
[29/04/2013] News
In queste ore nasce il nuovo governo. Quali scelte strategiche farà per affrontare la grave crisi globale? Promuoverà una crescita economica indistinta o un "crescita organica" con attività che crescono e altre che si riducono o scompaiono, con obbiettivo la sostenibilità? A Radio Anch'io Ermete Realacci ha spiegato come la green economy sia la strada maestra per uscire dalla attuale crisi economica, sociale ed ambientale: ristrutturazioni in edilizia con risparmio ed efficienza energetica e con importantissime ricadute occupazionali, stesse opportunità per trasporti, agricoltura, industria, e grande diffusione delle energie rinnovabili. Dopo Realacci è intervenuto il prof. Brunetta, che ha spiegato che la green economy non può risolvere granché, che il risparmio energetico serve e l'ambiente è «un'aspirazione» importante, ma «senza ideologia, per favore!». Senza mai citare dati scientifici né studi a supporto delle sue asserzioni, Brunetta sulle rinnovabili ha sentenziato che:
La ricetta di Brunetta è: risparmio energetico, un po' di rinnovabili, ma soprattutto cercare idrocarburi in Italia, anche off-shore, e «smetterla con la retorica». Le lobby petrolifere ringraziano!
Intanto USA e Cina stanno aumentando i loro sforzi nelle rinnovabili e anche la Germania che, secondo "Nature", col progetto Energiewende intende uscire dal nucleare e dalle energie fossili entro il 2050 investendo mille miliardi di euro, divenendo così leader mondiale del settore.
L'ambientalismo scientifico da molti anni indica la strada della sostenibilità per affrontare con successo la crisi globale in cui siamo immersi. Ora è il momento decisivo per farlo. Come ci ricordano la UE (Energy Roadmap 2050) e i numerosi rapporti scientifici - ultimo quello di Jorgen Randers 2052 scenari globali per i prossimi 40 anni - o sapremo intervenire in modo rapido, saggio, responsabile e sostenibile, o forse scompariremo come specie, come è avvenuto ai dinosauri. Nel nuovo governo prevarrà la linea Brunetta o quella Realacci? Per uscire dalla crisi, sarebbe meglio per l'Italia che seguisse la strada virtuosa indicata dalla Germania e dalla stessa Unione europea.