[31/05/2013] News toscana

Sottoprodotti alimentari, da scarto a risorsa

In questi giorni si parla molto sulla stampa della necessità di riduzione degli sprechi alimentari, e anche greenreport ha contribuito nuovamente al dibattito. Continuiamo precisando che oltre al doveroso recupero del cibo sano invenduto da destinare a chi ha bisogno, esiste un'altra filiera del recupero i cui aspetti sono stati approfonditi con Giulia Agostini, la cui azienda, con sede a Lastra a Signa (FI), si occupa della gestione dei sottoprodotti alimentari.

«La nostra impresa è attiva da quasi quarant'anni con una consolidata esperienza nel settore della mediazione merceologica e con specializzazione nel campo dei cereali e derivati. Siamo presenti presso la Borsa Merci di Bologna, la Borsa Merci di Milano e le più importanti borse estere del settore. Dal 2011 ci occupiamo anche della gestione dei sottoprodotti alimentari destinati alla mangimistica o ai biodigestori. Nello specifico siamo in grado di supportare la gestione dell'acquisto e della vendita dei sottoprodotti alimentari siano essi umidi, secchi, confezionati, non confezionati, scaduti o non scaduti». 

Quindi attraverso la vostra esperienza, fate incrociare domanda e offerta. Ci spieghi come funziona.

«Le aziende che rappresentiamo reinterpretano il concetto di "recupero" per trovare una collocazione nel mercato dei mangimi e delle biomasse, che si differenzia dalle alternative presenti sul mercato. L'attività consiste nel ritiro, presso aziende produttrici, di alimenti non più idonei al consumo umano per ragioni commerciali, merceologiche, non conformità al brand, errori di confezionamento, ecc., ma che conservano comunque idonee caratteristiche qualitative per il loro utilizzo come materia prima per mangimi o biomasse. Per lo svolgimento della raccolta il servizio è svolto con mezzi di proprietà su diretta chiamata del fornitore».

Questi sottoprodotti dove sono inviati?

«Al molino di Anghiari, in provincia di Arezzo». Si tratta del Molino di Catorcio di Anghiari, dove i sottoprodotti vengono trasformati in una sorta di "materia prima seconda", il cereale 1, da inviare poi all'industria zootecnica o mangimistica.

Quali sono i prodotti che ritirate?

«Sono tutti i prodotti derivanti da alimenti non contenenti, carni sia sfusi che provvisti di packaging: ad esempio  pane e pasta alimentare, prodotti dell'industria pasticcera, prodotti dell'industria dolciaria, prodotti della fabbricazione di cereali da colazione, prodotti e sottoprodotti dell'industria degli snack, prodotti della pizza».

Quindi i fornitori dei sottoprodotti vengono retribuiti? E chi paga il trasporto? 

«Sì,  viene concordata una quota d'acquisto della merce che varia in relazione, oltre che alla natura e qualità della merce, e anche da molti altri fattori, ad esempio dal quantitativo. Il trasporto è a carico del destinatario, quindi del molino, e l'azienda fornitrice risparmia anche sul conferimento dei rifiuti, che talvolta viene fatto in maniera, rischiando le conseguenti multe delle Asl».

In quali aree si svolge il vostro lavoro?

«Abbiamo clienti in tutta Italia e collaboriamo con aziende leader del settore agroalimentare».

Questi sottoprodotti, ha detto, vengono trasformati anche in biomasse da utilizzare a fini energetici?

«Sì, c'è una richiesta anche per questo utilizzo ma attualmente noi lavoriamo al 90% per la mangimistica e il 10% per le biomasse».

E' già attivo anche il recupero porta a porta del pane, e con quali risvolti sociali?

«In questo caso in particolare potrebbero entrare in gioco le amministrazioni locali, le Asl, Croce Rossa, Caritas, e organizzare un servizio di recupero con cui fornire anche qualche posto di lavoro. Poi con i proventi della vendita dei sottoprodotti alimentari si potrebbe acquistare cibo buono da distribuire nelle mense alle persone indigenti o in altri canali del bisogno. Invece di distribuire magari pane del giorno prima o alimenti prossimi alla scadenza in questo modo verrebbero forniti cibi di qualità».

In Toscana ci sono esperienze in tal senso?

«E' attivo un progetto a Pistoia, sostenuto dalla Cna».    

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