
[24/05/2013] News
Il Sozialdemokratische partei Deutschlands, la Spd che "inventò" la socialdemocrazia e che festeggia proprio in questi giorni a Lipsia il suo 150esimo anniversario, la fondatrice e prima finanziatrice dell'Internazionale socialista, ne ha decretato probabilmente la fine, almeno a livello europeo, annunciando la nascita della Progressive Alliance. L'Alleanza progressista (che fece già capolino a Roma nel dicembre 2012), si propone come una nuova rete per la cooperazione internazionale, evidentemente ancora meno "ideologica" della vecchia Internazionale Socialista che aveva fatto da contraltare a quella Comunista.
Il presidente della Spd, Sigmar Gabriel, ha spiegato che «Prima di ogni altro partito, la Spd ha riconosciuto che non è sufficiente per far rispettare la libertà, la giustizia e la solidarietà solo nel proprio Paese. I socialdemocratici non possono restare indifferenti quando in altre parti del mondo prevalgono l'oppressione, la guerra e la fame. Per me, questa affermazione internazionalista è stata una delle ragioni principali, da giovane, per entrare nella Spd». Gabriel si è avvicinato alla socialdemocrazia vedendo la Spd che raccoglieva soldi per finanziare la resistenza al regime fascista di Franco in Spagna: «I giovani socialisti spagnoli combattevano sotterraneamente per la democrazia nel loro paese e quei soldi erano necessari per una stampatrice per pubblicare giornali e opuscoli. Insieme abbiamo organizzato manifestazioni di solidarietà per raccogliere il denaro che è stato donato ai giovani socialisti spagnoli».
L'esponente della Spd, che sembra l'artefice di questa svolta, è ancora convinto che «La cooperazione europea e internazionale è più importante che mai. Il nostro grande compito è quello di addomesticare il capitalismo una seconda volta e questo è possibile solo attraverso la cooperazione internazionale. A livello europeo, la cooperazione con i nostri partiti fratelli funziona sempre meglio: nel gruppo socialista comune al Parlamento europeo e nel Partito socialista europeo (Pse)».
Quindi le difficoltà sembrano venire da altrove e il fastidio per le politiche e le pratiche non proprio democratiche di diversi Partiti di governo che aderiscono all'Internazionale Socialista è evidente. Gabriel, che è anche l'ex ministro dell'ambiente della Grande Coalizione Spd-Cdu-Csu, dice che bisogna urgentemente intensificare la cooperazione politica oltre i confini dell'Europa ma anche che «L'Internazionale Socialista in questi ultimi anni non ha dato un notevole contributo né contro gli eccessi dei mercati finanziari, né per le altre sfide globali, dai cambiamenti climatici alla lotta contro la fame. L'internazionale Socialista non è più l'organizzazione di Willy Brandt e Olof Palme, si è bloccata. Vive, anche se non del tutto, più nel passato che nel presente. Peggio ancora, ha tollerato per troppo tempo nei propri ranghi partiti anti-democratici».
Il capo della Spd (e mancato candidato alla cancelleria tedesca alle elezioni di settembre) ce l'ha sicuramente con i partiti "socialisti" del mondo arabo, come quello siriano o il partito dell'ex presidente egiziano Hosni Mubarak, con diverse forze politiche africane e probabilmente anche con la sinistra radicale latinoamericana che però ha vinto elezioni democratiche. Ma ricorda che «Fin dal momento della mia elezione a presidente della Spd avevo sollecitato ripetutamente un nuovo inizio democratico, una maggiore trasparenza insieme a molti altri partner. Ora, con la "Progressive Alliance" a Lipsia vogliamo costruire una rete che faccia quello che con l'Internazionale Socialista non è più possibile: offrire una piattaforma di dibattito socialdemocratico a livello globale».
L'aspetto elettorale interno, con la Spd che si mette alla testa di una nuova internazionale progressista che punta a far rinsavire il capitalismo mondiale impazzito, è evidente, ma intanto Gabriel incassa la presenza a Lipsia di importanti forze politiche che non hanno mai aderito all'Internazionale Socialista e che stanno lavorando per realizzare l'alleanza progressiste, come il Partito Democratico degli Stati Uniti, che sarà rappresentata a Lipsia da Howard Dean, e il Partito del congresso dell'India, che a dire il vero era solidamente filo-sovietico e che con la democrazia non sempre ha buoni rapporti... Anche il nostro terremotato Partito democratico a quanto pare sarà della partita. Gabriel dice che «Già più di 70 partiti hanno annunciato di partecipare alla "Progressive Alliance", molto più di quanto avessimo sperato inizialmente».
Certamente un po' di pulizia tra i satrapi e gli imbarazzanti partiti di cleptomani, socialisti di nome e iperliberisti e/o neocolonialisti nei fatti, che fanno parte dell'Internazionale Socialista andava fatta, ma la Spd poteva compiere questo passo senza rompere così improvvisamente con altri partiti dei Paesi in via di sviluppo che non si riconoscono nella socialdemocrazia alla tedesca (peraltro non proprio in splendida salute), rischiando da una parte di consegnare queste forze progressiste all'abbraccio mortale con i partiti/stato e dall'altra di marcare ancora più la distanza dal socialismo democratico all'occidentale dal socialismo che ha quotidianamente a che fare con la lotta per la sopravvivenza. La sopravvivenza in particolare di quel proletariato che sembra essere stato dimenticato dell'occidente, ma che bussa alle nostre porte e ricomincia ad uscire dalle nostre case, figlio precario di una crisi capitalista che, questo è vero, l'Internazionale Socialista non è stata in grado di comprendere e di affrontare, orfana anch'essa di quell'alternativa comunista che ha sempre combattuto e il cui crollo negli ossificati regimi del "socialismo reale" ha dato il via ad una crisi politica dal cui labirinto dovranno prima o poi uscire i progressisti, sia che marcino sotto le nuove multicolori bandiere progressiste o che sventolino le vecchie rosse bandiere socialiste.