I Parchi per la transizione ecologica, la Federparchi che serve al Paese

Lettera aperta ai soci di Federparchi – Europarc Italia Stefano Ciafani Presidente nazionale di Legambiente

[23 Dicembre 2022]

Il nostro Paese è stato travolto da varie emergenze – sanitaria, economica, energetica, sociale – che si sono affiancate a quella ambientale e climatica che mette al rischio il futuro del genere umano e della biodiversità. Per fronteggiare queste crisi l’Italia è oggi al centro di una delle più importanti iniziative di sostegno pubblico alla ripartenza di tutta la storia europea che si è concretizzata nel PNRR. Siamo in una fase storica di grandi cambiamenti e pensiamo che sia necessario un nuovo protagonismo e un deciso cambio di passo per il sistema delle aree protette. Lo stesso vale per l’associazione che le rappresenta. Serve una nuova consapevolezza in questa direzione, che fatichiamo a vedere, e non possiamo nascondere le nostre preoccupazioni.

Legambiente più di 30 anni fa ha contribuito a far nascere Federparchi e in questi 3 decenni ha lavorato per fare crescere la sua forza e autorevolezza, con sostegno convinto e leale. Siamo a poco più di un mese dal congresso di Federparchi e ci troviamo in una situazione che non possiamo non definire irrituale. Ad oggi non c’è stato un vero dibattito tra i soci su quali siano le priorità politiche dell’associazione per i prossimi 4 anni per rafforzare il sistema delle aree protette nel nostro Paese alla luce delle sfide future che l’aspettano.

Non siamo gli unici. La nostra preoccupazione sull’assenza di un dibattito interno è condivisa da vari protagonisti del mondo delle aree protette. Ne abbiamo avuto contezza in diversi confronti fatti negli ultimi mesi. Va in questa direzione anche la condivisibile lettera scritta da Luigi Bertone ed Enzo Valbonesi, circolata tra i soci di Federparchi pochi giorni fa, e che abbiamo interpretato come un contributo autorevole di due ex presidenti che evidentemente condividono la nostra stessa preoccupazione.

Alla luce delle ripetute sollecitazioni fatte a Giampiero Sammuri nell’ultimo anno sulla necessità di far partire un vero dibattito interno sul ruolo futuro dell’associazione, a cui non è stato mai dato seguito, abbiamo deciso di dare un contributo concreto e di avanzare le nostre proposte. Il nostro unico obiettivo è in questa fase animare una discussione, seppur tardiva, in quest’ultimo mese prima della assemblea congressuale, per fare la scelta migliore sul progetto politico dei prossimi anni e sul nuovo gruppo dirigente, a partire dal prossimo presidente.

Se l’Italia deve raggiungere gli obiettivi globali ed europei al 2030 su lotta alla crisi climatica e tutela della biodiversità, che sono all’interno del pacchetto su energia e clima, di quello sull’economia circolare e nelle strategie su biodiversità e farm to fork, non possono non dare un contributo concreto tutte le aree protette, sia marine che terrestri. Se le aree protette devono dare un contributo, Federparchi deve guidare l’intero sistema nazionale in questa direzione. Di fatto si apre un nuovo scenario che deve far diventare le aree protette il soggetto protagonista e non l’oggetto della transizione ecologica. Questa secondo noi deve essere la nuova missione di Federparchi, che si deve aggiungere a quella tradizionale di sindacato delle aree protette.

Per farlo concretamente Federparchi ha bisogno di aprire una nuova fase della sua storia, ritornare a quella visione unitaria del sistema nazionale delle aree naturali protette che sia in grado di valorizzare le esperienze dei parchi regionali e delle aree marine protette e non solo quella dei parchi nazionali. Deve tornare al protagonismo di una volta, che sembra aver smarrito, aprendosi a nuove interlocuzioni per allontanare qualsiasi rischio di autoreferenzialità. Siamo in una nuova fase istituzionale del Paese e Federparchi deve lavorare per costruire nuove interlocuzioni politiche col Governo e in Parlamento a Roma e in tutte le Regioni poiché, queste ultime, sono fondamentali per le politiche delle aree protette.

Serve ravvivare fortemente un’interlocuzione con il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (in fase calante da diversi anni, già ai tempi del Mattm, ancor prima di diventare Mite). Serve costruire l’interlocuzione anche con altri ministeri, a partire da quelli dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, del turismo, per le politiche del mare solo per fare alcuni esempi. Serve rafforzare il lavoro per la tutela della biodiversità e di gestione della fauna selvatica, rafforzando la sinergia con università e centri di ricerca, e costruendo una nuova sinergia con Ispra. Serve aprire una nuova interlocuzione con i mondi istituzionali e produttivi che operano sul territorio all’interno dei confini delle aree protette: vale per i comuni, per le comunità montane, per il mondo che opera nella gestione forestale, quello della filiera nazionale del bosco, delle foreste, del legno arredo, da arredamento e delle costruzioni e della produzione di energia da fonte rinnovabile, per il mondo del turismo, degli agricoltori e dei pescatori.

Per fare tutto questo serve un gruppo dirigente rinnovato. E serve un presidente di Federparchi che sia in grado di aprire tutte queste nuove interlocuzioni, che incarni al meglio il senso delle nuove sfide che attendono le aree protette, che si dedichi sostanzialmente full time a questa missione, che possa avere la libertà di alzare la voce, se serve, nei confronti dei ministri o dei presidenti di commissione parlamentare, senza correre il rischio di ritorsioni politiche. È proprio per questo che, a nostro avviso, in questa fase è bene che il presidente di Federparchi non sia un presidente di parco. Serve un presidente radicato nel mondo delle aree protette e allo stesso tempo riconosciuto ben al di là delle stesse, che porti in dote a Federparchi relazioni, collaborazioni e alleanze.

Con la stessa generosità che abbiamo dimostrato nel trentennale cammino comune e con spirito di servizio, anche a discapito delle attività della nostra associazione, oltre a dare un contributo politico sulla nuova missione di Federparchi, stavolta abbiamo deciso di fare un passo ulteriore, avanzando anche la candidatura a presidente del nostro responsabile nazionale aree protette e biodiversità Antonio Nicoletti. È una proposta caratterizzata dallo stesso spirito unitario che ha animato il lavoro di Legambiente dentro Federparchi e che siamo disponibili a rivedere a fronte di alternative, ad oggi mai esplicitate, che siano adeguate e in grado di compiere la nuova missione che secondo noi Federparchi deve praticare.

Il nostro augurio è che la nostra iniziativa possa far partire un dibattito precongressuale che colpevolmente non è mai stato avviato. Non è mai troppo tardi. Ma serve quella volontà politica che è mancata, in modo evidente, fino ad oggi.

Stefano Ciafani

Presidente nazionale di Legambiente