Rossi: «L’acqua deve tornare pubblica»

Pronta una proposta di legge: «Se si vuole è possibile approvarla prima della fine della legislatura»

[17 Gennaio 2020]

Intervenendo al convegno “Acqua pubblica: non se, ma come e quando”, organizzato questa mattina all’auditorium del Consiglio regionale dalla consigliera regionale Serena Spinelli (gruppo misto), il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha detto che «L’acqua deve tornare ad avere una gestione pubblica. E’ quanto  i cittadini hanno chiesto con chiarezza in un referendum, e che io ritengo sia necessario per gestire  una risorsa importante e limitata, e soggetta a crisi sempre più ricorrenti a causa dei cambiamenti climatici».

Dopo i saluti del Presidente del consiglio regionale Eugenio Giani, l’introduzione Spinelli, al dibattito hanno partecipato Alessandro Mazzei, direttore generale Autorità Idrica Toscana; Fulvio Farnesi, Federconsumatori Toscana; Matteo Biffoni, presidente Anci Toscana; Maurizio Brotini, segretario Cgil Toscana; Giacomo Giannarelli, capogruppo M5S Regione Toscana; Cecilia Armellini, co-portavoce Verdi Toscana; Federico Gasperini, direttore Legambiente Toscana; Tommaso Fattori, capogruppo Sì-Toscana a Sinistra; Nicola Ciolini, consigliere regionale Pd, e

Rossi ha evidenziato che «Sarebbe possibile avviare già in questi mesi il processo di ripubblicizzazione del servizio idrico. E’ già stata predisposta una bozza della proposta di legge con un piano che permetterebbe, senza aumenti tariffari, di liquidare le aziende private al termine delle concessioni permettendo di tornare, nell’arco di un certo periodo di tempo, all’acqua pubblica. Se si vuole è possibile approvarla prima della fine della legislatura».

Rossi ha sottolineato che «Ai fini di un miglioramento dei servizi si sia rivelato in passato utile anche l’ingresso dei privati. La scelta effettuata nei primi anni Duemila di adottare la forma di gestione di una società mista con la presenza minoritaria ma con percentuali significative (dal 40 al 45% del capitale sociale) di uno o più partner privati era giustificata dalla situazione dei servizi idrici in quegli anni: nella maggior parte del territorio toscano i servizi idrici erano gestiti direttamente dai Comuni, con sempre maggiore scarsità di personale specializzato e di risorse finanziarie per gli investimenti. Oggi la situazione gestionale appare completamente diversa e tale che le aziende siano perfettamente in grado di operare senza la presenza di gruppi aziendali privati».

Per il presidente della Regione, «A spingere decisamente verso il ritorno alla gestione pubblica ci sono, soprattutto due elementi: la volontà dei cittadini e le conseguenze dei cambiamenti climatici. Non c’è stata consultazione elettorale del 2000 in poi che abbia avuto un esito così netto e come il referendum sulla pubblicizzazione dell’acqua del 2011. Un pronunciamento così ampio e trasversale non può essere disatteso.  Ci sono poi i cambiamenti climatici: a cadenza di 4 anni si ripresentano eventi siccitosi che abbiamo saputo sin qui fronteggiare ma di fronte ai quali occorre l’azione  energica e lungimirante di un gestore unitario e pubblico. L’ottica pubblica servirà poi a affrontare le questioni idriche non solo con la logica dell’emungimento ma anche con quella del risparmio e della lotta allo spreco».

Per quanto riguarda la gestione, Rossi ha detto che «occorrerà una società di dimensioni adeguate, possibilmente regionale sia per la vastità e complessità dei problema, sia per governare nel modo migliore bacini idrici esistenti che hanno dimensioni regionali».

Il presidente ha affrontato anche le critiche di alcuni sindaci al possibile affidamento della gestione a un operatore unico su scala regionale e ha affermato di « comprendere  questo desiderio di mantenere una dimensione locale», ma di ritenere che «occorra una programmazione regionale capace di dare gli indirizzi e di compiere le scelte di fondo anche perché l’acqua non tiene conto dei confini dei comuni».