
[05/04/2011] News
Intanto Tokyo e Seoul litigano per qualche scoglio mentre il cesio arriva in Cina
LIVORNO. La Corea del sud ha protestato ufficialmente con il Giappone, chiedendo spiegazioni sull'autorizzazione concessa alla Tepco per sversare nell'Oceano Pacifico 11.500 tonnellate di acqua radioattiva proveniente dal disastro nucleare di Fukushima Daiichi. In una conferenza stampa, il portavoce del ministero degli esteri dio Seoul, Cho Byung-jae, ha spiegato che il governo sudcoreano «Attende una notifica su quanto deciso da Tokyo» e che ha inviato «Una richiesta per una più accurata verifica dei fatti, piuttosto che come espressione di preoccupazione. Chi non proverebbe un minimo di timore dopo aver saputo che si tratta di acqua contaminata?». Secondo l'agenzia stampa sudcoreana Yonhap «Tokyo non ha notificato a Seul lo scarico previsto delle acque prima dell'annuncio fatto dalla Tepco».
Intanto, mentre tutta l'Asia orientale trattiene il fiato per quanto sta accadendo a Fukushima e mentre l'area del Pacifico continua ad essere scossa dai terremoti, Giappone e Corea del Sud trovano il tempo per continuare a litigare per motivi territoriali. Oggi Tokyo ha protestato contro un progetto sudcoreano di costruzione di infrastrutture su un minuscolo arcipelago di scogli conteso nel Mar del Giappone che i giapponesi chiamano Takeshima e i sudcoreani Dokdo, dove Seoul vuole costruire une base di ricerca scientifica marina ed un molo frangiflutti.
L'agenzia stampa giapponese Kyodo informa che il vice-ministro degli esteri giapponese, Kenichiro Sasae, ha convocato l'ambasciatore sudcoreano in Giappone, Kwon Chul Hyun, per presentare «La viva protesta da parte del Giappone contro il progetto» che ha qualificato come «Totalmente inaccettabile», chiedendo a Seoul di annullarlo.
La situazione è surreale: mentre il Giappone è in ginocchio per il post tsunami e a Fukushima si rischia una prolungata catastrofe nucleare, il presidente sudcoreano Lee Myung Bak la settimana scorsa si è impegnato a rafforzare il controllo effettivo su questi isolotti disabitati, dopo che il Giappone aveva dato l'autorizzazione alla pubblicazione ad iniziare da aprile 2012, di manuali scolastici nei quali le isolette fanno parte del territorio giapponese e che sono illegalmente occupate dalla Corea del Sud.
Secondo Yonhap, «i lavori di costruzione della base scientifica che si estendono su una superficie di 2.700 m2 devono iniziare questo mese e termineranno nel dicembre 2012. Questa base ha come missione quella di sorvegliare ed analizzare il clima ed altri fenomeni naturali». Una brutta e ridicola storia mentre i "fenomeni innaturali" in corso in Giappone stanno allarmando un altro ingombrante vicino dei due Paesi: la Cina.
Secondo l'agenzia ufficiale cinese Xinhua «Delle tracce dell'isotopo cesio radioattivo -137 e 134 sono stati ritrovati lunedì nell'aria di 13 delle 31 regioni di livello provinciale della parte continentale della Cina. Di bassi livelli di cesio erano stati rilevati domenica in sole 8 regioni».
Lunedì il cesio 137 e 134 è stato trovato a Pechino, Tianjin, Hebei, Shanxi, Shandong, Shanghai, Mongolia Interna, Jiangsu, Zhejiang, Anhui, Jiangxi, Hubei e Ningxia. Il livello del cesio 137 e 134 è inferiore a quello dello iodio-131.
Secondo il Comitato nazionale del coordinamento dell'emergenza nucleare della Cina, «Questi bassi livelli non minacciano la salute pubblica né l'ambiente. Gli alimenti e l'acqua potabile sono stati testati per la contaminazione e sono stati dichiarati senza pericolo».
Bassi livelli di iode-131 sono stati rilevati per la prima volt il 26 marzo nella provincia nord-orientale di Heilongjiang. E il 2 aprile nella provincia del Qinghai.
Secondo il Comitato nazionale del coordinamento dell'emergenza nucleare «Un basso livello di iodio-131 è stato anche rilevato nell'aria sopra il Mar Cinese Orientale ed a nord del Mar Cinese meridionale. La quantità della radiazione di queste particelle era inferiore a 1/100.000 del livello medio delle radiazioni annuali provenenti da fonti naturali radioattive».