[30/03/2011] News toscana

Arpat ed Irpet: nuovi direttori e minore autonomia?

FIRENZE. Di recente nella politica e nel governo della Toscana sono avvenuti due fatti differenti tra loro, apparentemente molto distanti. Si tratta dell'avvicendamento alla direzione generale dell'agenzia regionale per l'ambiente (Arpat) e della sostituzione del direttore dell'istituto per la programmazione economica regionale (Irpet).

Distanti solo apparentemente perché si tratta di due organi importanti un in campo ambientale l'altro in quello economico, cioè due gangli fondamentali di una società locale evoluta e alla ricerca di sviluppo in equilibrio, per l'appunto, tra salute dei cittadini e dell'ambiente e una crescita economica di qualità.
Molto vicini, anche, a mio parere, in ciò che segnalano di cambiamenti politici e culturali (nella cultura di governo locale) in atto.

Mi spiego. Il direttore generale dell'Arpat era in scadenza naturale ed è stato naturalmente sostituito. Il problema, per chi lo vede, è che la sostituzione è avvenuta con un dipendente della Regione. L'agenzia è un soggetto terzo (che si è consolidato in tal senso negli ultimi cinque anni), di garanzia per i cittadini di efficaci controlli degli effetti di qualunque tipo di emissioni e inquinamenti sulla salute e sull'ambiente, trattando, in questo contesto dati molto "sensibili", compresi quelli riguardanti gli enti pubblici.

Fin qui, nonostante i pesanti tagli di bilancio intervenuti in questi anni, tale garanzia e autonomia è stata mantenuta. Quindi il problema non è l'avvicendamento ma la scelta di farlo con un dipendente della Regione, tornando indietro alla fase di costituzione dell'agenzia quando un grand commis pubblico si rivelò scelta opportuna; ma ora è la terzietà ad essere messa in discussione, comunque la si rigiri, indipendentemente dalla persona.

L'assessore all'ambiente della Regione ha poi ribadito che il cambiamento era necessario non solo per scadenza dei termini ma anche perché " è finita la prima fase di transizione introdotta dalla legge di riforma di Arpat e la nuova fase di lavoro richiede un ricambio al vertice dell'Agenzia" (Greenreport). Parole il cui significato non è chiaro: dopo il riequilibrio di bilancio (dopo i tagli) effettuato dal direttore appena sostituito, che vuol dire nuova fase: più controlli o meno? Più autonomia o meno?

Il direttore di Irpet invece è stato sostituito in modo repentino, sembra per divergenze col presidente della Regione sul fatto che i tagli di bilancio dell'istituto, effettuati con la mannaia (anche qui per responsabilità del governo centrale, non c'è dubbio), avrebbero nuociuto all'autonomia di ricerca dello stesso. E fin qui si può discutere nel metodo e nel merito, ma la sostituzione rientra nelle prerogative del presidente della Regione.

Il problema, come nell'altro caso, sta nel fatto che si sostituisce una personalità esterna con un nuovo direttore che è un dipendente dell'Irpet, e quindi indipendente dalla persona, ciò segnala una tendenza alla riduzione di autonomia dell'istituto.
In generale ci troviamo perciò (è un caso?), di fronte a una riduzione degli spazi di enti che una volta (con orribile termine) venivano chiamati "organi funzionali" della Regione; modello che era stato opportunamente abbandonato per quello agenziale (di stampo europeo e anglosassone).

Pare si stia tornando al modello "organo funzionale" - cioè alle dirette dipendenze di chi governa - non per scelte e riflessioni istituzionali, dopo un approfondito dibattito di merito e su prove fattuali, ma per "convenienza" politica.
Non ci pare un bel ritorno, nel nome della "discontinuità".

 

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