
[07/04/2011] News
LIVORNO. In un'intervista al giornale cileno "Diario Financiero" Angel Gurría, il segretario generale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (Ocse) ha detto che «L'energia nucleare è parte della soluzione per realizzare lo sviluppo» e ha invitato il Cile a proseguire il suo cammino nucleare per alimentare le miniere di rame del nord. Il Cile ha aderito all'Ocse nel maggio 2010.
Nella stessa intervista, che ha scatenato un discreto putiferio, Gurría ha lodato l'impegno economico del governo di destra del Cile e gli incentivi alle imprese per rendere ancora più flessibili le leggi sul lavoro in un Paese dove già il divario fra ricchi e poveri è enorme.
Tornando al nucleare ed al disastro in corso in Giappone, il segretario generale dell'Ocse,ha detto che «Non è una buona cosa congelare i processi, Anche se si sospende temporaneamente e se si tiene conto delle lezioni del caso, dobbiamo riprendere la strada e non abbandonarla, il nucleare è parte della soluzione. Mi mi dispiace che a causa di Fukushima si stia ritardando l'ottenimento delle licenze, la costruzione e la messa in servizio di molti impianti nucleari. Sono sicuro che ci saranno altre lezioni da apprendere, ma l'energia nucleare, per lo sviluppo, per produrre energia e lo sviluppo dell'industria medica, è parte della soluzione».
Ma le cose per il nucleare sembrano cambiare anche nella "distratta" America Latina che fino ad ora oscillava tra l'indifferenza e l'avventurismo nucleare di governi di ogni colore, dal Brasile al Venezuela, dal Cile all'Argentina, fino all'offerta di nucleare galleggiante fatta dalla Russia a Paesi come l'Uruguay.
Proprio in Argentina il congresso dell'Unión de asambleas ciudadanas (Uac), tenutosi a Colón, nella provincia di Entre Ríos dal 25 al 27 marzo de 2011, ha condannato «La disinformazione capziosa delle autorità nucleari a livello nazionale e internazionale, la confabulazione informatica degli organismi mondiali dell'energia atomica, lo sprezzante silenzio ufficiale riguardo a quel che succede a Fukushima e al plan nuclear argentino».
L'Uac conferma «Il più assoluto rifiuto del plan nucleoeléctrico argentino, in continuatore di quello elaborato dai regimi militari che contemplavano il funzionamento di 6 centrali nucleari per produrre energia». La Uac chiede anche un referendum ed un dibattito pubblico sull'energia «Necessaria ed ideale per i nostri popoli e quelli dell'America Latina nel loro insieme».
Il documento, che è stato sottoscritto anche da Movimiento Antinuclear del Chubut, Sistemas Ecológicos Patagónicos, Red Nacional de Acción Ecologista, stigmatizza «Il silenzio del governo argentino rispetto alla catastrofe atomica di Fukushima che mette a nudo l'incompetenza, l'incompetenza e il disprezzo di chi ha il dovere di proteggere la vita dei cittadini ed il destino della nazione. Il mutismo espone al ridicolo il governo argentino di fronte alle dichiarazioni che hanno chiamato urgentemente il primo mondo a ripensare l'attività nucleare sui suoi territori, istituendo moratorie urgenti. Ci sono state anche dichiarazioni di preoccupazione del Brasile e del Cile, però l'Argentina si è limitata al più assoluto mutismo, forse per non disturbare il governo per l'imminente (inopportuna e imprudente) messa in servizio della centrale nucleare di Atucha II».
Le associazioni argentine chiedono da sempre il ripristino ambientale dei terreni delle miniera di uranio, come previsto dal Proyecto de remediación de las minas de uranio, pieni di scorie «Che le autorità nucleari hanno abbandonato in maniera negligente e con promiscuità genocida e il recupero urgente dei rifiuti radiattivi messi nella cosiddetta "trincheras de Ezeiza", a contatto diretto con l'acquifero di Puelche, sul quale c'è una vertenza giudiziaria».
La Uac esige il fermo immediato di tutte le esplorazioni e dell'estrazione di uranio in Argentina e di bloccare Atucha II, «Che fin dalla sua origine soffre di grosse irregolarità tecniche nella sua costruzione, eludendo le norme di sicurezza richieste per effetto del post-Chernobyl» e chiede un'indagine neutrale sullo stato delle centrali nucleari di Atucha (nella foto un blitz di Greenpeace Argentina) e di Embalse «Perché si proceda alla loro immediata dismissione», visto che la loro durata di vita prevista è già scaduta, secondo le specifiche esistenti in materia di nucleare».
L'Uac chiede agli argentini di mobilitarsi per fermare tutte le costruzioni nucleari, e accusa il governo di non aver tenuto i referendum previsti dalla legge nazionale di 24.804, all'articolo 11, che dice «Ogni nuova area per un edificio nucleare deve avere il pertinente permesso che autorizza la posizione, dato dalla Autoridad Regulatoria Nuclear (ARN) e l'approvazione dello Stato provinciale in cui si prevede di installare lo stesso». E questo per gli ambientalisti dovrebbe valere anche «Per l'impianto di arricchimento dell'uranio per diffusione gassosa di Pilcaniyeu, tra le altre inconsulte installazioni in via di costruzione. I governi Statali provinciali che, per diritto costituzionale, dovrebbero sottoporre a referendum i progetti nucleari rilevanti». .
Le Ong argentine accusano: «La disinformazione intorno alle attività nucleari è moneta corrente e le comunicazioni ufficiali un cumulo di falsità, come quelle viste nei media attraverso i tecnici del Cnea, preoccupati di dichiarare a Chernobyl morirono solamente 35 persone».