
[21/03/2011] News
FIRENZE. In occasione della Giornata mondiale dell'acqua che si celebrerà domani Coldiretti ha voluto elaborare alcuni dati Istat riguardanti le acque minerali. Ciò che emerge dall'analisi è sorprendente. Con 19,71 euro mensili per famiglia (con variazioni lungo la Penisola), l'acquisto dell'acqua minerale è diventato la prima voce di spesa del bilancio familiare per le bevande alle quali vengono destinati complessivamente 41,06 euro tra analcolici ed alcolici. E' stato poi registrato il sorpasso nei confronti del vino per il quale la spesa media familiare mensile è stimata pari a 12 euro.
Altri dati questa volta riguardanti le acque del rubinetto sono stati forniti da Cittadinanzattiva attraverso l'indagine ormai consueta dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe sui costi e qualità del servizio idrico. In sintesi secondo l'indagine (analisi dei dati 2009) emerge che aumenta la bolletta per l`acqua del rubinetto e diminuisce il livello di soddisfazione e la fiducia da parte degli utenti, spaventati anche dal recente caso arsenico e dai provvedimenti della Commissione europea.
In confronto al 2008, il costo dell`acqua - sottolinea Cittadinanzattiva - non fa che aumentare: +6,7% la media, con aumenti più che rilevanti a Viterbo (+53,4%), Treviso (+44,7%) Palermo (+34%), Venezia (+25,8%), Udine (+25,8%). Milano invece è la città dove il servizio costa meno. Tra le regioni la Toscana è quella più cara con le tariffe mediamente più alte (369 euro). Costi più elevati della media nazionale anche in Umbria (339 euro), Emilia Romagna (319 euro), Marche e Puglia (312 euro), Sicilia (279 euro). Differenze marcate esistono anche all`interno di una stessa regione: ad esempio, in Toscana, tra Firenze, Pistoia e Prato (le città più care d`Italia con 421 euro) e Lucca intercorre una differenza di 185 euro.
Secondo i dati riportati nel rapporto in un anno una famiglia (tre persone) sostiene in media una spesa di 270 euro per il servizio idrico integrato (consumo di 192 mc di acqua) e non beve abitudinariamente acqua del rubinetto (il dato supera il 60% nel Sud e il 54% nel resto del paese), soprattutto a causa del cattivo sapore e di una crescente diffidenza sui controlli di qualità; ma la stessa famiglia è disposta a spendere fino 40-50 euro per le acque minerali. Però per quanto riguarda il livello di soddisfazione complessiva nei confronti del Servizio idrico integrato, quasi il 60% degli intervistati si dichiara completamente soddisfatto della quantità di acqua disponibile e della continuità della fornitura, il 48% della regolarità della pressione, ma solo il 24% della qualità dell'acqua.
«I cittadini chiedono responsabilità riguardo l'uso e la gestione delle risorse idriche, nella speranza di potersi presto esprimere sui due quesiti referendari- ha sottolineato Antonio Gaudioso, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva. Di certo, l'escalation senza freni delle tariffe dell'acqua, che da anni registriamo in tutta Italia, giustifica ampiamente la richiesta di svincolare le tariffe all'adeguatezza della remunerazione del capitale investito».
Dopo la sfilza di numeri è necessario evidenziare qualche aspetto: come sempre ribadiamo che per fare un confronto serio sulle tariffe è necessario confrontare i Piani di ambito elaborati dalle Autorità di ambito territoriali pubbliche, per vedere qual è il volume di investimenti in infrastrutture messi in essere per il miglioramento del servizio. La sostenibilità deve essere evidente sul piano sociale ed economico ma anche sul piano ambientale. Se aumentano le tariffe, e diminuisce la qualità del servizio (e magari diminuiscono i consumi) le cose non tornano. Viene confermato poi che le ex acque del sindaco (servizio idrico integrato di acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione, quota fissa o ex nolo contatori), costano molto meno delle acque minerali ma le famiglie evidentemente percepiscono il "peso specifico" di questi due costi in modo differenziato. Sui consumi delle acque del rubinetto come bevanda invece sarebbe opportuno una volta per tutte sedersi intorno ad un tavolo e verificare le metodiche del rilevamento dati: perché i numeri forniti dai gestori del servizio idrico sono diversi e talvolta anche molto, da quelli rilevati da altri enti e associazioni.