
[18/04/2011] News
ROMA Giuseppe Politi, presidente della Confederazione italiana agricoltori (Cia), è preoccupato per la situazione dei generi alimentari che giorno dopo giorno sta divenendo sempre più esplosiva e con conseguenze sia per i paesi poveri che per quelli industrializzati e si dice perfettamente d'accordo con Il governatore della Banca d'Italia che «Ha toccato il cuore del problema. Le sue preoccupazioni sono state da tempo evidenziate dalla Confederazione. I rincari non colpiscono solo i paesi più poveri».
Per Politi, «Davanti alla nuova escalation dei prezzi alimentari, rinnoviamo la nostra proposta per un futuro con più agricoltura. Non solo. La riforma della Pac post 2013, oltre a contenere reali sostegni alle imprese agricole, deve prevedere efficaci misure contro le crisi di mercato, in modo da intervenire immediatamente per fronteggiare la volatilità delle quotazioni delle commodity, le cui impennate rischiano, purtroppo, di portare alle lacrime. Siamo, quindi, pienamente d'accordo con quanto sostenuto dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. C'è l'esigenza di una risposta pronta e coordinata da parte della comunità internazionale "D'altra parte, gli effetti li stiamo registrando in Italia. Il "boom" degli alimentari, accompagnato dai forti rincari dei prodotti petroliferi, sta cambiando le carte in tavola. I consumi delle famiglie italiane continuano a ristagnare, mentre, proprio per gli aumenti dei listini, stanno cambiando i menù. Così come più volte la Cia ha sottolineato- diminuiscono gli acquisti di carne bovina, di pesce, di pane e pasta, di frutta e verdura; crescono, invece, quelli di pollo, di carne suina, di surgelati, di prodotti di quarta gamma, di olio. Un mutamento dettato soprattutto dai prezzi che costringono i nostri connazionali a precise scelte. E non è un caso che si comprano più promozioni e ci si rivolge a punti vendita dove si risparmia, come i discount. Il governatore Draghi ha toccato un nervo scoperto. Sono preoccupazioni che condividiamo, anche perché da tempo sosteniamo l'esigenza di affrontare il problema alimentare con la dovuta incisività. S'impongono politiche che permettano di aumentare la produttività agricola nei paesi più poveri. Per sconfiggere l'emergenza alimentare e combattere la povertà occorre promuovere investimenti in progetti irrigui ed infrastrutturali, garantire l'accesso dei piccoli agricoltori al mercato dei fattori, a partire dalla terra. Insomma, serve più agricoltura per sfamare il Pianeta».
Secondo il presidente della Cia «La trappola della povertà è, principalmente, un fenomeno rurale, legato ad un'agricoltura di sussistenza bloccata dalla spirale perversa di una popolazione in crescita e una produzione alimentare pro-capite in calo o stagnante. Decenni di prezzi bassi delle materie prime e di abbondanza alimentare -ha rilevato Politi- hanno rallentato gli investimenti, hanno favorito scelte tecnologiche inadeguate alle reali necessità delle agricolture, hanno orientato le risorse a favore dell'industrializzazione e delle aree urbane. Troppo poco si è fatto, non sempre per scelta, ma come conseguenza dei conflitti locali, per avviare e sostenere la modernizzazione delle agricolture. Adesso è venuto il momento di cambiare».
«La forte e incontrollabile volatilità dei prezzi agricoli è, oggi, la questione del sistema agroalimentare. Entrano in gioco la speculazione e i mercati finanziari, le politiche energetiche, gli eventi climatici e gli equilibri tra domanda e offerta. La stessa industria alimentare, almeno quella più attenta e lungimirante, si rende conto che non vale più la logica "corsara" di cercare le materie prime in mare aperto e pone maggiore attenzione, peraltro tutta da verificare sul piano dei rapporti contrattuali, di una base nazionale di approvvigionamento sicuro e di qualità. Di nuovo le materie prime agricole sono considerate derrate strategiche, non più nello scenario della contrapposizione tra blocchi, ma legate alle prospettive di crescita dei paesi emergenti e alle loro politiche di autosufficienza alimentare. Rivalutare l'agricoltura non appartiene più ad un semplice senso nostalgico, ma è ormai divenuta risorsa indispensabile per il futuro».
L'allarme aveva lanciato anche Coldiretti, l'altra grande organizzazione degli agricoltori italiani, commentando quanto ha detto il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, secondo il quale i prezzi degli alimentari sono il maggiore rischio per i poveri nel mondo, aumentando il numero di coloro che vivono in estrema povertà, salito di altri 44 milioni di persone dal giugno 2010.
«L'aumento dei prezzi delle materie prime come il mais che ha raggiunto quotazioni da record addirittura superiori a quelle del grano, come mai era avvenuto prima, mette a rischio anche l'attività di allevamento in Italia dove è sempre più costoso riempiere la mangiatoia di mucche e maiali per la produzione di latte e carne, per effetto dell'aumento del costo dei mangimi che è stato del 19% - dice Coldiretti - A far schizzare le quotazioni del mais è certamente l'aumento della domanda per la produzione di bioetanolo e il maggior consumo di carne nei paesi emergenti come la Cina che fa crescere il consumo di mangimi a base di mais ma soprattutto l'andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è sempre più fortemente condizionato dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l'oro fino alle materie prime come grano, mais e soia. Manovre finanziarie sul cibo che stanno "giocando" senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove hanno provocato una grande volatilità impedendo la programmazione e mettendo a rischio le coltivazioni e l'allevamento in molti Paesi».
Secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea a febbraio 2010Il risultato in Italia è l'aumento record del 19% per i prezzi dei mangimi che fanno segnare rincari quasi 10 volte superiori a quelli degli alimentari necessari per apparecchiare la tavola degli uomini,. «Un onere che - sostiene la Coldiretti - si aggiunge alle difficoltà determinate negli allevamenti italiani dagli effetti insostenibili della direttiva nitrati, dai tagli all'assistenza tecnica degli allevamenti per la riduzione dei trasferimenti pubblici alle associazioni allevatori e dal furto di valore e immagine che subisce la produzione Made in Italy a causa delle distorsioni lungo la filiera e delle importazioni di prodotti dall'estero spacciati come nazionali. A rischio c'è l'intero sistema degli allevamenti italiani a sostegno del quale la Coldiretti è impegnata nella "vertenza zootecnia».