[06/05/2013] News
In Fwd.Us coinvolti anche NationBuilder, LinkedIn, Dropbox e Microsoft
Negli Usa Mark Zuckerberg, fondatore ed amministratore delegato di Facebook, è da giorni sotto il tiro incrociato di associazioni ambientaliste e progressiste che accusano Fwd.Us, il nuovo gruppo di pressione politica che ha creato e che si autodefinisce «Entità bipartisan dedicata a far passare la riforma dell'immigrazione», di aver speso notevoli risorse somme per annunci televisivi che in realtà sostengono una serie di cause anti-ambientaliste, come le trivellazioni petrolifere nell'Arctic National Wildlife Refuge (Anwr) e la costruzione dell'oleodotto Keystone XL che dovrebbe portare il greggio delle sabbie bituminose canadesi fino alle raffinerie texane del Golfo del Messico.
Fwd.Us è un gruppo "ombrello" co-fondato da Zuckerberg (che sembra essere il socio di maggioranza), Joe Green di NationBuilder, Reid Hoffman di LinkedIn, Drew Houston di Dropbox, Bill Gates di Microsoft (che ha una piccolissima quota) e da altri imprenditori dell'industria tecnologica, la sua priorità dichiarata è quella dell'approvazione di un disegno di legge per la riforma dell'immigrazione che comprenda una maggiore sicurezza alle frontiere, più i visti per i lavoratori superspecializzati ed un percorso di cittadinanza per chi vive clandestinamente negli Usa. Le imprese della Silicon Valley sono molto sensibili a questo tema perché mancano sempre più ingegneri nel settore high-tech.
Ma il diavolo, a quanto pare, è come sempre nascosto nei dettagli delle altre priorità a lungo termine di Fwd.Us: la riforma dell'istruzione e l'espansione della ricerca scientifica. Tutto bene quindi? Non proprio. ThinkProgress, Sierra Club ed altre associazioni "progressive" hanno scoperto che Fwd.Us sta finanziando due organizzazioni fiancheggiatrici delle grandi multinazionali petrolifere, una, Americans For A Conservative Direction (Afcd), in mano ai veterani eco-scettici del Partito repubblicano, l'altra, Council for American Job Growth (Cajg), a guida democratica. Afcd ha messo in onda uno spot che sostiene il senatore Lindsay Graham, un repubblicano della South Carolina, che lo loda per il suo sostegno all'oleodotto Keystone XL ed all'estensione delle trivellazioni petrolifere e del fraking. Lo spot, che non menziona mai la legge sull'immigrazione, invece attacca l'Obamacare, la riforma sanitaria, le «Inutili spese peri stimolo» e «La squallida politica Chicago-style» di Obama. Secondo quanto scrive "Politico", «Il gruppo prevede una spesa a sette cifre con questo e altri annunci».
Cajg invece si occupa di far breccia nell'opinione pubblica liberal ed appoggia il senatore democratico dell'Arkansas Mark Begich che «Lavora per aprire l'Anwr alle trivellazioni». Anche questo spot non menziona la riforma dell'immigrazione, ma evidenzia l'appoggio di Begich ad un emendamento al pareggio di bilancio. Non è proprio quello che aveva detto Zuckerberg che, presentando Fwd.Us, aveva assicurato che si sarebbe dedicato a «Costruire l'economia della conoscenza» da contrapporre «All'economia del secolo scorso ... basata principalmente sulle risorse naturali». In passato, Zuckerberg ha sottolineato l'importanza di passare dagli sporchi combustibili fossili all'energia rinnovabile e pulita.
Secondo ThinkProgress «Entrambi gli spot sembrano voler dare copertura politica ai centristi vulnerabili (cioè che rischiano di non essere rieletti nel 2014, ndr), nella speranza di assicurare il loro sostegno alla grande riforma dell'immigrazione», anche se il supporto di Graham sembra certo, dato che fa parte della Gang of Eight, un gruppo bipartisan di parlamentari che sta spingendo per approvare il disegno di legge.
Il capo di Fwd.Us, Joe Green, non ha voluto rilasciare commenti ma la sua portavoce, Kate Hansen, ha risposto a ThinkProgress che «Il gruppo ha anche una organizzazione con una linea di sinistra che supporta i sostenitori liberal della riforma dell'immigrazione. Fwd.Us si impegna a dimostrare il supporto agli eletti che promuovono i cambiamenti politici necessari per costruire l'economia della conoscenza. Il finanziamento di due entità separate, Americans for a conservative direction e il Council for american job growth, per sostenere, separatamente, gli eletti in tutto lo spettro politico significa che siamo in grado di comunicare con il target dell'audience dei loro elettori».
Spiegazioni che non convincono affatto la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, Sierra Club, che ha invitato i suoi soci e simpatizzanti a mettere "Mi piace" e condividere un post nel quale si legge: "Zuckerberg promuove i combustibili sporchi? NON MI PIACE", con sotto l'immagine del notissimo pollice verso che gronda petrolio. Il primo maggio un gruppo ha protestato davanti alla sede centrale di Facebook, a Menlo Park, in California, chiedendo a Zuckerberg di ritirare gli spot pro trivellazioni ed oleodotti. Alcuni manifestanti in tute bianche anti-inquinamento cantavano "Keystone, take a hike. Facebook dislike".
«Mark Zuckerberg non può avere entrambe le cose - ha detto al Times Becky Bond, direttore politico del gruppo progressista Credo Mobile - Non può essere allo stesso tempo per la Keystone XL e per l'energia pulita. Zuckerberg e Facebook devono scegliere. Cosa rappresentano? Un mondo in cui la tecnologia e l'apertura rendono il mondo un posto migliore, o vogliono solo incassare i loro miliardi e lasciare che cinici lobbisti perpetuino il business as usual a Washington DC, mentre il pianeta supera ogni barriera verso il caos climatico?». Tanto per buttare benzina sul fuoco però Facebook ha respinto una pubblicità di Credo Mobile che critica le attività politiche di Fwd.Us «Perché ha usato l'immagine di Zuckerberg in violazione delle politiche di Facebook». Un rappresentante di Facebook ha detto ThinkProgress che tutte le immagini di Zuckerberg sono off-limits, dato che lui fa parte del marchio Facebook. Ma le norme che disciplinano l'utilizzo del marchio Facebook riguardano marchi, nomi, domini e loghi, ma non limitano esplicitamente l'utilizzo delle immagini di Zuckerberg.
Comunque, la protesta ha rovinato la festa per gli utili trimestrali del social network gigante: quasi 1,5 miliardi di dollari e 219 milioni di dollari di utile netto. Ma la campagna bipartisan per la legge sull'immigrazione potrebbe rivelarsi un boomerang per lo sfuggente ed ambiguo Zuckerberg e l'appoggio dei repubblicani e dei democratici "centristi" potrebbe costare molto caro in termini di immagine. Come spiega lo stratega democratico Chris Lehane, «La pubblicità, compreso il contrattacco duro e immediato da parte della climate change community, sottolinea la complessità per le società quotate in borsa e dei loro amministratori delegati ad impegnarsi frontalmente nelle campagne dei candidati. La politica è uno sport full-contact e quando una società salta nell'arena, anche se solo attraverso le azioni della sua leadership, si scopre il brand politico di quella company». Ed il marchio di Facebook sembra conservatore e filo Big Oil.
Ma c'è anche chi difende il fondatore di Facebook, come Dan Schnur, direttore del Jesse M. Unruh institute of politics dell'University of Southern California, «L'obiettivo primario di Zuckerberg è di avere la riforma dell'immigrazione e questo è un metodo molto di buon senso per fare in modo che questo accada., Ma invariabilmente ci sono persone che non capiscono e il risultato inevitabile è in questo tipo di fuoco incrociato».
Secondo diversi osservatori l'impegno diretto di Facebook nell'operazioni di lobbyng a Washington potrebbe comportare qualche rischio per Zuckerberg e gli altri grossi imprenditori che partecipano a Fwd.Us e gli amministratori delegati probabilmente stanno guardando da vicino le ricadute della prima serie di spot televisivi. Se le pressioni progressiste provocassero una correzione di tiro che prenda di mira i principali leader conservatori che si oppongono alle riforme, la cosa potrebbe diventare ancora di più politicamente imbarazzante. Alla fine si tratta di una analisi dei costi-benefici politici ed economici e i grandi imprenditori che hanno dato vita a Fwd.Us di tireranno indietro non appena il loro investimento politico rappresenterà un rischio per le loro compagnie.