili in Africa e il Medio Oriente, e ulteriori riduzioni del costo delle tecnologie.

Lo scenario "traditional territory" ipotizza invece un rallentamento della crescita economica globale, una riduzione dei prezzi dei combustibili fossili e politiche climatiche più deboli, che potrebbe portare ad un contenimento degli investimenti nelle energie rinnovabili a 470 miliardi dollari entro il 2030.

Il rapporto sottolinea che negli ultimi anni è stata la crescita dello shale gas ad attirare l'attenzione, facendo esplodere la discussa tecnica della fratturazione idraulica, ma il calo dei costi dell'energia rinnovabile e delle tecnologie necessarie per integrarle nel sistema energetico le renderanno più economiche del gas da scisti.

I curatori del rapporto, Louise Downing ed Alex Morales, evidenziano che «Si tratta del 37% in più di quanto stimato nel novembre 2011 e vuol dire che entro il 2030 le rinnovabili rappresenterebbero la metà di tutta la capacità produttiva».

E' stata proprio la sovrabbondanza di produzione a provocare la crisi dei produttori di solare ed eolico del 2012, con il fallimento di colossi come Suntech Power Holdings e le perdite record di Vestas Wind Systems. Ma si tratta di una crisi di crescita ed assestamento, perché le imprese si stanno preparando ad un periodo in cui le energie rinnovabili potranno rivaleggiare senza nessun incentivo con il carbone e il petrolio.

Michael Liebreich, amministratore delegato di New Energy Finance, ha detto in un'intervista che «I punti di vista apocalittici su quanto costerà portare il mondo verso l'energia rinnovabile semplicemente non sono veri. Tre anni fa pensavamo che l'eolico e il solare sarebbero stati economici come le patatine, e sono andati anche al di sotto di quelle».

Il gruppo di ricerca londinese della Bnef stima che «Il costo di installazione di un gigawatt di energia rinnovabile è ora di circa il 10% in meno di quanto previsto nel 2011 per il periodo fino al 2030. Un gigawatt è sufficiente ad alimentare circa 800.000 case negli Usa. Queste riduzioni fanno parte di quel che ha  depresso gli investimenti dell'energia pulita del 22% nel primo trimestre fino a 40,6 miliardi dollari, il più basso per di ogni trimestre in 4 anni».

Uno dei fattori scatenanti è stata la decisione della Cina di sovvenzionare l'ampliamento delle fabbriche di pannelli solari, che dal 2010 ha ridotto a metà il costo dei pannelli fotovoltaici, mentre dal 2009 il prezzo delle turbine eoliche è diminuito di circa il 25%. La cosa ha fatto diminuire i guadagni dei produttori, ma ha permesso agli sviluppatori di finanziare più progetti di energia pulita, anche se i governi hanno pesantemente tagliato gli incentivi.

Il modello a cui guada il rapporto è quello europeo, in particolare Germania e Spagna, che sovvenziona la produzione di energia e le rinnovabili stanno per cambiare "target": la loro scelta sarà molto meno "ambientale" e molto più per la convenienza delle imprese.

Mentre l'assestamento del fotovoltaico sta provocando chiusure e accorpamenti a catena, per arrivare ad una riduzione dei costi ancora maggiore le grandi aziende dell'eolico off-shore stanno progettando turbine più grandi e potenti: Siemens sta testando una turbina da 6 megawatt e ne sta prendendo in considerazione una da 10 MW; Mitsubishi Heavy Industries prevede di realizzare una turbina da 7Mw che verrà testato a terra quest'anno in Gran Bretagna; Vestas starebbe cooperando con altre imprese alla realizzazione di una poala eolica da 8 MW. La maggior parte delle grandi turbine offshore oggi producono meno di 6 Mw.

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