
[02/05/2013] News toscana
Anche in Toscana specialmente nell'ultimo decennio sono state registrate annate particolarmente siccitose con una ridotta disponibilità di risorse idriche tradizionali. Le cause sono dovute in parte ai mutamenti meteo climatici ma anche al crescente peso demografico e turistico, ai maggiori fabbisogni connessi allo sviluppo economico industriale, agricolo (anche se in questi ultimi anni pare affermarsi un'inversione di tendenza complice la crisi economica) e civile. Ciò implica la necessità di avviare cambiamenti radicali nei comportamenti e nelle abitudini di cittadini e aziende finalizzati al risparmio idrico, di reperire nuove fonti di approvvigionamento e al contempo di incentivare in tutte le forme possibili il riuso delle acque depurate.
Il riutilizzo delle acque reflue costituisce una fonte di approvvigionamento idrico alternativo ai prelievi da falda, e rappresenta una buona pratica di gestione sostenibile delle acque che consente di fronteggiare lo stato di crisi quali-quantitativa in cui versa la risorsa idrica. Infatti attraverso il riutilizzo si limita il prelievo delle acque sotterranee e superficiali e si riduce la riduzione dell'impatto degli scarichi sui corpi idrici recettori. In questo contesto interessante è la proposta venuta da Lorenzo Del Lucchese (presidente Commissione speciale su Asa, comune di Livorno) e Luca Bogi (presidente commissione Ambiente e Risorse idriche, provincia di Livorno).
«Le aziende insediate nel nostro territorio, in particolare quelle che insistono nelle aree portuali e retroportuali fino al confine con Collesalvetti, hanno fatto più volte presente la penalizzazione dovuta all'eccessivo costo dell'acqua per uso industriale. La soluzione potrebbe essere a portata di mano, sfruttando lo scarico a mare del depuratore Asa del Rivellino e collegandolo ad una rete di fornitura. Se una cosa del genere è stata realizzata per la Solvay a Rosignano, con il progetto "Aretusa" per convogliare le acque depurate di Cecina e Rosignano, abbiamo il dovere di farlo anche per la città di Livorno. Possiamo ridurre o azzerare l'emungimento dalla falda sotterranea dell'acqua che ora viene fornita alle aziende e riservare quella preziosa risorsa per l'uso potabile».
I due esponenti dell'Italia dei Valori chiedono che questa soluzione «venga subito inserita nel piano degli investimenti di Asa, che oltre ad offrire acqua industriale alle imprese a prezzi più contenuti potrebbe incassare cifre importanti da destinare agli investimenti sulla rete idrica abbassando le tariffe per le famiglie». L'obiettivo è sicuramente condivisibile ma le cose sono più complicate di come possono apparire.
In Toscana, le esperienze di riuso delle acque depurate nei cicli industriali non sono molto numerose, anche se quelle messe in atto sono di grande importanza, nonostante che il D.Lgs. n.185/03 (la norma di riferimento per il riuso delle acque reflue) al contrario di quanto avviene nel riuso nei settori agricolo e civile, abbia definito limiti molto elastici per il riuso delle acque depurate nell'industria, stabilendo che la qualità delle acque può essere commisurata alle esigenze funzionali del ciclo industriale di riferimento. Ciò detto rimane sempre il problema economico da superare.
L'acqua di riuso, al contrario di quanto affermato, costa di più dell'acqua primaria, sotterranea o superficiale, il che rappresenta indubbiamente un forte fattore limitante ed un concreto disincentivo per la diffusione di esperienze di riuso nei diversi settori dell'industria toscana. Inoltre la strada degli "Accordi di Programma" pubblico-privati che sono stati messi in essere, non sempre ha dato i risultati attesi.
Quindi nel caso di specie è necessario verificare che livelli qualitativi necessitano alle industrie che potenzialmente potrebbero rappresentare l'utente finale, verificare la qualità dell'effluente del depuratore Rivellino (compresi i margini di incremento qualitativo) e fare una verifica dei costi valutando ovviamente anche il risparmio sui costi ambientali che l'operazione comporterebbe.
I problemi che si presentano, sostanzialmente di natura economica, che nessuno vuole nascondere, devono essere comunque superati in primis attraverso la volontà politica che fino ad oggi è mancata, perché salvaguardare gli acquiferi sotterranei attraverso un programma di affinamento delle acque reflue depurate che consentirebbe il riuso nei cicli industriali (ma non solo), rappresenta uno strumento strategico per le politiche di sviluppo sostenibile anche della nostra regione.