[18/04/2011] News

Morti e tecnologie energetiche

AMSTERDAM (Olanda). Nel dibattito sul nucleare, alcune persone sostengono che il numero di vittime che possono essere attribuite al carbone o al gas è molto superiore a decessi causati dall'energia nucleare e concludono che questo argomento dimostra con successo che è il caso di continuare ad utilizzare i reattori  nucleari.

Trovo la discussione su quale è di queste tecnologie sporche (delle quali realtà possiamo e dobbiamo  liberarci  di entrambe, fossili e nucleare) il killer più grande, sia abbastanza indecente e non vuole far altro che dare carburante in più a discussioni astratte che nascondono altro che la mancanza di rispetto per la  vita umana. Ma al fine di fare una certa chiarezza intorno a questo argomento, diamo un'occhiata più da vicino a tali affermazioni.

Il confronto forse più autorevole sulle vittime è apparso durante l'ultimo decennio in una serie di documenti dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse ): "Environmental and Health Impacts of Electricity Generation" pubblicato all'International energy agency nel 2002, "Risks and Benefits of Nuclear Energy" pubblicato dalla Nuclear energy agency nel 2007, "Comparing Nuclear Accident Risks with Those from Other Energy Sources", pubblicato sempre dalla Nuclear energy agency nel 2010, ed "Energy Technology Perspectives 2008" dell'International energy agency. Le argomentazioni di questi documenti sugli incidenti mortali sono stati frequentemente citati altrove.

Il primo grande problema con l'argomento incidenti mortali è che,  se ci si sforza di guardare da vicino, tutti i dati pertinenti e i grafici delle pubblicazioni dell'Ocs si riferiscono in realtà a un singolo gruppo di autori, che è il Paul Scherer Institute in Svizzera. Nei riferimenti si trovano lo stesso Paolo Scherer e i suoi collaboratori R. Dones, U. Gantner o S. Hirschberg. Ora, essendo un tale importante argomento basato su un'unica fonte non è proprio scientifico, vero?

Guardiamo oltre. Ecco una versione elaborata di loro grafici (Figura 1, ndt), quella che è stato riprodotta in un documento della molto influente International energy agency (Iea), "Energy Technology Perspectives 2008":

Questo grafico dimostra la frequenza degli incidenti e delle loro vittime. Pertanto, più la tecnologia è vicina in basso a sinistra e più è sicura,  viceversa, più è verso l'alto a destra e più è rischiosa.
È necessario notare due cose che sono apparentemente sbagliate in questo grafico. In primo luogo, quel che dice l'Ocse, permette agli autori di escludere completamente il peggior incidente nucleare, Chernobyl nel 1986, dal quadro. Se dovessimo tracciare Chernobyl, sembrerebbe a una frequenza di una volta in 8.000 GWy (ormai la storia nucleare ha accumulato generazioni), e i morti nella fascia tra 9.000 (secondo il rapporto World health report - Oms. Del 2006, sulle vittime future in Russia, Bielorussia e Ucraina) e 33.000 (stima ottimistica del complessivo numero di vittime potenziali sulla base di dose collettiva, si veda per esempio il rapporto Torch del 2006). Il grafico che sarebbe poi effettivamente simile a questo, con la barra rossa che dimostra un livello più realistico per registrare l'energia nucleare, rendendo chiaramente la tecnologia più pericolosa.

La seconda cosa che è terribilmente sbagliata nel grafico originale, è che mentre pretende di includere l'energia nucleare, usa un doppio standard per dimostrarlo. Diversamente dalla altre tecnologie, per le quali si  prendono i rischi dall'esperienza del mondo reale, i rischi nucleari sono basati sulla tecnologia Psa. Questa è la cosiddetta Probabilistic safety analysis che non è altro che una modellizzazione teorica dei rischi del reattore. E' riconosciuta come un metodo per identificare i punti deboli della tecnologia, ma anche l'industria nucleare dice che non è buon strumento per dare un dato affidabile della possibilità globale di incidente al reattore pesanti. Abbiamo visto che con questo metodo è andato tutto storto nel caso del programma Space Shuttle americano, dove gli ingegneri avevano stimato una probabilità di incidente a 1 su 100.000, ma in realtà due delle quattro Shuttles della flotta sono finite in un unico disastro (una grande intuizione di Richard Feynmann).

Se volete vedere quanto sia sbagliato questo metodo applicato al settore dell'energia nucleare a livello globale: mentre l'industria ci stava rassicurando che la probabilità di un grave incidente con danni ad un reattore è nell'ordine di 1 ogni 100.000 anni, infatti, abbiamo visto almeno cinque di tali incidenti (un reattore di Three Mile Island nel 1979, un reattore di Chernobyl nel 1986, e tre reattori di Fukushima nel 2011) nel corso di una esperienza totale accumulata di 14.000 anni-reattore, questo comporta un dato empirico di più di 1 su 3.000 possibilità. Tuttavia, le pubblicazioni dell'Ocse utilizzano  questo calcolo teorico, fatto per un solo reattore svizzero (sic!), per trarre conclusioni sui rischi generici. Questo è già il terzo grave errore metodologico che fa del  grafico originale Iea un documento pesantemente condizionato e inaffidabile.

Quindi la ricetta per cucinare false conclusioni sulla sicurezza nucleare è così facile:

1) Mettere i dati da un singolo istituto in tutte le pubblicazioni (c'è un sacco di riferimenti in circolo,  ma alla fine finisce tutto nel Paul Scherer Institute);

2) Assicurarsi con certezza di trovare una metodologia che consenta di escludere il più grave disastro nucleare della storia dalle statistiche (ad esempio, parlando solo di Ocse);

3) Usare un doppio standard nel confronto tra tecnologie (modelli teorici per il nucleare contro dati storici per le altre tecnologie).

Mentre se si analizza correttamente, si scoprirà che l'energia nucleare probabilmente presenta ancora il più grande rischio per la vita di tutte le tecnologie dell'energia conosciute. Ma qui c'è anche una differenza di tipo qualitativo. Se parliamo di incidenti nelle industrie del carbone o del petrolio, quelli che rischiano la vita sono soprattutto i lavoratori direttamente coinvolti nelle operazioni. In questo senso, è sicuramente una loro scelta, scelgono il lavoro e hanno anche i mezzi per ridurre e controllare i rischi a cui si espongono. Nel caso del nucleare, la maggior parte del rischio è imposto ad una popolazione che non dispone di informazioni, con nessuna esperienza, nessuna formazione e, soprattutto, nessuna scelta in quanto è loro negato di avere il potere di decidere se vogliono un reattore nucleare nei loro dintorni.

A  parte che anche l'International Energy Agency ha pubblicato ampiamente più grafici e figure (figura n. 3); questo è dimostrato  anche a un altro punto di vista, che non è solo quello di guardare i decessi negli incidenti, ma anche l'impatto di routine sulla salute, l'inquinamento atmosferico, ecc. Per i quali questo approccio dà molto più spazio ad una speculazione volontaria, che può essere dimostrata da quanto i dati differiscono se provengono da fonti diverse.

Prendiamo ad esempio la massa di dati sopra menzionati originati a da quei box impressionanti: essi attribuiscono 161 decessi ogni TWh (miliardi di chilowattora) di energia elettrica a carbone, 36 morti per 1 TWh di petrolio, 4 morti per TWh per il gas naturale, e 0.04 decessi per TWh al nucleare. Ciò indicherebbe che il nucleare è almeno da tre grandezze (1.000 volte) più sicuro rispetto ai combustibili fossili.

Contrariamente a questo, New Scientist presenta cifre che indicano ancora che combustibili fossili sono i più grandi assassini, ma il contrasto con il nucleare è di gran lunga meno impressionante. Conclude che per 1 TWh di energia prodotta, ci sono tra 0,02 e 0,12 decessi attribuibili al nucleare,  0,03 - 0,16 al gas e 0,28 - 3,3 al carbone. Questa è grosso modo una differenza di appena una magnitudine (10 - 30 volte) tra il nucleare e il carbone e il nucleare è giusto paragonabile al gas.

Le cifre del nucleare sembrano essere in linea con quelle che l'International energy agency riportava nel  2002, cioè di routine dei morti nell'energia nucleare che sarebbero in un range tra  0,03 e 0,16 morti per ogni TWh, solo a causa di impatti sanitari legati alle miniere di uranio, anche se si sono semplicemente dimenticati gli incidenti dei reattori, incluso Chernobyl. .

Quindi la figura più corretta per confrontare l'impatto sulla salute e sulla mortalità delle fonti di energia - se saltiamo incidenti come quello di Chernobyl e parliamo solo del funzionamento standard - sarebbe piuttosto simile a questa (Figura 4, i quadratini neri rappresentano il range)

E sì, non c'è dubbio che per vari motivi, tra i quali i decessi correlati, ma anche molto altro, abbiamo bisogno di liberarci delle energie sporche e rischiose, siano esse il carbone, il petrolio, il  nucleare, o anche il gas. Il futuro nelle tecnologie dell'energia rinnovabile che sono economiche, sicure, con sicurezza di approvvigionamento, così come hanno vantaggi per la sostenibilità rispetto all'energia fossile e nucleare. Diversamente, il rapporto delle vittime non è chiaramente a favore delle energie rinnovabili.

In Germania, nel 2000, i decessi per l'energia eolica per unità di energia sono stati segnalati come due volte quelli del nucleare (Iea 2002). Nel grafico di cui sopra, utilizziamo la cifra di 0,15 per ogni TWh copiata dal Next Big Future blog. Probabilmente è lecito ritenere che nel decennio scorso, a causa dell'aumento significativo della produzione di energia attraverso le turbine eoliche, così come per la maturazione della tecnologia, il rapporto di mortalità sia notevolmente e ulteriormente  diminuito.

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