
[13/04/2011] News
Ambientalisti: «Proposta inaccettabile»
LIVORNO. Dopo che l'8 aprile il presidente della Regione Liguria Burlando aveva avvertito che «Se Tirreno Power non accetta la nostra delibera di giunta, in 10 minuti troviamo un altro investitore» e che «L'offerta di Tirreno Power è importante ma occorre tenere conto che un chilometro più in là c'è uno dei più importanti comprensori turistici della Liguria e che si andasse alla rottura con questa azienda la possiamo sostituire nel giro di 10 minuti: a chi non farebbe gola un impianto energetico da 920 Mw a fil di costa e a pochi chilometri dalla Pianura Padana?», ieri il direttore generale della Tirreno Power, Giovanni Gosio, ha presentato una proposta che prevede il rifacimento integrale dei due vecchi gruppi a carbone della sua centrale di Vado Ligure (Sv), così come richiesto dalla giunta regionale della Liguria, e la costruzione di un nuovo gruppo da 460 megawatt, portando l'investimento sulla centrale a 1,4 miliardi di euro.
Anche Burlando riconosce che «C'è una posizione maggioritaria nel territorio che punta al superamento del carbone; noi non sosteniamo questa posizione, ma chiediamo che i due vecchi gruppi da 330 Mw che sono stati realizzati nel 1971 e che ormai hanno raggiunto la fine della loro vita produttiva vengano sostituiti da un gruppo completamente nuovo. A questo impianto da 460 Mw si può aggiungere un altro, sempre a patto che l'inquinamento non superi i livelli attuali».
Attualmente, spiega la Tirreno Power, «La centrale è costituita da un'unità a ciclo combinato di taglia pari a 800 MW, che utilizza due turbogas alimentati esclusivamente a gas naturale, e da due unità a carbone da 330 MW cadauna. Il nuovo modulo a ciclo combinato, entrato in esercizio commerciale nel corso del 2007, è stato realizzato sostituendo una vecchia unità alimentata a carbone ed olio combustibile». L'impresa tranquillizza e vanta «La manutenzione preventiva costantemente effettuata, unitamente alle continue migliorie tecniche e gestionali apportate sui sistemi di trattamento dei fumi, consentono di garantire ottimali performance ambientali delle unità a carbone esistenti. La Centrale Termoelettrica di Vado Ligure è certificata ISO 14001 e registrata Emas.
Un medagliere ambientale a dire il vero non riconosciuto dalle associazioni ambientaliste, a cominciare da Legambiente che definisce la proposta «Inaccettabile e addirittura offensiva per la Liguria. L'ampliamento della centrale non è una strada percorribile».
Secondo il presidente del Cigno Verde ligure, Stefano Sarti, «La Liguria ha già tre grosse centrali a carbone e un livello elevato di emissioni di gas serra. Non può certo permettersi di ampliare il proprio parco termoelettrico a carbone, incrementando ulteriormente la produzione di gas climalteranti invece di ottemperare agli accordi di riduzione presi in sede europea. Per lo stesso motivo riteniamo sbagliata anche la decisione della giunta regionale, che apre la strada a un nuovo gruppo a carbone. I due gruppi esistenti non hanno ancora ottenuto l'Aia e questo è il problema vero. Sono fuori da tutti gli standard tecnologici europei, e andrebbero sostituiti con gruppi a metano, senza ampliare la produzione a carbone».
Legambiente Liguria ricorda che «Il carbone, propagandato come pulito ed economico, è, infatti, il combustibile fossile che produce più emissioni e rappresenta il maggiore pericolo che il nostro Paese ha di fronte se vuole raggiungere gli obiettivi previsti dall'Unione europea che impone all'Italia una riduzione vincolante del 5,2% rispetto al 1990 da raggiungere entro il 2020. Nel 2009 le 12 centrali a carbone attive in Italia, a fronte di una produzione di solo il 13% di elettricità, hanno emesso il 30% dell'anidride carbonica prodotta complessivamente dal settore termoelettrico, circa 36 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 sul totale di circa 122, risultando il settore industriale peggiore rispetto agli obblighi di riduzione previsti da Kyoto».
Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente evidenzia che «Sul carbone in Italia si continua a millantare e a omettere tutti i problemi connessi al suo uso. È arrivato il momento di fermare la politica energetica autolesionistica del nostro Paese per rilanciare il sistema di produzione di energia, l'industria, i trasporti e l'edilizia, partendo dall'innovazione e dalle tecnologie pulite».