Water and climate summit, Marevivo: «Blocchiamo i rifiuti prima che arrivino ai mari e agli oceani»
L’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (VIDEO)
[25 Ottobre 2017]
Per accogliere il Water and climate summit – I grandi Fiumi del Mondo a confronto. che si conclude oggi a Roma, il ministero dell’ambiente ha fatto illuminare di blu 6 tra le più belle fontane di Roma, «per sensibilizzare i cittadini sull’importanza di dare il proprio contributo, partendo dai piccoli gesti quotidiani, alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela di un bene così prezioso come l’acqua». Un concetto ribadito dal ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti sul suo profilo Twitter «Le storiche fontane di Roma in questi giorni sono ancora più emozionanti illuminate di blu, chiedono impegno a difesa #acqua. Waterclimate».
Il summit organizzato dal ministero dell’ambiente, in collaborazione con United Nations economic commission for Europe (Unece), International network of basin organizations (Inbo), segretariato della Global alliances for water and climate e Aquamadre, ha riunito i leader e i rappresentanti dei più importanti bacini fluviali del mondo provenienti da tutti i continenti che si sono incontrati per la prima volta in Italia pder avviare un dialogo per affrontare il futuro dell’acqua, minacciato sempre più frequentemente dal cambiamento climatico e dalle sue drammatiche conseguenze in termini di inondazioni, siccità e degrado degli ecosistemi,
Levento è considerato uno dei più importanti in preparazione della COP23 Unfccc che si terrà a Bonn dal 6 al 17 novembre e del World Water Forum che si terrà da 18 al 23 marzo a Brasilia, due vertici mondiali che saranno occasioni per promuovere il ruolo essenziale dell’acqua nel dibattito internazionale sul cambiamento climatico e nelle decisioni prese dai governi sul futuro del nostro pianeta.
Secondo il ministero dell’ambiente il Water and climate summit di Roma è stata «un’occasione unica per rispondere alle proposte di progetti e alle opportunità di finanziamento e per favorire la condivisione di esperienze tra grandi organizzazioni dei bacini fluviali, amministrazioni locali, nazionali e regionali responsabili delle politiche di adattamento al cambiamento climatico e della gestione delle risorse idriche, donatori bilaterali e multilaterali e altre istituzioni interessate all’adattamento al cambiamento climatico e alla gestione dei bacini».
Tra questi c’è anche Marevivo che ha invitato il Summit “Acqua e Clima”, «il cui obiettivo fondamentale è stato tracciare una strategia per l’acqua, prima vittima dei cambiamenti climatici» a non dimenticare «gli altri aspetti fondamentali legati all’inquinamento e alle “ricadute” sul mare che gioca un ruolo chiave nel regolare il clima. Non lasciamo il destino del mare alla corrente: i fiumi tornino a trasportare messaggi di vita e non rifiuti. Infatti l’80% della plastica che finisce in mare arriva proprio dai fiumi: una situazione che va arrestata subito se vogliamo salvare il mare».
Per questo Marevivo chiede che vengano «predisposti sistemi di raccolta dei rifiuti per fermare le plastiche direttamente alla foce dei corsi d’acqua».
Un appello che non è rivolto solo alle istituzioni: Marevivo vuole coinvolgere anche i cittadini con la campagna #RisparmiamoPlasticaAlMare, con la quale l’associazione si impegna ad organizzare azioni di bonifica alle foci dei fiumi, con i suoi volontari e chiamando a raccolta il contributo di tutti.
Marevivo ricorda che «In base ad uno studio pubblicato su Nature, il 74% della plastica dei fiumi arriva al mare proprio nel periodo tra maggio e ottobre e i fiumi che trasportano la maggiore quantità di plastica sono lo Yangtze, lo Xi e lo Huanpu (Cina), il Gange (India), il Cross (confine tra Camerun e Nigeria), il Brantas e il Solo (Indonesia), il Rio delle Amazzoni (Brasile), il Pasig (Filippine), l’Irrawaddy (Myanmar). E poi nella zona occidentale dell’Indonesia c’è il Citarum, una vera e propria distesa di rifiuti galleggianti, da anni il corso d’acqua più inquinato del mondo. Molti grandi fiumi sversano con tutti i loro inquinanti anche nel Mar Mediterraneo, un mare piccolo e semi-chiuso che impiega più di 80 anni solo per il ricambio delle acque superficiali e centinaia per quelle profonde».
La presidente di Marevivo, Rosalba Giugni, conclude: «Da sempre i fiumi, arterie del Pianeta, sono stati i protagonisti della nascita delle grandi Civiltà portando benessere e vita. Oggi a causa delle attività umane si sono trasformati in trasportatori di inquinamento di ogni genere e di morte. Per salvare il mare bisogna agire sulla terra. Il nostro appello è di intervenire immediatamente posizionando alla foce dei corsi d’acqua sistemi di raccolta dei rifiuti: è possibile e costa molto meno che andare a recuperare i rifiuti sulle coste o in mezzo al mare».
Al Water and climate summit è intervenuto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ecco cosa ha detto:
Signore e Signori Ministri,
Signora Sindaco, Autorità,
Signore e Signori Delegati,
ho accolto con piacere l’invito del Ministro Galletti a intervenire alla sessione conclusiva di questo significativo incontro internazionale, che ha riunito – insieme a personalità di Governo ed esperti – anche le Autorità di bacino dei principali fiumi nel mondo, per affrontare un tema – quello del rapporto fra acqua e clima – sempre più importante per l’intera umanità.
Nel ringraziarvi per aver sviluppato un dibattito così interessante e articolato, vorrei sottolineare quanto sia sentita la necessità di dare spazio all’approfondimento di questi temi che, troppo spesso, taluno pensa di poter consegnare a un dibattito teorico, quasi astratto, mentre hanno, invece, un impatto di grande concretezza sulle condizioni di vita di gran parte della popolazione del pianeta.
I corsi d’acqua rappresentano le vie lungo le quali si è diffusa la biosfera e tramite le quali sono avvenuti gli incontri delle civiltà.
Vi è un dato che caratterizza il momento storico che stiamo vivendo: la consapevolezza diffusa della dimensione, dell’ampiezza inedita, dei problemi che la società si trova ad affrontare.
Problemi che – per grandezza e complessità – travalicano costantemente le frontiere e le capacità di singoli Paesi e necessitano di risposte coordinate a un livello necessariamente sovranazionale e, sempre più spesso, planetario.
Il rapporto fra cambiamento climatico e disponibilità di risorse idriche rientra a pieno titolo fra le questioni che necessitano di un impegno corale che, a partire dal comportamento dei singoli cittadini – si pensi alla lotta agli sprechi – approda, passando attraverso tutte le componenti sociali e le istituzioni, a una indispensabile collaborazione al livello internazionale.
L’acqua costituisce un diritto fondamentale e irrinunciabile per ogni abitante del nostro pianeta, un elemento essenziale della vita, connaturale alla nostra stessa esistenza: la salute, la sicurezza alimentare dipendono dall’acqua.
Per questa ragione, significativamente, il diritto all’acqua è stato esplicitamente riconosciuto dalle Nazioni Unite nella categoria di quei diritti umani che, oltre ad essere importanti in sé, sono essenziali per la fruizione di altri diritti.
All’acqua e alle sue vie, al loro utilizzo personale e collettivo – dalla connessione attraverso la navigabilità dei fiumi, agli usi agricoli e industriali, alla produzione di energia – continuano a essere legate buona parte delle possibilità e capacità di sviluppo del nostro pianeta. E continua ad esservi legata anche la pace, laddove – troppo spesso – l’acqua è stata al centro di sanguinosi conflitti.
Oggi, una rinnovata cooperazione internazionale a tutela dell’acqua, e un suo equo approvvigionamento, sono esigenze ancora più avvertite. Da una parte la crescita demografica e lo sviluppo economico, spesso associati a livelli di inquinamento molto elevati, hanno accresciuto notevolmente la “domanda” di acqua.
Dall’altra, la sfida dei cambiamenti climatici ha modificato le condizioni per un accesso equo e incondizionato all’acqua.
Fenomeni di prolungata e ricorrente siccità, così come le sempre più frequenti inondazioni, provocate da fenomeni atmosferici di intensità sconosciuta rispetto a un passato anche recente, mettono quotidianamente a repentaglio la vita e la possibilità di sopravvivenza di intere comunità.
Si tratta di una condizione che un tempo riguardava soltanto alcune circoscritte regioni del pianeta e che oggi, invece, accomuna, una parte sempre più consistente della popolazione mondiale.
Tutti siamo chiamati a collaborare perché l’assenza di risposte, motivata da una falsa percezione di “lontananza” dal problema, è un’opzione miope e pericolosa. L’indifferenza e la mancanza di visione globale finiscono soltanto per aggravare le difficoltà.
Si pensi alla stretta connessione esistente fra la desertificazione di interi territori e i fenomeni migratori che costituiscono una delle grandi sfide del mondo contemporaneo.
Per assegnare una dimensione al problema dell’impatto del cambiamento climatico è sufficiente ricordare l’analisi del Fondo Monetario Internazionale, che stima – per i Paesi della fascia tropicale – un impatto negativo sino a un punto di prodotto interno lordo a causa di un aumento di temperatura medio di un grado.
L’ambiente e la sua tutela hanno un effetto concreto, misurabile, sulle nostre vite e, soprattutto, sul futuro dei nostri giovani. Consegnare loro un pianeta depauperato costituirebbe un comportamento gravemente sconsiderato.
L’Italia – fra le prime nazioni a ratificare l’accordo di Parigi sul clima – ha convintamente proposto e sostenuto, anche in sede europea, un approccio volto a spingere l’intera comunità internazionale verso l’adozione di risposte coordinate e incisive, con l’obiettivo di dare vita a partnership più stabili e di lungo periodo, in particolare, fra il nostro Continente e l’Africa.
In questo contesto, nel quale tutti sono chiamati a fornire un contributo convinto e senza riserve, le esperienze e le “buone pratiche” di chi – come Voi – si occupa quotidianamente di preservare la vitalità delle vie d’acqua, diventano fattori indispensabili.
L’impegno per una più intensa collaborazione fra le Autorità di bacino, che è uno dei risultati più rilevanti dell’incontro che oggi si chiude, costituisce un’autorevole indicazione della strada da percorrere per affrontare le sfide alle quali ho accennato.
L’auspicio, per il futuro, è quello di un coinvolgimento di queste stesse Autorità all’interno dei meccanismi previsti dalle Conferenze sul clima, in modo da mettere a disposizione di tutti un bagaglio di esperienze profondo, diversificato e prezioso per l’analisi dei problemi e la ricerca delle soluzioni.
Per questa ragione, sono certo che il “Documento di Roma”, da voi adottato, potrà contribuire positivamente al dibattito in corso al livello internazionale, in vista della convocazione della prossima “Conferenza delle parti sul clima”, ove ci aspettiamo che i temi connessi all’accesso all’acqua possano ricevere tutta l’attenzione e il senso di urgenza che meritano.
Signore e Signori Ministri, Autorità, Delegati,
La creazione di una autentica “rete” fra tutti coloro che lavorano quotidianamente alla gestione delle acque è importante anche per due ulteriori ragioni.
Lo è perché serve a sollecitare le Autorità pubbliche, ad ogni livello di responsabilità, a dedicare ai fiumi risorse sufficienti per compiere gli interventi infrastrutturali che le vie d’acqua periodicamente richiedono.
Si tratta di una esigenza che i fenomeni climatici odierni – con lunghi periodi di siccità seguiti da intense precipitazioni – rendono indispensabile. E’ soltanto attraverso un’opera attenta di capillare manutenzione, di interventi programmati, di adeguamento continuo alle mutate circostanze – anche dal punto di vista della qualità dell’acqua minacciata da sempre più insidiose fonti di inquinamento – che, per questa indispensabile risorsa, potrà essere garantito un utilizzo continuo e, soprattutto, sicuro in ogni circostanza.
Si tratta di una sfida che presenta caratteri epocali, analoghi a grandi opere realizzate nei secoli. E occorre uno sguardo di lunga prospettiva.
Pensare, infatti di limitarsi a strategie indirizzate a raccogliere i problemi presentati dall’emergenza, significherebbe soltanto aggravare, nel lungo periodo, le difficoltà, incidendo sulla stessa dotazione disponibile di acqua.
Molte questioni sono poste dagli addensamenti urbani, talvolta cresciuti in modo abnorme. Piegare il sistema idrico al mero soddisfacimento di domande crescenti, siano quelle dell’uso civile, siano quelle dell’uso agricolo, siano quelle della produzione di energia, appare privo di senso.
In ogni caso si tratterebbe di una vana rincorsa tra richieste crescenti e risorse in diminuzione. Una soluzione affidata alla crescente realizzazione di ambiti artificiali di raccolta e gestione delle capacità idriche, appare in ogni caso precaria e transitoria, impoverirebbe l’equilibrio del territorio, alterando ulteriormente l’ambiente fluviale, laddove la priorità deve consistere nella riduzione del rischio idrogeologico, nella difesa degli ecosistemi fluviali, anche attraverso la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua.
Una seconda dimensione, coerente con questa visione, è quella dell’innovazione. Occorre ottimizzare l’uso dell’acqua, mantenendo inalterati gli standard di qualità: si tratta di un equilibrio che può essere raggiunto soltanto dedicando maggiori energie alla ricerca, alla divulgazione di buone pratiche, in un contesto nel quale una rinnovata collaborazione pubblico-privato, con il sostegno degli organismi internazionali qui rappresentati, costituisce certamente una formula valida.
Occorre, infatti, ottenere risultati concreti nel più breve tempo possibile.
La sottoscrizione della “Alleanza delle Imprese italiane per l’acqua e il cambiamento climatico” rappresenta quindi un passo significativo, che potrebbe validamente essere replicato anche in altri contesti.
Una gestione sostenibile dell’acqua, elemento che è al centro della esistenza del genere umano, non può prescindere da un impegno corale e concreto, da una collaborazione internazionale autentica e coordinata. Non più conflitti per l’acqua, ma impegno congiunto affinché essa contribuisca a garantire a tutti i popoli sviluppo e benessere.