Italia secondo paese al mondo per impronta idrica pro capite
L’89% del consumo deriva dall’acqua contenuta nei cibi che mangiamo
[22 Marzo 2016]
Oggi è la Giornata Mondiale dell’Acqua e il Barilla Center for Food & Nutrition (Fondazione BCFN) la celebra con un dossier dal quale il nostro Paese non ne esce davvero bene: l’Italia è maglia nera in Europa per impronta idrica pro capite, pari a 2.232 metri cubi di acqua dolce l’anno, preceduta solamente dagli Stati Uniti (2.483 m3) e seguita dalla Thailandia (2.223 m3). L’impronta idrica globale ammonta a 7.452 miliardi di m3 di acqua dolce l’anno, pari a 1.243 m3 pro capite, più del doppio della portata annuale del fiume Mississippi
Il rapporto BCFN, un estratto del libro “Eating Planet. Cibo e sostenibilità: costruire il nostro futuro”, sottolinea che «In media un individuo beve 2 litri d’acqua al giorno e ne consuma fino a 5 litri se si calcola quella utilizzata per cucinare o lavarsi. Eppure, senza accorgercene, a nostra insaputa, utilizziamo fino a 5 mila litri di acqua “virtuale” al giorno per l’alimentazione». Per l’Italia, l’acqua “virtuale” contribuisce per l’89% del consumo di acqua giornaliera.
Alla BCFN fanno notare: «E se, da un lato, mettiamo sempre più attenzione alle azioni della vita quotidiana, come chiudere il rubinetto dell’acqua mentre ci laviamo i denti, e la utilizziamo sempre con maggior parsimonia, dall’altro non ci rendiamo del tutto conto di quanta acqua “invisibile” si nasconda in quello che mangiamo ogni giorno e quanto potremmo impattare meno sull’ambiente e sul consumo delle risorse con l’alimentazione. Ognuno di noi, infatti, utilizza ogni giorno 2 litri di acqua per bere a cui si somma il consumo d’acqua virtuale per l’alimentazione che varia dai 1500 ai 2600 litri per una dieta vegetariana rispetto ai 4000/ 5.400 di una dieta ricca di carne. Se l’intera popolazione mondiale adottasse la dieta occidentale con una forte presenza di carne, il consumo di acqua per la produzione di cibo aumenterebbe del 75%. Differentemente, si possono risparmiare 2 litri d’acqua al giorno pro capite adottando la Dieta Mediterranea».
Riccardo Valentini membro dell’advisory board di BCFN e professore di ecologia forestale all’università della Tuscia, conferma: «Complessivamente l’Italia è il secondo paese al mondo per impronta di uso idrico… e il cibo che noi mangiamo, in particolare, ha un’impronta idrica che dipende moltissimo dal tipo di produzione. Ad esempio, un hamburger di 150g consuma 2500 litri di acqua mentre un pomodoro circa 13 litri. La differenza nel caso dell’hamburger è il peso della produzione del foraggio per alimentare gli animali che ha un peso complessivo molto elevato. In uno scenario di riscaldamento globale (già siamo a +0.8°C rispetto all’inizio del secolo) l’acqua, soprattutto per l’Italia, è un bene prezioso. Il 60% delle risorse idriche italiane servono alla nostra agricoltura e gli scenari futuri di fine secolo ci portano a ridurre del 20-40% le risorse idriche disponibili. Quindi una maggiore attenzione all’uso dell’acqua è necessario, sia sulla scelta dei cibi a minore impatto idrico che nella gestione dei sistemi idrici italiani (in molti casi poco efficienti) che nei comportamenti e negli stili di vita anche quotidiani».
L’acqua è una risorsa rinnovabile ma sempre più scarsa: la Terra dispone di 1,4 miliardi di chilometri cubi di acqua, ma solo lo 0,001% è effettivamente disponibile per l’utilizzo dell’uomo. L’agricoltura consuma il il 70%, il resto se lo dividono famiglie (8%) e industria (22%) BCFN conclude evidenziando che «Il peso dell’agricoltura è ancora più alto, poi, nei Paesi a medio e basso reddito dove il consumo raggiunge il 95%, mentre in quelli sviluppati predomina il consumo per utilizzo industriale (59%). Insomma, l’impatto della produzione alimentare sull’uso di acqua è molto elevato e proprio per questo, se si vuole incidere positivamente e invertire la tendenza dello spreco delle risorse idriche non si può prescindere dal ricorrere a modelli alimentari effettivamente sostenibili, che facciano bene all’uomo ma anche all’ambiente».