[07/01/2013] News
Secondo il Sole24Ore di oggi, i mercati finanziari nel 2013 torneranno ad occuparsi di ambiente - global warming cliff - grazie al fatto che è passata "'a nuttata" del fiscal cliff e della situazione economica europea. Ammesso che sia vero, stando anche a quanto scrive Paolo Soldini sull'Unità di ieri e la nostra speranza è che dovranno porsi il problema per ben altre motivazioni. La campagna elettorale tedesca, infatti - molto più interessante per temi di quella italiana, ormai ridotta a spot a chi spara la promessa più grossa o giù di lì - sta ponendo al centro dell'agone politico "la questione delle questioni": come limitare le banche e i mercati ormai chiaramente causa e non soluzione della crisi economica e ambientale. E lo fa grazie alla "sinistra", sottoforma della posizione dell'Spd i cui dirigenti «Da mesi e mesi propongono (...) misure volte a imbrigliare il sistema bancario, separando le banche d'affari dalle banche commerciali che gestiscono i risparmi dei cittadini, proibendo i derivati pericolosi, le manovre speculative sulle materie prime e l'energia, consolidando il divieto delle vendite allo scoperto, limitando i volumi di risorse che possono gonfiare le bolle speculative immobiliari, moralizzando il sistema dei bonus per i dirigenti e via regolando fin nel dettaglio».
Un'impostazione confermata da «Peer Steinbrück, candidato socialdemocratico alla cancelleria e fatta propria anche dai leader dei Verdi e tutto lascia pensare che buona parte della campagna elettorale le ruoterà intorno. E forse non solo in Germania». Ma la notizia nella notizia - che purtroppo in Italia non viene considerata tale e se uno legge con attenzione il pezzo del Sole a cui facciamo rifermento in apertura (Nel 2013 tornerà un business investire nei titoli «ecologici») capisce perché - è che, come scrive sempre l'Unità: «la DIW (Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung), il più prestigioso ente di ricerche economiche, ha preso posizione esplicitamente a favore del pacchetto di riforme presentato dalla Spd». Il perché lo ha spiegato Dorothea Schäfer, direttrice del settore ricerche sui mercati finanziari: «È vero. Le banche hanno bisogno di regole più severe. Molti grossi istituti debbono essere costretti a una diversa Cultura, più consapevole delle responsabilità e più credibile». La professoressa ha anche spiegato perché: spesso le regole sono insufficienti e anche dove e quando esistono, come nell'intesa Basilea III sulle dotazioni proprie di capitali, vengono regolarmente eluse.
Ma quali sono queste regole? Ecco l'elenco che i lettori più attenti di greenreport possono constatare essere assolutamente in linea con quanto andiamo nel nostro piccolo dicendo (non solo noi, sia chiaro) dall'inizio della crisi: responsabilità sui rischi. Lo stato non deve più garantire coperture delle perdite. Le banche stesse debbono dotarsi di un fondo di sicurezza ("Esm delle banche"); separazione tra banche d'affari e banche commerciali; proibizione delle "banche ombra". Hedge funds, private equities, società di scopo e così via debbono sottomettersi alle stesse regole degli istituti di credito; la vigilanza delle grosse banche europee dev'essere esercitata dalla Bce; pubblicizzazione dei compensi dei manager, limitazione dei bonus; proibizione delle transazioni "over the counter" del derivati; proibizione alle banche delle transazioni di materie prime ed energia; conferma del divieto delle vendite allo scoperto; regolazione delle transazioni elettroniche, che potrebbero essere esercitate solo da operatori riconosciuti; estensione dell'imposta sulle transazioni anche alle filiali all'estero delle banche europee; per evitare bolle immobiliari, fissazione di un tetto (80% e nei momenti di boom 60%) ai finanziamenti dei mutui sugli immobili.
In particola spicca la proposta di "proibizione alle banche delle transazioni di materie prime ed energia", quelle transazioni vera arma di distruzione di massa che annientano ogni idea di sostenibilità reale ambientalmente e socialmente parlando. Da segnalare poi che il tema è così vivo nell'interesse della campagna elettorale teutonica che, dice sempre l'Unità, persino la Cdu della cancelliera Merkel, pur con limiti e contraddizioni, su questi temi è pronta al dialogo.
Con il solito ottimismo della volontà ci auguriamo e confidiamo davvero che almeno in casa della coalizione Pd-Sel e cespugli vari, Italia Bene Comune, il partito che a questo punto può solo perdere per colpa sua le prossime elezioni italiane, si apra definitivamente verso queste posizioni e le sposi fino in fondo a livello Europeo in modo da dare l'idea di un vero cambiamento.
Qui e solo qui si decide il futuro del Pianeta e di chi lo abita, e non c'è fiscal compact che tenga. Con un atto che per qualcuno (e con ragione) può sembrare dirigista i governi devono avocare nuovamente a sé i mercati e piegarli alla loro funzionalità di aiuto al miglioramento della qualità della vita delle persone. Questa è la sinistra, "radicale" o "riformista" che sia, che vogliamo...