[18/12/2012] News
Una nuova centrale nucleare è in costruzione a pochi chilometri dal centro che ospita ogni anno 3.000 bambini provenienti dalle aree più radioattive della Bielorussia
Nel viaggio che abbiamo compiuto nelle aree più vicine alla centrale di Chernobyl, sempre più dimenticate e isolate, abbiamo notato con orgoglio i segni evidenti lasciati in modo puntuale ed efficace dalla nostra associazione. Legambiente ha realizzato, infatti, un intervento costante e puntuale nelle aree più contaminate dall'incidente di Chernobyl del 26 aprile 1986, cercando di porre al centro le ragioni e i diritti delle popolazioni che hanno subito i maggiori effetti sia dal punto di vista sanitario che sociale del disastro nucleare. Siamo stati capaci in questi 20 anni di denunciare in modo significativo l'assurdità dell'atomo e l'importanza della messa in sicurezza della centrale Ucraina - che continua ad essere in una situazione di degrado e di altissimo rischio - ma soprattutto di intervenire con progetti specifici in loco, spesso nel più completo isolamento e nel totale disinteresse delle istituzioni internazionali .
Dall'ambulatorio mobile che ha effettuato 80.000 ecografie tiroide, evidenziando noduli e tumori da
curare, e che continua a viaggiare per le aree più radioattive della Bielorussia per proseguire il grande progetto di monitoraggio e prevenzione sanitaria; passando ai progetti di sostegno per i centri ospedalieri, come quello che ha finanziato la sala di terapia intensiva pediatrica a Gomel, dove moltissimi bambini colpiti da tumori e altre patologie neonatali sono stati curati; fino agli interventi nelle scuole come quella di Vischevno, con la realizzazione di serre per prodotti non contaminati da somministrare ai piccoli studenti. Un progetto, questo, che vorremmo moltiplicare in altre strutture scolastiche presenti nelle zone più colpite dal fall-out radioattivo per permettere a più bambini possibile di alimentarsi almeno in gran parte con prodotti puliti, evitando di essere quotidianamente bersagliati dai radionuclidi nel piatto.
Quando siamo arrivati a Veleika dopo un lungo viaggio su strade gelate, paesaggi nevosi e temperature oltre i -10°C sotto zero, abbiamo toccato con mano un'isola di Nadiesda (il nome del centro significa appunto speranza, in bielorusso) in un mare radioattivo: un modello all'avanguardia, con standard elevatissimi, quasi da sogno.
Era strano, ma ci riempiva di fiducia, vedere bambini sorridenti, euforici ed entusiasti, giocare senza sosta negli spazi interni ed esterni della struttura dimenticando per un po' di giorni la vita desolante e triste dei villaggi più radioattivi. Il centro, infatti, realizzato in un luogo non contaminato, ospita ogni anno 3.000 bambini provenienti delle aree rurali più radioattive ed offre loro un soggiorno basato su alimentazione biologica (26 ettari coltivati nei pressi della struttura), giochi e laboratori all'avanguardia (installazioni all'aperto, musicoterapia, scultura, pittura ,teatro), sport (calcio, pallacanestro pallavolo, bici, nuoto, canoa), trattamenti naturali (massaggi, aromaterapia, fitoterapia, sauna), e soprattutto un attrezzatissima area medico sanitaria. Salta infatti all'occhio quella serie di ambulatori in grado di assicurare un capillare monitoraggio attraverso puntuali indagini diagnostiche per i piccoli ospiti, al fine di evidenziare eventuali patologie tumorali latenti.
Il centro è nato grazie al fondamentale intervento di associazioni tedesche ed il supporto di più di 20 associazioni appartenenti a 9 paesi (tra le quali, come rappresentanza italiana, Legambiente, che interviene tramite il Progetto Rugiada). Fino ad oggi, grazie al nostro intervento, più di mille bambini sono stati ospitati, curati e monitorati nel centro ed anche nel 2013 garantiremo il soggiorno di 100 piccoli ospiti provenienti dall'inferno nucleare della Bielorussia, che verranno a giocare come folletti in questo paradiso.
Al Centro Speranza, tra l'altro, sono abolite le barriere architettoniche ed è assicurata l'autosufficienza per quanto riguarda la partita energetica (tramite impianto a biomasse, solare termico, coibentazione degli edifici, illuminazione ecoefficiente). L'arredo è ecologico, si pratica la raccolta differenziata e il risparmio
idrico. Tra l'altro, questo centro è stato preso come esempio da alcune associazioni giapponesi per realizzare lo stesso modello nel loro Paese dopo il tragico incidente di Fukushima, che sta replicando a distanza di 26 anni lo stesso scenario: i bambini anche questa volta rischiano di essere le vittime innocenti dell'ennesimo disastro nucleare.
Ma purtroppo la beffa continua: a circa 90 km da questa struttura che guarda al futuro offrendo una forte discontinuità, in una delle poche aree non contaminate del Paese, è in costruzione una nuova centrale nucleare. Il Paese che ha ricevuto i maggiori danni da Chernobyl sta diventando quindi teatro di una situazione surreale, contro la quale occorre opporsi con forza e determinazione urlando il nostro dissenso per questa scelta scellerata, ingiusta ed incivile oltre che rischiosa.
Per non dimenticare la catastrofe nucleare chiediamo con decisione alla comunità internazionale non solo di portare aiuto alle popolazioni vittime del disastro sia dal punto di vista sanitario che sociale, ma anche di fermare la realizzazione di un nuovo simbolo del nucleare in un territorio già esageratamente segnato con una popolazione che sta già pagando un prezzo altissimo senza avere alcuna responsabilità.
Ma chiunque può dare anche il suo contributo diretto, sostenendo il Progetto Rugiada di Legambiente (http://www.festambiente.it/index.php/rugiada.html), un modo diverso per vivere la solidarietà e lottare contro il nucleare a fianco dei bambini di Chernobyl.