
[25/03/2011] News
LIVORNO. Ma quanto è difficile, nonostante le evidenze, incrociare l'economia con l'ecologia. Il Corriere della Sera presenta oggi uno studio del McKinsey Global Insitute - Urban world: mapping the economic power city - dal quale risolta che nel 2025 il mondo, è il titolo del pezzo, sarà «in mano a 600 città». Tutto il dossier e l'articolo guardano a questa ipotesi soltanto da un punto di vista economico e demografico, uscendo con una tesi che poi viene approfondita anche il docente di Organizzazione aziendale della Bocconi Saverio Salvemini. Ovvero che il guaio è che, sempre secondo i dati della ricerca, le città italiane saranno in fondo alla classifica e che quindi non ci sarà per loro crescita economica. Oltre al fatto che queste città saranno in larga parte nel sud del mondo o comunque nei Paesi in via di sviluppo.
La più ricca sarà in realtà New York. Milano uscirà dalla top 20. Tokyo seconda poi Shangai, Londra, Pechino. Si parla poi di 136 nuove città, di cui 100 cinesi. Città grandi e, si dice, ricche tanto che Severino sostiene che finirà così «il periodo delle multinazionali di Paese».
«Il problema di un'impresa - aggiunge - non sarà quindi quello di andare in India, ma a Hyderabad o a Mumbai. E questo cambia tutto sia in termini di localizzazione che di marketing internazionale per un'azienda. E' la morte definitiva di 50 anni di studi e metodi che dividevano le multinazionali in Paesi, adesso dovremo immaginare la Ford Guangzhou, la Ford Shangai e non parlare più di Cina».
Detto con molta franchezza, però, alcuni dei dati di questo studio sono arcinoti - State of the world già due anni fa aveva avvisato che questo sarebbe stato lo scenario prossimo futuro, quindi città sempre più grandi e più popolose e spostate verso sud ed est - , ma soprattutto è scoraggiante constatare che la presunta ricchezza di queste grandi città non venga scalfita, neppure in sede di analisi, dalle problematiche che pone la sostenibilità ambientale.
E' noto, o almeno dovrebbe esserlo, che in Cina c'è un problema di siccità. Sarà un problema o no per città che crescono a ritmi pazzeschi? La qualità dell'aria è già pessima in città medie, lo sarà o no in città con milioni di abitanti? Il consumo di suolo è un problema, lo sarà o no per città che si prevede diventeranno grandi come regioni? I rifiuti, l'energia e via dicendo, sono o non sono questioni dirimenti anche a livello economico sulla base della gestione dei quali stabilire se effettivamente una città è ricca o povera e ha un crescita sostenibile? Non sembra tema e questo ci pare grave.
Anche perché incidentalmente nell'intervista al professor Salvemini qualcosa emergerebbe. Alla domanda/considerazione "Le città italiane ne escono male", il docente della Bocconi risponde: «Il problema delle città italiane è strutturale. Non hanno lo spazio fisico per crescere». Ecco, lo spazio fisico, ovvero i limiti di un pianeta finito, non sono un problema che si può sorvolare.