
[02/05/2013] News
Rispetto ai tanti commenti sul nuovo Governo Letta, credo utili alcune considerazioni sulle linee d'azione per le energie rinnovabili presentate col discorso del Presidente in Parlamento.
«Le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica vanno maggiormente integrate nel sistema energetico esistente migliorando la selettività degli strumenti esistenti di incentivazione», ha affermato il neo Presidente.
Letta forse dimentica però che una "migliore selettività" degli incentivi è già stata fatta dal precedente Ministro per le attività produttive Passera, guarda caso proprio all'indomani della dichiarazione dell'A.D. di Enel Fulvio Conti che protestava per le tariffe troppo elevate alle energie rinnovabili (e scordando la componente del nucleare e delle finte rinnovabili del CIP 6) che rischiavano di far chiudere le centrali termoelettriche.
E così la "migliore selettività" di Passera ha portato alla chiusura di centinaia di aziende e alla perdita di migliaia di posti di lavoro nel fotovoltaico, che certamente aveva bisogno di una "ristrutturazione" del sistema degli incentivi, ma graduale e programmata, non di una "scure" che ha fatto piazza pulita!
Nel frattempo nel grande eolico il nuovo sistema dei DI-sincentivi di Passera (il meccanismo delle aste al ribasso aveva già dato prova in tutto il mondo di essere la migliore arma contro l'eolico!!) ha letteralmente creato il deserto: tutte le aziende medio piccole hanno chiuso, e se ben vengano le chiusure per azione della magistratura contro mafia e malaffare (speriamo che continuino), non credo buona cosa che siano rimaste solo Enel, Edison, Edf e pochissime altre, le uniche a riuscire a reggere al crollo delle tariffe.
Il piccolo eolico è finora passato (quasi) indenne nella tempesta, e inoltre è forse l'unico settore in cui gli incentivi nazionali alle rinnovabili hanno fatto nascere una filiera nazionale con quasi una dozzina di nuovi produttori di turbine, invece che aiutare unicamente i produttori esteri, come è stato nel grande eolico e nel fotovoltaico.
Si badi bene: si tratta di numeri modesti, ma all'incirca dello stesso numero complessivo di aziende produttrici di piccole turbine che esistono nel resto del globo, in altre parole il nostro paese ha la possibilità di assumere la leadership mondiale del piccolo eolico, settore abbandonato dalle multinazionali del vento interessate solo alle grandissime turbine con fatturati unitari a tanti zeri.
Bisognerebbe solo non usare la scure sugli incentivi (pardon, la "selettività degli strumenti esistenti d'incentivazione"), cioè tagliare per far chiudere il settore, ma attivare una politica industriale seria.
Anche perché gli attuali incentivi stanno aiutando molto i nostri concorrenti Usa (con le banche del governo di Obama che gli finanziano gli impianti in Italia!), e quelli cinesi (grazie all'assenza di un sistema di certificazione di settore per gli standard di qualità), mentre la nostra crescita è difficilissima e troppo lenta a causa del crollo dei finanziamenti del sistema bancario alle piccole aziende locali e non, nostri clienti, che dal 2012 ad oggi si è ridotto drasticamente, quasi a zero, mentre è assente nei nostri confronti, per la ricerca e sviluppo (indispensabile) di nuovi modelli e tecnologie.