
[25/03/2011] News toscana
FIRENZE. Il 14 febbraio la Regione Toscana aveva inviato alla Commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche una richiesta di parere sulla gestione di impianti consortili di depurazione di reflui industriali nei distretti industriali conciario e tessile degli ambiti territoriali ottimali dove depuratori industriali svolgono anche la funzione di depurazione di una quota minoritaria di reflui civili, ponendo specifici quesiti: a) se l'attività depurativa in questione sia da considerarsi ricompresa tra quelle tipiche del servizio idrico integrato come definito dall'art. 142 e seguenti del d. lgs. 152/2006 b) La possibilità ed i limiti entro cui sia ipotizzabile che il soggetto gestore del depuratore misto differisca dal gestore del servizio idrico integrato individuato dall'Aato.
Il 21 marzo scorso la Commissione di vigilanza ha risposto concludendo che «Per quanto attiene allo specifico quesito posto dalla Regione [...] relativamente ai casi presenti sul territorio di competenza, le argomentazioni sin qui svolte sembrano consentire un assetto che preveda la gestione dei depuratori misti da parte di soggetti che non siano il gestore del servizio idrico integrato individuato dall'Aato. Altrimenti detto, non appare contrario alle disposizioni vigenti che il gestore del servizio idrico integrato, cui compete la depurazione dei reflui civili in virtù della convenzione di gestione, in forza del titolo di natura convenzionale formato all'esito della vicenda contrattuale sviluppata previamente con il diretto conduttore di un impianto industriale, si serva di quest'ultimo per la depurazione di reflui civili che impegnino, in ordine alla capacità depurativa di quell'impianto, una quota assolutamente minoritaria».
Secondo i consiglieri regionali del Pdl Nicola Nascosti, vicepresidente della Commissione III - sviluppo economico, e Roberto Benedetti, vicepresidente del Consiglio regionale, «Il pronunciamento della Commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche, interpellata dalla Regione Toscana, ha definitivamente chiarito un aspetto importante sulla depurazione, ovvero che l'attività di depurazione dei reflui industriali, quale che sia la proprietà degli impianti utilizzati purché non siano in via esclusiva quelli utilizzati funzionalmente alla gestione del servizio idrico integrato, non rientrano nella fattispecie del servizio pubblico locale, neanche dopo che l'acqua sia stata immessa nella fognatura che li trasporta al depuratore industriale. E' di fatto ammissibile che il soggetto incaricato della gestione del servizio delle acque reflue sia diverso da quello del servizio pubblico».
La questione è di fondamentale importanza per il nostro territorio sia per la rilevanza degli investimenti che muove, oltre 40 milioni di euro, sia per la rilevanza dell'impatto che ha sull'ambiente e sulla qualità della vita dei cittadini toscani. Di fatto, questa determinante opera infrastrutturale avrà ripercussioni sulla vita di tre Provincie e sui risvolti ambientali di tre produzioni tipiche dei rispettivi territori: il settore conciario per Pisa, il settore tessile per Prato e il settore cartario per Lucca.
Il chiarimento della Commissione arriva in un momento a dir poco cruciale, ed è di fatto un passaggio essenziale per avviare la fase conclusiva dell'iter autorizzativo e gestionale dell'opera. «Adesso - continua la nota - ci troviamo di fronte alla necessità di compiere tre ulteriori fasi determinanti. La prima è essenzialmente quella di firmare l'integrazione dell'accordo di programma da parte del Ministero dell'Ambiente. Successivamente è quanto mai necessario predisporre che l'Aato riveda i termini della gara sulla gestione del servizio di depurazione dei reflui industriali, scindendolo da quello della gestione ordinaria. E' infine prioritario avviare una fase di revisione e modifica dell'attuale normativa per la gestione del servizio idrico, in modo tale da assicurare una normativa che sia da un lato maggiormente al passo con le necessità e le esigenze del territorio, dall'altro in grado di riconoscere e garantire maggiori diritti sulla qualità del servizio ai cittadini. In quest'ottica, e con un percorso chiaramente delineato, è quanto mai opportuno garantire tempi stretti e serrati nell'interesse dei comparti industriali interessati e della collettività intera. La sfida ora è questa, ed è per la Regione».