
[06/04/2011] News toscana
LIVORNO. " ..... la pala con la sua ampia fondazione in cemento armato, ha compromesso un sito archeologico tra i più importanti del territorio di Campiglia di cui era nota da anni l'esistenza ....."
Parlava cosi, sui giornali, Alberto Primi, Presidente del Comitato per Campiglia. La Dia relativa era stata regolarmente presentata, in pieno rispetto della legislazione. Ma non bastò il rispetto della legge e nemmeno che l'area non fosse compresa nel vincolo archeologico, stante il fatto che la Sovraintendenza mai lo aveva segnalato, per far tacere le critiche. Tuttavia, una volta amplificato dalla stampa, lo "scandalo" indusse il Comune ad allertare la Sovraintendenza che intervenne imponendo al privato di sostenere i costi per le indagini e bloccando i lavori di connessione alla rete elettrica.
Ci sono voluti 6 mesi, per effettuare un collegamento elettrico in bassa tensione, mentre la turbina non poteva produrre ed il proprietario ne pativa i danni.
Oggi la turbina è entrata in funzione, non ci sono siti archeologici danneggiati, la piccola fondazione non ha provocato alcun danno. 80.000 KWh che potevano essere prodotte dal vento sono state prodotte dal petrolio. Ma a tenere banco furono le denuncie delle losche manovre del Comune, la speculazione dei privati e via con la demagogia. Che fosse tutto un falso pare non importi molto, né tantomeno aver provocato danni ad un cittadino che aveva investito sulle rinnovabili.
Ma la turbina installata, nonostante tutto, racconta una bella storia. Viene prodotta a Prato, con componenti e brevetti italiani, ed è una delle eccellenze tecnologiche della nostra Regione.
Deriva, per la parte meccanica, da una turbina costruita per decenni nel nord europa, mentre la parte elettrica e quella di controllo sono brevettate dalla soc. Aria che la costruisce.
Un gruppo di giovani ingegneri toscani ha pensato e realizzato, per la prima volta in Italia, una turbina eolica di questa taglia. Finora erano prodotte solo turbine di micro-eolico o di taglia maggiore ma su licenza danese.
Ormai le piccole "libellula 55" possono volare.
Una piccola turbina, come quella osteggiata dal Comitato di Campiglia, produce energia elettrica per 120 persone. E' il tipico esempio di produzione diffusa, che è, anche culturalmente, l'integrazione più razionale alle grandi centrali. Trattasi di quella "sussidiarietà energetica" che tutti a parole vogliono.
Basta che non si faccia, però, perché allora c'è sempre qualcuno pronto a dire che non va bene. E ci si mettono pure molti burocrati pubblici. Nel nostro caso, per fortuna, il Comune di Campiglia è stato corretto ed efficiente, ma non sempre è così.
I Comuni e le Province, per la legge nazionale e regionale, non potrebbero emanare norme restrittive o particolari sull'eolico, ma se ne fregano. Semplicemente applicano regolamentazioni illegali e se il cittadino vuole ragione deve ricorrere alla magistratura. E quindi desiste.
Turbine eoliche come quella di Campiglia non sono state installate in Provincia di Grosseto o nel Comune di Rosignano, solo per fare esempi concreti, a causa di regolamenti locali che ne vietano l'installazione anche in aree senza alcun vincolo.
Siamo in presenza di un municipalismo anarchico, che è l'esatto contrario del quadro di certezze normative di cui avrebbe bisogno un settore nuovo come quello delle energie rinnovabili.
Ci sarebbe la necessità, proprio guardando ad una piccola turbina che nasce, di pensare a tutte quelle che non sono potute nascere.