[03/05/2013] News

Genitori antismog contro Mercedes-Benz, e il trasporto pubblico si salva dalla pubblicità «ingannevole»

L'immagine del mezzo pubblico di trasporto è salva - almeno in campo pubblicitario - grazie anche all'attenzione e alla perseveranza dell'associazione "Genitori antismog", che ha ottenuto una vittoria di rilievo nei confronti di Mercedes-Benz, marchio del Gruppo Daimler. Infatti, il Comitato di controllo dello Iap (Istituto autodisciplina pubblicitaria) ha condiviso le osservazioni proposte dall'associazione sulla campagna adv dell'autoveicolo Smart dal titolo "Smart. Questa volta la paghiamo insieme", facendosene portavoce presso Mercedes ed ottenendo da quest'ultima l'impegno a non riproporre la campagna in futuro.

«Siamo lieti che un gruppo importante come Mercedes-Benz abbia accolto la nostra segnalazione, riconoscendo  le nostre istanze - ha sottolineato Anna Gerometta, presidente dell'associazione Genitori antismog - Siamo consci del fatto che la campagna fosse frutto di un lavoro di inventiva, con esagerazioni ironiche che costituiscono strumenti propri della creatività, ma nello spot si ometteva in modo grossolano di indicare che l'utilizzo del mezzo di trasporto privato, rispetto a quello pubblico, è fonte di incremento esponenziale e moltiplicazione delle emissioni inquinanti dell'aria, un fattore importante di danno alla salute e quindi pericolo. Pericolo, purtroppo, non ancora sufficientemente percepibile dal grande pubblico. Il trasporto pubblico rimane la chiave del miglioramento dell'aria nei nostri grandi e piccoli centri urbani e non può essere gratuitamente screditato».

Infatti nello spot ‘incriminato', trasmesso sia sui canali nazionali sia sul web, il messaggio andava proprio nella direzione opposta rispetto alla logica di sostenibilità e qualità della vita in ambiente urbano. La vita quotidiana del pendolare viene descritta come una "tragedia", caratterizzata da pessime condizioni di viaggio, al  contrario rispetto al comfort garantito dalla vettura pubblicizzata. Per questo i "Genitori antismog" si sono rivolti il 13 marzo scorso, all'Autorità per denunciare il carattere denigratorio e sleale del video rispetto al servizio di trasporto pubblico.

In particolare, l'Associazione ha segnalato la violazione del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale agli articoli 14 per denigrazione, 15 per concorrenza sleale, 2 per la poca chiarezza dell'offerta e infine l'articolo 12 concernente la salute, la sicurezza e l'ambiente. «Anche il claim utilizzato per la campagna "I benefici del trasporto pubblico. Meno il pubblico" appare ingannevole per il consumatore e calunnioso nei confronti di tutte quelle persone che ogni giorno scelgono di dividere non solo le spese di trasporto, ma anche l'impatto ambientale derivante da un viaggio in un veicolo a motore», hanno spiegato dall'associazione.

Il Comitato di controllo ha fatto seguito alla richiesta e "ha invitato l'inserzionista a considerare una decodifica del messaggio in termini potenzialmente screditanti nei confronti del servizio di trasporto pubblico, che è invece un obiettivo diffuso di responsabilità sociale". Mercedes-Benz ha così risposto all'associazione. «L'impresa, sottolineando che non era nelle proprie intenzioni esprimere una valutazione negativa del servizio pubblico, anche in considerazione del fatto che la narrazione si svolge in chiave volutamente esagerata e ironica. Ha tuttavia manifestato attenzione a quanto segnalato e spirito di collaborazione, impegnandosi a non riproporre in futuro il telecomunicato in questione».

 Un'attenzione particolare a quanto diffuso tramite pubblicità sui temi di rilevanza sociale dovrebbe essere posta non solo dalle associazioni ma anche dalle istituzioni. Nel caso di specie le amministrazioni comunali che hanno già subito dei tagli dal Governo centrale per il trasporto pubblico, e che stanno facendo miracoli per garantire un servizio efficiente ai cittadini, non possono permettersi di perdere nemmeno un utente specialmente se ciò dovesse avvenire in seguito alla diffusione di messaggi pubblicitari ingannevoli  "confezionati" (vogliamo credere alla buona fede) con leggerezza. 

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