Gli acquedotti italiani perdono il 40% dell’acqua potabile che trasportano
E oltre il 20% la domanda di depurazione urbana non è assicurata, secondo gli ultimi dati Istat
[24 Dicembre 2019]
ISTAT ha pubblicato un rapporto su “Utilizzo e qualità della risorsa idrica in Italia“. Il volume offre un primo quadro sull’utilizzo di risorse idriche in Italia a partire dai dati raccolti ed elaborati dall’Istituto. Dove disponibili, sono state analizzate le serie storiche al fine di studiare l’evoluzione dei fenomeni legati all’uso dell’acqua.
L’analisi prende in esame i diversi tipi di uso dell’acqua (civile, industriale e agricolo) e si sviluppa, dal punto di vista territoriale, sia a livello nazionale sia, ove possibile, a livello regionale, a livello di distretto idrografico e a livello comunale.
Per quanto riguarda l’uso civile, particolare attenzione è posta ad alcuni temi cruciali: prelievi di acqua potabile, perdite idriche nelle reti comunali di distribuzione, efficienza nel processo di trattamento delle acque reflue urbane e inoltre un’analisi della percezione e dei comportamenti delle famiglie italiane nei confronti dei servizi idrici.
Particolare attenzione è posta al problema delle perdite idriche nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile, ancora oggi persistenti e gravose lungo tutto il territorio nazionale – complessivamente si tratta di più del 40% dell’acqua potabile immessa negli acquedotti -, che rappresentano uno spreco della risorsa, con inevitabili conseguenze ambientali, oltre che economiche, energetiche e sociali.
Il trattamento delle acque reflue urbane rappresenta un altro tema cruciale per le ripercussioni sulla qualità dell’acqua che viene restituita all’ambiente. Per i grandi impianti di depurazione (>50.000 abitanti equivalenti) viene sviluppata un’analisi sull’efficienza del trattamento di depurazione e sui fanghi prodotti.
Il rapporto considera che la stima della domanda di depurazione nel 2015 si attesta intorno ai 98 milioni di Aetu (Abitanti equivalenti totali urbani, Aetu), contro i circa 75 milioni effettivamente depurati, deducendo, quindi, come sia ancora necessario uno sforzo nel settore della depurazione civile, sforzo ormai reso urgente dall’avvicinarsi agli obiettivi della Direttiva CEE 91/271.
Sono stati messi in relazione i dati riferiti al servizio di depurazione delle acque urbane provenienti dal “Censimento delle acque per uso civile” dell’Istat con quelli sulla qualità delle acque di balneazione prodotti dal Ministero della Salute, al fine di investigare sulle cause di inquinamento delle acque marino-costiere. A tale scopo si è tenuto anche conto dei dati sulle presenze turistiche, che possono rappresentare un fattore stagionale di pressione sulla risorsa idrica.
Seguono un capitolo dedicato agli altri usi dell’acqua e un quadro degli indicatori statistici validati e condivisi disponibili su tutto il settore delle risorse idriche, essenziali nella valutazione economica della risorsa e nella definizione della governance.
A completare il quadro, il tema dell’uso dell’acqua è posto in relazione con la disponibilità della risorsa in un approfondimento quantitativo sui fenomeni meteoclimatici e relativi eventi estremi registrati in anni recenti.
di Arpat – Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana