[18/01/2013] News
La responsabile nazionale Ambiente del Partito Democratico: «Giusto togliere alla finanza le materie prime»
Ha suscitato grande clamore la scelta del Partito democratico di non includere nelle proprie liste elettorali i nomi dei senatori Roberto Della Seta e Francesco Ferrante (e di inserire quello di Ermete Realacci in tredicesima posizione, nella circoscrizione Lombardia II). Oltre ai legambientini, dalla coalizione di centrosinistra che si candida a governare il Paese sparirà anche la spinta a riconoscere ed integrare quell'intreccio che lega indissolubilmente economia, ecologia e società? La domanda è troppo importante per farla cadere nel vuoto: la raccoglie per noi Stella Bianchi, responsabile nazionale Ambiente del Pd.
Roberto Della Seta, in una recente intervista al Manifesto, appare preoccupato dopo la sua esclusione e quella di Francesco Ferrante dalle liste Pd: «Non siamo insostituibili - ha affermato - Il punto è che non siamo stati sostituiti». Condivide quest'allarme?
«E' stato per me un dispiacere vedere che Roberto Della Seta e Francesco Ferrante non sono stati ricandidati ma questo non vuol dire che non ci sono nelle nostre liste donne e uomini che hanno messo l'ambiente, l'economia verde, la lotta alle ecomafie e ad ogni illegalità al centro della propria attività politica. Potrei fare un elenco piuttosto lungo che va da parlamentari riconfermati ad assessori esperti a esponenti degli ecologisti democratici a giovani che hanno avuto un successo personale alle primarie per i parlamentari. Io sono convinta che oggi l'ambientalismo, l'idea dello sviluppo sostenibile, la forza della green economy siano pezzi sostanziali della cultura politica del Pd, ne innervino le proposte e i programmi».
Gli elettori che vedono indispensabile per il centrosinistra legare un'idea di rinascita economica del Paese a quella dello sviluppo sostenibile appaiono comunque preoccupati. La riconversione ecologica dell'economia è sempre all'ordine del giorno nella proposta politica del partito?
«Certo, lo abbiamo detto più volte e lo ha ribadito di recente con chiarezza anche Pier Luigi Bersani. So, per il lavoro fatto in questi anni come responsabile ambiente ed economia verde, nel Pd quanto è diffusa all'interno del nostro partito e tra i nostri amministratori la consapevolezza che proprio il rispetto dell'ambiente ci dà una straordinaria occasione di sviluppo e rafforza la nostra vocazione produttiva. La riconversione ecologica dell'economia è per noi assolutamente centrale».
Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, sul Corriere della Sera afferma che «anche gli ambientalisti hanno le loro responsabilità», precisando come «l'ambientalismo storico ha sempre avuto due soli atteggiamenti. O quello della sentinella, in senso stretto senza alcuna strategia. Oppure di disegnare scenari di futuri disastrosi». Condivide l'analisi? Cosa pensa che dovrà cambiare?
«Credo che Cogliati Dezza colga alcuni vecchi vizi dell'ambientalismo e fa bene a mettercene in guardia. Ma ritengo che il lavoro e il confronto di idee che in questi anni ha attraversato l'Italia e le forze politiche progressiste ci possa mettere al riparo dai vecchi vizi. Ci vuole un giusto grado di allarme sulle conseguenze disastrose per l'intero pianeta che i cambiamenti climatici possono determinare se non si abbandona l'uso dei combustibili fossili in modo graduale ma rapido e sistematico e sui danni che l'inquinamento e la cattiva gestione del territorio producono nel nostro paese. Dobbiamo saper affrontare queste emergenze proponendo un nuovo modello di sviluppo che mette al centro il rispetto dell'ambiente, la qualità, la sobrietà e incoraggiare progetti di innovazione profonda legati all'efficienza energetica e alle energie rinnovabili, al recupero di materia, alla messa in sicurezza del territorio. Così possiamo anche rafforzare la nostra vocazione produttiva legata all'industria manifatturiera, all'agricoltura, alla bellezza, alla cultura, alla tipicità e riportare l'Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile, tornare a creare posti di lavoro e benessere».
L'Spd - il Partito socialdemocratico di Germania - nella sua proposta di governo (appoggiata dal Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung uno dei più importanti enti tedeschi di ricerca economica) ha inserito il progetto di proibire alle banche «le transazioni di materie prime ed energia». Un'idea a nostro avviso di alto "ecologismo", visto come pragmatica politica di governo. Il Pd condivide una proposta del genere, pensa possa a sua volta appoggiarla?
«Siamo convinti che la finanza debba tornare nella posizione che le compete e quindi assistere l'economia reale, e vogliamo contrastare ogni forma di speculazione e di creazione di rendita sui mercati finanziari. Sappiamo quanto la speculazione finanziaria possa incidere sulla stessa stabilità dei sistemi economici a cominciare dall'andamento dei titoli pubblici. A maggior ragione beni essenziali come le materie prime, i prodotti agricoli, l'energia devono essere salvaguardati dall'impatto di manovre meramente speculative e in questo senso la proposta avanzata dalla Spd è certamente di grande interesse. Ovviamente diverso è il ruolo che le banche possono e devono svolgere al meglio ad esempio nel garantire credito alle imprese che vogliono investire in attività 'green' o in efficienza energetica».