
[18/03/2011] News toscana
LIVORNO. Sulla proposta per il nuovo Piano Interprovinciale dei rifiuti solidi urbani e assimilati, relativo ai territori delle quattro province costiere Pisa, Livorno, Massa Carrara e Lucca ci sarebbero da dire molte cose. Al momento, ci limitiamo ad alcune osservazioni secondo noi dirimenti.
Partiamo dalla comunicazione in merito di Palazzo Granducale: «Gli obiettivi del Piano - ha sottolineato l'assessore all'ambiente Nicola Nista - sono molteplici, primo fra tutti la completa autosufficienza, a livello di ATO Toscana Costa, nella gestione di tutto il ciclo dei rifiuti, dalla raccolta allo smaltimento. In questo senso riteniamo indispensabile definire un sistema di gestione, in linea con gli indirizzi dell'Unione Europea, basato su: prevenzione, preparazione al riutilizzo, riciclaggio, recupero (anche con produzione di energia) e, come ultima scelta, lo smaltimento in discarica».
In questa direzione - dicono - vanno le azioni a breve termine per aumentare il recupero della frazione organica dei rifiuti, anche attraverso l'estensione della raccolta Porta a Porta, e dei rifiuti provenienti dalle utenze commerciali e produttive. Saranno, inoltre, riviste le modalità di raccolta multi-materiale e sarà incentivata l'adozione di sistemi di tariffazione che consentano risparmi su Tia e Tarsu per i più virtuosi. Già su questa affermazione ci sarebbe da disquisire, ma andiamo oltre.
L'integrazioni tra i territori costieri passa anche attraverso l'ottimizzazione dell'impiantistica, dice il comunicato, già presente nel territorio dell'ATO: «L'obiettivo è quello di ridurre al massimo la percentuale di rifiuti da conferire in discarica o alla termovalorizzazione - ha aggiunto Nista -. E', quindi, necessario superare alcune carenze che attualmente limitano il trattamento della frazione organica da RD, e prevedere la realizzazione di impianti, come il digestore anaerobico, capaci anche di produrre energia».
La messa a regime del nuovo sistema di gestione passerà attraverso tre fasi. Una prima fase di transizione, fino al 2014, con produzione dei rifiuti invariata e aumento della RD fino al 45%. Una seconda fase, 2015-2019, con crescita della produzione di rifiuti dell'8%, aumento della RD al 55% e entrata in funzione dei nuovi impianti per il suo trattamento. Questa fase tiene conto anche dei due differenti scenari nel caso sia realizzata o meno la terza linea del termovalorizzatore del Picchianti.
L'ultima fase, il cui raggiungimento è previsto nel 2020, vede un tasso di RD al 65% (e qualcuno magari dovrebbe spiegare perché se la legge indica questa quota da raggiungere al 2012, nel piano si va ben oltre di 8 anni!) e la realizzazione della nuova impiantistica per il trattamento termico, tarata su una produzione di rifiuto indifferenziato a livello di ATO di circa 350.000 tonnellate. «Questa scelta - sottolinea l'assessore Nista - è in linea con le raccomandazioni dell'Europa che indica la termovalorizzazione dei rifiuti migliore, dal punto di vista ambientale, rispetto al conferimento in discarica».
Entrando ancora di più nel merito troppe sono le cose che non quadrano. Partendo dal fatto che una razionalizzazione degli impianti è cosa condivisibile, se la scelta è di averne uno solo grande, per gli altri il piano dovrebbe dire che fine fanno e non potrebbe essere altro se non la loro chiusura. Detto questo vorremmo conoscere quali sono i criteri per cui si è ipotizzata la localizzazione a Livorno e non altrove. Per prendere una tale decisione non esistono scorciatoie o volontà politiche, ma criterie di leggi e di sostenibilità ambientale (neppure quella sociale basta in questi casi). La motivazione è che a Livorno c'è già un inceneritore? Allora perché non a Falascaia? Perché no a Gello? E poi se dovesse essere a Livorno, dove? L'entrata o no in funzione della terza linea dell'inceneritore del Picchianti poi, non è cosa di poco conto, si parla di milioni di euro in ballo. Una volta fatta, non è che nel giro di qualche anno puoi rimettere tutto in discussione e chiudere l'impianto per farne uno più potente. Che sicuramente poi non lo si potrebbe fare al Picchianti, dove nel corso degli anni hai fatto crescere ex novo una zona industriale al fianco di aree residenziali e commerciali.
Se inoltre si considera che per farla autorizzare questa terza linea sono serviti anni e che ne sono poi passati altri dieci dall'autorizzazione e nonostante questo, nulla hai ancora fatto, l'ipotesi che nel 2020 - ovvero tra 9 anni - si sia in grado di accendere le macchine di un nuovo impianto per di più così grande, e in un'altra area non ancora stabilita, è fuori discussione. Non regge nemmeno l'argomento che così servirai l'intera area sud, perché poi qualcuno dovrebbe spiegare come finiscono gli impianti già in essere e quelli già approvati.
L'impianto proposto da Ecofor a Gello? E il dissociatore molecolare di Peccioli? Per non parlare di Falascaia, attualmente ancora sotto sequestro. Insomma, la situazione ci pare come minimo confusa anche nell'ipotesi che questa soluzione fosse la migliore possibile nell'ottica di ridurre gli impianti in Toscana rendendoli anche più funzionali, tecnologicamente più avanzati e tarati sull'effettiva produzione di rifiuti regionale.
Come al solito poi nel piano ci si concentra solo su recupero energetico e raccolta differenziata, senza interessarsi di ciò che ci sta a valle. I sospetti sono abbastanza legittimi quando tutto ruota intorno agli inceneritori e neppure una riga viene spesa per gli impianti di riciclo, ad esempio di compostaggio, totalmente assente nell'Ato costo se si eccettua quello di Geofor, che fra l'altro sarebbe totalmente da rifare. E poi che cosa si pensa di fare perché il materiale prima raccolto separatamente e poi riciclato, venga ri-prodotto e torni sul mercato chiudendo finalmente in modo sostenibile la filiera? Insomma, siamo di fronte a uno scenario piuttosto confuso.
Lunedì prossimo, 21 marzo, i contenuti del Piano saranno illustrati ai partecipanti al Tavolo Strategico per lo sviluppo, dove si affronteranno i problemi connessi alla gestione dei rifiuti urbani e speciali. Lo seguiremo per capirne di più.