In Pakistan rischio arsenico molto più grande di quel che si credeva: in pericolo in 60 milioni
Inquinata la valle dell’Indo, colpa dell’irrigazione intensiva
[24 Agosto 2017]
«La presenza di arsenico nelle falde freatiche che servono all’alimentazione di acqua potabile e all’irrigazione è in grado di minacciare la salute di 50 – 60 milioni di pakistani». E’ quanto emerge dallo studio “Extensive arsenic contamination in high-pH unconfined aquifers in the Indus Valley” pubblicato su Science Advances da un team di ricercatori svizzeri, pakistani e cinesi e condotto sotto la direzione dell’Eawag, l’istituto federale svizzero per le scienze acquatiche e l tecnologia.
I ricercatori hanno analizzato i dati provenienti da 1.200 campioni di acque sotterranee e hanno sviluppato un modello informato basato su criteri geologici e idrologici che, come spiegano all’Eawag, «Ha chiaramente mostrato, per l prima volta, l’ampiezza d fenomenale che ha questo flagella invisibile in tutto il Pakistan. Inoltre, sempre più indici lasciano pensare che la generalizzazione dell’irrigazione faccia salire le concentrazioni naturali dell’arsenico».
Dallo studio viene fuori che, nelle popolatissime pianure dell’Indo e dei suoi affluenti, le concentrazioni di arsenico nelle acque sotterranee captate superano un po’ dappertutto la soglia di 10 µg/litro raccomandata dall’Organizzazione mondiale della Sanità per l’acqua potabile. Queste concentrazioni sono elevate soprattutto nel Pakistan meridionale, dove superano i 200 µg/l e arrivano fino a 500 µg/l.
All’Eawag spiegano che «L’arsenico, naturalmente presente nel sottosuolo, può sciogliersi nell’acqua sotterranea. L’Oms presume che. a livello mondiale, circa 150 milioni di persone siano tributarie di acque sotterranee che contengono troppo arsenico. I processi di dissoluzione nelle falde freatiche sono differenti secondo le condizioni geologiche e idrologiche. Infatti, sappiamo ce una quantità particolarmente importante di arsenico si dissolve negli alluvioni con un forte tenore di materiali organici, per esempio nei delta del Gange (Bangladesh) del Fiume Rosso (Vietnam). Bisogna cercare l spiegazione negli ambienti poveri di ossigeno che favoriscono la riduzione degli ossidi di ferro con i quali si combina l’arsenico. In Pakistan, ne esistono alcuni, lungo l’Indo, strati di sedimenti molto spessi, ma generalmente non sono presenti tali condizioni di riduzione».
Invece, il nuovo studio mostra una grande convergenza tra la carica di arsenico e il pH elevato dei suoli. «Quando le acque dell’irrigazione si infiltrano in questi suoli alcalini e nei giovani sedimenti fluviali – spiegano ancora i ricercatori – questo metalloide tossico può essere liberato e arricchire permanentemente la falda freatica».
Il principale autore dello studi, Joel Podgorski dell’Eawag, sottolinea «’Non si trata solo di un’ipotesi. E’ sostenuta da una forte concordanza tra le zone irrigue e le regioni che presentano dei tassi di arsenico elevati nelle acque sotterranee, quali quelli misurati da Ali Shah dell’università di Comsats di Islamabad».
Grazie a un modello informatico che tiene conto di dati topografici, geochimici e idrologici, i ricercatori hanno realizzato una carta che rappresenta per la prima volta la probabilità di trovare concentrazioni elevate di arsenico in Pakistan. E’ così che i ricercatori hanno scoperto che «Una gran parte della popolazione, soprattutto nell’est della provincia del Punjab (compresa Lahore) e tutto intorno a Hyderabad, è esposta a un rischio arsenico elevato. In tutto, dai 50 ai 60 milioni di persone dipendono da acque di captazione che contengono molto verosimilmente più di 50 µg di arsenico per litro».
Podgorski sottolinea che «E’ una cifra veramente allarmante. Dimostra l’urgenza di analizzare ogni pozzo di pompaggio lungo l’indo. Nel passato, per i loro studi, i ricercatori si sono contentati di raccogliere dei campioni in qualche villaggio. Finora sono mancati i mezzi per realizzare delle campagne sistematiche in tutto il Paese».
Ma ora che si conosce quanto sia esteso il rischio quali misure occorre prendere? Secondo Pogorski, «La prima cosa da fare sarebbe quella di testare l’acqua dei pozzi nelle zone a rischio. In effetti, le concentrazioni effettive di arsenico variano spesso molto a piccolo scala e i modelli non permettono di analizzare il sottosuolo con sufficiente precisione. Allo stesso tempo, sarebbe bene studiare più da vicino il rapporto che esiste tra irrigazione intensiva, livelli di pH elevate nei suoli e concentrazioni crescenti di arsenico nelle acque sotterranee. Se le presunte correlazioni dirette venissero confermate, bisognerà assolutamente rivedere la tecnica di irrigazione, procedendo a modificazioni destinate ad impedire sia l’evaporazione che le infiltrazioni dell’acqua di irrigazione. Infine, se le concentrazioni di arsenici si rivelano troppo elevate, si potrebbe ricercare la presenza di altre fonti d’acqua, per esempio negli strati di roccia più profondi o elaborare, come ultimo ricorso, delle procedure per eliminare l’arsenico nell’acqua utilizzata. In tutti i casi, sarebbe urgente sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio latente e sulla necessità di coordinare le misure amministrative».